Ancora in calo il mercato auto in Italia: ottobre -7,4%

L’assenza di un piano strategico di governo sulla mobilità, l’omologazione WLTP e la frenata sui KM0 hanno penalizzato le vendite di auto nel mese scorso.

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Secondo i dati pubblicati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, a ottobre il mercato italiano dell’auto totalizza 146.655 immatricolazioni, in calo del 7,4% rispetto allo stesso mese del 2017.
Le immatricolazioni degli ultimi 3 giorni lavorativi di ottobre hanno costituito il 40,1% del totale del mese, mentre le auto-immatricolazioni di case e concessionari, secondo le stime Dataforce, hanno rappresentato circa il 12,2% con una quota da inizio anno del 15,5%.

Secondo il Centro Studi Promotor, questa contrazione è dovuta ai residui effetti dell’introduzione dal 1° settembre del nuovo sistema di omologazione WLTP e alla frenata sui chilometri zero attuata da alcune case per privilegiare la remuneratività del business anche a scapito delle quote di mercato. Al netto di questi effetti le immatricolazioni di ottobre sarebbero su livelli assai vicini a quelli dell’ottobre 2017.

Anche nel cumulato gennaio-ottobre il mercato ha segnato una flessione del 3,2% con 1.638.364 vetture immatricolate, 55.000 in meno rispetto alle 1.692.767 dei primi 10 mesi dello scorso anno.

Ciò sta generando preoccupazione per gli impatti occupazionali e di investimento sulla rete distributiva.
L’aggiornamento delle stime elaborate dal Centro Studi e Statistiche UNRAE, sulla base dei principali driver economici e settoriali, dimostra come una performance del 3° trimestre dell’anno ben peggiore delle attese ed uno scenario macroeconomico di decelerazione della crescita, portano a rivedere al ribasso la previsione dell’intero anno 2018.

Il mercato dell’auto sembra in sostanziale tenuta nel 2018, anche se dovrebbe arrestarsi il percorso di recupero del mercato auto, dopo 4 anni di incrementi consecutivi.
Secondo le stime UNRAE, le immatricolazioni dovrebbero fermarsi su 1.930.000 unità, accentuando la flessione già prevista rispetto al 2017, al -2,1%.
L’anno 2019 dovrebbe chiudersi con 1.928.000 vendite, quindi appena 2.000 unità in meno dell’intero 2018, coerentemente con il quadro macroeconomico.

Continua la demonizzazione delle auto diesel che porta con sé la “persecuzione” per motivazioni essenzialmente ideologiche degli automobilisti che ne possiedono una (17 milioni in Italia) e le intimidazioni nei confronti di coloro che vorrebbero acquistarla.

Per quanto l’obiettivo prioritario delle Amministrazioni centrali e locali dovrebbe essere quello di rinnovare il vetusto parco auto italiano, – ha commentato Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE – i provvedimenti introdotti, fra loro scollegati e, in alcuni casi destinati più a demonizzare alcune motorizzazioni rispetto al più alto obiettivo ambientale, non fanno altro che generare incertezza nel consumatore che, in molti casi, rimanda il momento di scelta e sostituzione della vettura e non supporta il processo virtuoso di ammodernamento del parco circolante”.

“Il settore dell’auto nella delicata fase congiunturale italiana attuale sta dando un contributo importante – ha affermato Gian Primo Quagliano, Presidente del Centro Studi Promotor – per contrastare il rallentamento economico in atto e ciò senza beneficiare di particolari interventi incentivanti. Sarebbe veramente deplorevole se il suo apporto fosse ostacolato da politiche penalizzanti come la recente intenzione (poi rientrata) di creare difficoltà nell’utilizzazione dei diesel Euro 4 o come l’esclusione degli investimenti in auto aziendali da dare in benefit dalle agevolazioni previste dal progetto di Legge di Bilancio per la tassazione del reddito delle società”.

I costruttori e le loro associazioni di categoria chiedono un percorso programmato che favorisca l’avvento di una nuova mobilità a basse emissioni che presuppone adeguati investimenti in infrastrutture e la piena coscienza che questo percorso vada accompagnato con misure capaci di rinnovare rapidamente il parco automobilistico circolante.

Entrando nel dettaglio della struttura del mercato di ottobre, il canale dei privati ha segnato un aumento del +4,2% (-4,1% nel cumulato da inizio anno), le società un calo del -29,4% (-6,6% nel cumulato) e le immatricolazioni al canale società di noleggio hanno registrato un decremento del -16,4% (+1,6% nel cumulato).

Sul fronte alimentazione a ottobre 2018, risultano in crescita le immatricolazioni di autovetture a benzina, ibride ed elettriche, mentre risultano in calo quelle diesel, a Gpl e a metano.

Confermata la caduta pesante delle immatricolazioni di vetture alimentate a diesel (-26,5%), con una quota di rappresentatività che da inizio anno si ferma al 52,2%.
Buona la performance delle autovetture alimentate a benzina che crescono nel mese del +22,7% (+3,7% nei 10 mesi 2018) e delle auto ibride +30,6% (+32,2% nei 10 mesi 2018).
Crescono le auto elettriche +147% ma con una quota di rappresentatività che si ferma ad un esiguo +0,25% nel cumulato immatricolazioni dei primi 10 mesi dell’anno.
In forte flessione nel mese il metano (-62,7%) che scende sotto l’1% di rappresentatività, mentre si mantiene in territorio positivo nei 10 mesi, con un saldo +27,9% (al 2,1% di quota).
In leggera flessione il Gpl sia nel mese sia nel cumulato, al 7,1% di quota in settembre e stabile al 6,5% nel gennaio-ottobre.

Visto il momento di profondo cambiamento che il comparto sta attraversando, Anfia, Federauto e Unrae, hanno elaborato e trasmesso al Governo, un documento interassociativo che illustra la strategia della filiera automotive per arrivare ad una mobilità a basse emissioni, considerando vincoli normativi, qualità del parco circolante e sviluppo dell’infrastruttura di ricarica.
Allo stato attuale, infatti, esiste un mix di misure e incentivi a livello locale/regionale mentre manca una strategia nazionale per pianificare la transizione da diesel ad elettrico e che tenga conto, alla luce dell’attuale assetto produttivo e distributivo, degli impatti sul tessuto economico-sociale del Paese.
Il documento indica le possibili soluzioni che le associazioni sperano di poter congiuntamente rappresentare e discutere con le istituzioni con il Governo in un confronto aperto e approfondito, ma anche, vista la situazione, urgente.

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