Obiettivi CO2 per camion e autocarri: servono nuovi standard ma anche pragmatismo
L’Associazione dei costruttori europei sostiene un accordo sui nuovi standard di CO2 per i camion, ma invita i decisori politici a prendere atto delle carenze infrastrutturali nel merito della rete di ricarica.
Mancano le infrastrutture di ricarica per camion e autocarri a basse emissioni sul territorio europeo e, senza uno sforzo congiunto in questo settore, ogni obiettivo di riduzione di CO2 per queste tipologie di mezzi sarà vanificato nei fatti.
È questo il senso dell’ultima Comunicazione dell’Associazione europea dei costruttori ACEA diramata a pochi giorni dalla prossima riunione tra i rappresentanti del Parlamento Europeo, dei 28 Governi nazionali e della Commissione europea nell’ambito dei negoziati sul “trilogo” che si terrà il prossimo 22 gennaio (il primo incontro si è svolto l’8 e quello finale, con molta probabilità è previsto per il 12 febbraio prossimo).
Per l’ACEA, l’obiettivo di riduzione proposto dall’UE sarà possibile solo con un “rapido e massiccio utilizzo da parte del mercato di camion a emissioni zero e a basse emissioni“, ma qui iniziano i problemi, perché se è chiaro che le tempistiche per raggiungere un accordo sono piuttosto stringenti; per le necessarie infrastrutture di ricarica – quasi completamente assenti, oggi – i tempi si allungano notevolmente dal momento che “non esiste un piano d’azione dell’UE chiaro per il suo futuro lancio“.
Secondo stime prudenti dell’Associazione europea dei Costruttori, per favorire la circuitazione di mezzi di trasporto pesanti a basse emissioni sarebbero necessari almeno 6.000 punti di ricarica ad alta potenza per i veicoli elettrici (DC> 500 kW) lungo le autostrade dell’UE entro il 2025/2030. Inoltre, sono necessari altri 20.000 punti di ricarica “regolari” adatti ai camion, portando il totale a 26.000.
“Il fatto scioccante è che oggi non esiste un unico punto di ricarica pubblico per i camion a lungo raggio disponibili – ha dichiarato il segretario generale ACEA Erik Jonnaert – Inoltre, uno standard per le spine ad alta potenza richieste non esiste ancora“.
Tra l’altro, i camion pesanti non possono utilizzare i punti di ricarica installati per le auto lungo le autostrade dal momento che la loro domanda di potenza energetica è maggiore rispetto alle quattro ruote ed analogamente perdura la necessità di implementare a livello europeo una serie di parcheggi attrezzati per le ricariche lungo le autostrade dell’Unione.
E se per gli EV i problemi non son pochi, anche sul versante dell’alimentazione ad idrogeno non mancano le difficoltà oggettive dal momento che le stazioni di rifornimento per le auto non sono adatte per i camion che necessitano di una diversa pressione di stoccaggio.
Ad oggi, ricorda l’ACEA, sono disponibili meno di 10 stazioni di ricarica in tutta l’UE, nessuna delle quali è adatta per camion a lungo raggio; per promuovere un adeguato parco-camion circolante ecologico, serviranno, tra gli anni 2025/2030 circa 1.000 stazioni di ricarica-idrogeno specifiche.
Fonte: ACEA
Sul fronte dei carburanti tradizionali meno impattanti come il gas naturale compresso (GNC) e gas naturale liquefatto (LNG), i costruttori lamentano non solo lo scarso numero di stazioni sul territorio Ue, ma anche la disomogeneità della distribuzione che si limita ad alcuni Stati membri.
“I responsabili politici devono essere consapevoli di questa situazione allarmante quando concordano i futuri obiettivi di CO2 per i camion, in quanto questi dipendono da un massiccio aumento delle vendite di camion alimentati in alternativa – ha dichiarato Jonnaert – Gli obiettivi dovrebbero essere fissati di conseguenza e devono essere accompagnati da un piano d’azione per l’implementazione di infrastrutture specifiche per i camion in tutta l’UE. Non ci si può aspettare che i clienti investano in camion alimentati in alternativa se non hanno la possibilità di ricaricarli o rifornirli“.