Emissioni CO2 auto: accordo sul taglio del 37,5% al 2030
L’obiettivo, molto ambizioso per i costruttori, arriva dopo 9 ore di colloqui. Ora si attende la formalizzazione del Consiglio e il voto del Parlamento UE.
Una soluzione di compromesso, quella sul taglio delle emissioni di CO2 per auto e furgoni di qui al 2030, emersa nella serata di ieri (17 dicembre) a Bruxelles, dopo 9 ore di colloqui fra le varie istituzioni europee.
L’accordo politico prevede obiettivi di taglio di emissioni di CO2 per le autovetture nuove del 37,5% nel decennio 2020-2030 con uno step intermedio del 15% al 2025. Per furgoni e pulmini, invece, l’obiettivo al 2030 è fissato al 31% mentre rimane analogo a quello per le auto al 2025.
Le cifre superano la precedente proposta della Commissione Ue che aveva chiesto un taglio delle emissioni delle auto nuove del 30% al 2030 e quelle dei ministri Ue che avevano proposto il 35%, ma rappresentano una mediazione al ribasso rispetto a quelle molto ambiziose dell’Europarlamento che aveva indicato un taglio più drastico del 40%. Tuttavia, nell’accordo è prevista anche la possibilità di introdurre un bonus che incentivi i produttori di automobili a immettere sul mercato auto più pulite, ossia, veicoli a basse emissioni e a emissioni zero.
Monique Goyens, direttore generale BEUC – Organizzazione europea dei consumatori, ha commentato: “Attualmente, sul mercato esiste solo un numero limitato di automobili a basse emissioni, come quelle elettriche. La decisione odierna sugli obiettivi di CO2 per le auto dovrebbe spingere i produttori a mettere più modelli di questi veicoli nei loro showroom. Questo è un buon sviluppo. Solo con più auto a basse emissioni sul mercato, i consumatori possono fare una scelta significativa, sia che un’auto elettrica, ibrida o più efficiente rispetto ai consumi sia l’opzione migliore per le loro esigenze quotidiane“.
Decisamente più contenuto il giudizio di Transport & Environment – Federazione europea per i trasporti e l’ambiente, la quale, pur avendo accolto favorevolmente l’accordo, in un comunicato stampa immediatamente diffuso ha sottolineato che questo: “è ben al di sotto di quanto è necessario per raggiungere gli obiettivi climatici dell’UE 2030 o addirittura raggiungere gli obiettivi dell’accordo sul clima di Parigi, che richiede che l’ultima auto con un motore venga venduta agli inizi del decennio 2030“.
“Sebbene inferiore a quanto suggerito dal Parlamento – si legge più avanti – il taglio del 37,5% entro il 2030 rappresenta un miglioramento rispetto alla debole proposta della Commissione di appena il 30%“.
Tuttavia, si sottolinea pure che, per i consumatori, gli effetti delle nuove regole dovrebbero tradursi in una scelta molto più ampia di modelli economici, a basso consumo di carburante ed elettrici.
“L’Europa sta cambiando marcia nella corsa per produrre auto a emissioni zero – ha dichiarato Greg Archer, direttore dei veicoli puliti di T & E – La nuova legge significa che entro il 2030 circa un terzo delle nuove auto sarà elettrico o alimentato a idrogeno. Ma non è abbastanza veloce per raggiungere i nostri obiettivi climatici“.
“Questo regolamento – ha concluso Archer – è un buon affare per i cittadini: ridurre i costi del carburante per i conducenti, creare oltre 200.000 posti di lavoro e ridurre la nostra dipendenza dal petrolio importato. Tuttavia, il successo ottenuto da costruttori automobilistici di obiettivi più ambiziosi significa che i governi ora dovranno fare molto di più a livello nazionale per ridurre le emissioni dei trasporti“.
Decisamente molto più critica la falange dei Costruttori europei che riuniti sotto l’egida di ACEA hanno espresso serie preoccupazioni per gli obiettivi di riduzione di CO2 estremamente impegnativi che i produttori dovranno soddisfare nel prossimo decennio.
“Ridurre del 37,5% le emissioni di CO2 delle automobili e del 31% quelle dei furgoni – ha scritto l’Associazione sul proprio sito – potrebbe sembrare plausibile, ma è totalmente irrealistico in base all’attuale stato delle cose… L’industria deplora che questi obiettivi del 2030 siano guidati esclusivamente da motivi politici, senza tener conto delle realtà tecnologiche e socio-economiche“.
“I membri di ACEA sono ovviamente impegnati a ridurre ulteriormente le emissioni di CO2 dei loro veicoli, ma questi obiettivi saranno estremamente impegnativi per l’industria automobilistica europea – ha affermato Erik Jonnaert, segretario generale di ACEA – Effettivamente, richiederanno un assorbimento del mercato molto più forte di veicoli elettrici e di altri veicoli alimentati in alternativa di quanto sia attualmente possibile dimostrare“.
“Tutte le nostre aziende associate – ha concluso – continueranno a investire nei loro portafogli di auto e furgoni alimentati in alternativa, ma ci sono ancora diversi ostacoli che frenano l’ampia accettazione da parte dei consumatori, come l’accessibilità e la mancanza di una rete sufficientemente capillare di strutture di ricarica e rifornimento“.
L’ACEA non ha nascosto ulteriore preoccupazione circa l’impatto che questo nuovo Regolamento avrà sui posti di lavoro in tutta la catena del valore automobilistico (circa 13,3 milioni di cittadini europei) invitando i decisori politici ad “agire rapidamente presentando piani concreti per gestire questa transizione occupazionale e professionale in modo adeguato e socialmente accettabile“.
A questo punto si attende l’approvazione del Consiglio e il voto nella plenaria del Parlamento europeo; intanto dopodomani, il 20 dicembre, i Ministri dell’ambiente dei Paesi membri faranno il punto su un altro Regolamento del pacchetto “mobilità pulita“, quello sulla riduzione delle emissioni dei veicoli pesanti.
Giova ricordare che i trasporti rappresentano circa 1/3 del consumo finale di energia nei paesi membri dello Spazio Economico Europeo (SEE) e oltre 1/5 delle emissioni di gas serra (dati EEA – Agenzia Europea dell’Ambiente); sono anche responsabili di una larga parte dell’inquinamento atmosferico urbano e del rumore; senza contare gli impatti sul paesaggio.
Farne a meno, in una società industrializzata è impossibile, tornare indietro è difficilmente praticabile; forse occorre guardare avanti, con lungimiranza, pensando al bene comune e non solo al proprio guadagno a breve termine.