Produzione auto in forte calo
Periodo nero per l’automotive italiano che oltre ai cali nelle vendite subisce forti flessioni anche nella produzione.
In Italia, l’indice della produzione industriale nel suo complesso diminuisce dell’1,5% ad aprile 2019 e, secondo i dati preliminari ANFIA, è il settore auto ad aver subito le contrazioni più pesanti.
La produzione di autovetture in Italia ad aprile, infatti, è calata del 22% rispetto ad aprile 2018 e ha registrato una flessione del 19% nel primo quadrimestre dell’anno in corso.
A marzo 2019, il valore delle esportazioni di autoveicoli dall’Italia è stato di 2 miliardi di Euro (-5,4% rispetto a marzo 2018), il 4,8% del totale esportato, mentre l’import di autoveicoli vale 3,35 miliardi di Euro (-5,2%), pari al 9,1% del totale importato in Italia.
Gli Stati Uniti rappresentano, in valore, il primo Paese di destinazione per l’export di autoveicoli dall’Italia, con una quota del 17%, seguiti da Francia (14,5%) e Germania (13%).
Segno negativo anche per la produzione italiana di parti e accessori per autoveicoli e loro motori: -8,7% ad aprile -7,5% nel cumulato.
Secondo gli ultimi dati disponibili, gli ordinativi di questo specifico comparto a marzo risultavano in calo del 14,7%, per effetto del decremento degli ordinativi interni (-19,3%) e degli ordinativi esteri (-10%).
Anche il fatturato presenta una diminuzione nel mese dell’8%, a causa della componente interna in calo del 17,4%, mentre chiude a +2% la componente estera.
Il fatturato del settore automotive, infine, riporta un calo del 14,7% a marzo (-21,7% il fatturato interno e -2,6% quello estero).
Nei primi tre mesi del 2019 il fatturato è in calo del 12,3% (-16,8% il fatturato interno e -5,7% quello estero).
Le associazioni di categoria puntano il dito contro il cambio delle regole che ha penalizzato il motore diesel a vantaggio dei veicoli a basso impatto ambientale.
“Bisogna capire che questo aggravio di tasse, che coinvolge anche le utilitarie, – ha affermato Paolo Scudieri, presidente di Anfia – rappresenta un ostacolo allo sviluppo perché i consumatori non sono pronti a seguire questo tipo di orientamento e piuttosto rinviano l’acquisto di un’auto nuova. Bisogna riconsiderare queste penalizzazioni poiché è irresponsabile una politica fatta a dispetto delle imprese”.
Non solo, secondo il Centro Studi Promotor, gli ecoincentivi hanno premiato i costruttori stranieri a danno di quelli nazionali che al momento non hanno un’offerta veramente green nelle loro flotte.
“La caduta della produzione auto – hanno dichiarato gli analisti del CSP – pone con grande evidenza il problema di modificare il sistema in vigore di incentivazione all’acquisto di veicoli a basso impatto per renderlo effettivamente incisivo anche per l’economia del settore dei trasporti e quindi per l’economia italiana in generale”.