Veicoli fuori uso nel Rapporto L’Italia del Riciclo 2018″
Continua la crescita del riciclo dei rifiuti in Italia, ma perdurano criticità nel settore del fine vita dei veicoli.
Presentato oggi a Roma “L’Italia del Riciclo 2018” annuale Rapporto sullo sviluppo del riciclo dei rifiuti, filiera per filiera a cura di FISE UNICIRCULAR e Fondazione Sviluppo Sostenibile.
Il riciclo dei rifiuti si conferma vera e propria eccellenza italiana e anche nel 2017 presenta dati in crescita in quasi tutte le filiere dal momento che, a ben guardare, è calato il recupero dei veicoli fuori uso del 3% e anche quello del riciclo di pile e accumulatori dell’1%.
Degno di nota è anche il calo del 9% del riciclo di materia degli pneumatici fuori uso che segnala anche il ritardo della pubblicazione del decreto End of Waste, sebbene la raccolta sia cresciuta del 6% rispetto al 2016.
Per quanto concerne gli autoveicoli il 2016 ha visto un incremento del 18% rispetto al 2015 (circa 2 milioni di autoveicoli) per quelli immatricolati rientranti nel campo di applicazione del D. Lgs. n. 209/2003.
Leggermente cresciuta l’età media del parco circolante che, nel 2016 è passata da 12 a 12,3 anni, mentre sono diminuite del 3% rispetto all’anno precedente le cancellazioni dal P.R.A. e l’età media dei veicoli cancellati è aumentata da 14,8 a 15,4 anni.
Le esportazioni dei veicoli, tanto all’interno dei Paesi Ue, quanto in Paesi terzi, sono diminuite nel triennio 2013-2016 passando da circa 619.000 veicoli nel 2013 a circa 438.000 nel 2016.
Il Rapporto ricorda che la questione relativa alle esportazioni di veicoli usati era già più volte stata oggetto di attenzione da parte del Parlamento Europeo e della Commissione e l’Italia, proprio nel 2016, ha introdotto uno strumento di controllo e dissuasione rappresentato dalla modifica dell’art. 103, del D.Lgs. 285/1992 “Nuovo codice della strada” contenuta nella Legge di Stabilità 2016 (art. 1, comma 964) che prevede che chi vende un veicolo all’estero non lo possa radiare dal P.R.A. finché non prova che è stato reimmatricolato in un altro Paese.
La stessa Agenzia delle Dogane, nella sua nota n.65802 del 7 giugno 2016 si era espressa sulla questione delle esportazioni verso Paesi extra Ue precisando che fermo restando l’idoneità della bolla doganale e fattura con vidimazione doganale prevista dalle circolari ACI, l’avvenuta esportazione all’estero di un veicolo non può essere comprovata dal semplice DAE (Documento di Accompagnamento Esportazione) rilasciato dall’Ufficio doganale di esportazione, essendo necessario acquisire anche la prova dell’avvenuta uscita del veicolo dal territorio doganale dell’UE attraverso il sistema di tracciamento dei movimenti di esportazione (o di transito) e dall’MRN (Movement Reference Number.
Ad ogni modo, il Rapporto indica che le radiazioni per esportazione in Paesi terzi, tra il 2015 ed il 2016, hanno mostrato un incremento del 40% dopo una consistente flessione del biennio precedente (quando erano calate del 60%, passando da 83.459 veicoli a 33.399).
Per quanto concerne l’analisi dell’andamento delle percentuali di reimpiego, riciclaggio e recupero, si assiste ad una sostanziale stabilità.
Nel 2016 la percentuale di reimpiego e riciclaggio è in diminuzione rispetto all’anno precedente e al di sotto del target dell’85% previsto per il 2015 dall’art. 7, comma 2, del D.Lgs. 209/2003.
Decisamente lontano, invece, appare il target del 95% previsto al 2015 per il recupero totale a causa dell’assenza di forme di recupero energetico del car fluff e se è pur vero che in marzo di quest’anno il Ministero dell’Ambiente ha emanato una Circolare nella quale viene chiarito che può essere ammesso alla produzione del CSS combustibile anche il car fluff, il Rapporto di FISE Unicircular e FoSS al momento non rileva gli effetti di tale disposizione; anche perché i cementifici fanno difficoltà ad accettare tale materiale.
Alla voce Veicoli fuori uso, il Rapporto si conclude sottolineando le problematiche che ancora affliggono il settore ELV:
– l’esportazione illegale di veicoli fuori uso che sottrae ingenti materiali ai centri di demolizione, tanto sotto forma di ricambi usati, quanto sotto forma di migliaia di tonnellate di rottami ferrosi diversamente appetibili all’industria siderurgica nazionale che, invece, deve sopperire alla mancanza importando dall’estero;
– lo scarso livello qualitativo del materiale in ingresso nei centri di autodemolizione, ovvero: veicoli sempre più vecchi e poco appetibili dal punto di vista della ricambistica, quando non completamente cannibalizzati delle parti di ricambio;
– eccessiva parcellizzazione delle attività di frantumazione di veicoli fuori uso e rottami metallici in micro-impianti spesso deficitari delle tecnologie necessarie al recupero spinto delle frazioni derivanti dalla frantumazione stessa;
– perdurare di limiti in fase di progettazione/costruzione dei componenti dei veicoli in materiali assemblati tali da rendere inefficaci le operazioni di recupero e riciclo;
– necessità di interventi normativi che rendano possibile la valorizzazione energetica del car fluff ancora destinato per la quasi totalità alla discarica.
“L’Italia che si appresta a recepire le nuove direttive del Pacchetto europeo Circular Economy“, ha dichiarato Andrea Fluttero, Presidente di FISE UNICIRCULAR, “deve cogliere l’opportunità di affrontare la sfida della transizione dal riciclo di rifiuti tipico di un’economia lineare ad un compiuto sistema di economia circolare. La sfida del cambiamento di modello economico, parte dalle solide basi dell’industria del riciclo, ma è necessario che, sotto la guida ed il controllo di una “cabina di regia” per le diverse filiere coinvolte, ogni anello della catena ripensi a se stesso in chiave di circolarità, dai produttori – con un’accurata ecoprogettazione – alla distribuzione, ai consumatori, per finire con “l’anello mancante”, del post consumo, composto da logistica di ritorno, raccolta, preparazione al riuso, riuso, riciclo, creazione del mercato delle materie prime seconde, grazie ad adeguati strumenti modulabili di sostegno fiscale ed economico“.
“Il riciclo in Italia è a buoni livelli e in continua crescita – ha affermato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – Il recepimento del nuovo pacchetto di Direttive europee per l’economia circolare va attuato con la massima cura, coinvolgendo i soggetti interessati, affinché sia uno strumento per fare ulteriori passi avanti, evitando errori normativi che invece potrebbero causare difficoltà e battute d’arresto. Le situazioni di crisi – dagli incendi di alcuni impianti a carenze e inefficienze nelle gestioni – che coinvolgono ancora realtà significative, a partire da Roma, possono essere affrontate facendo tesoro delle buone esperienze ormai numerose in Italia“.