Ogni anno in Europa scompaiono 4 milioni di veicoli fuori uso

Furti, demolizioni illegali, esportazioni incontrollate e ambiguità burocratiche alla base di un fenomeno che si traduce in rischio ambientale, perdite economiche e opportunità mancate per il progetto di economia circolare.

autorottamate

Gran parte degli ambiziosi piani europei di riciclaggio sta scomparendo insieme ai 4 milioni di veicoli fuori uso che ogni anno in Europa mancano all’appello.
Secondo un rapporto pubblicato dalla Commissione europea, solo i due terzi dei 10 milioni di automobili fuori uso sono demolite in modo legale: il resto (dai 3 ai 4 milioni di unità) si dissolve nel nulla.

La direttiva europea in materia ELV, approvata nel 2000, prevede la bonifica di tutte le sostanze pericolose dai veicoli fuori uso e che l’85% del peso dell’auto venga riciclato.
In realtà, ogni anno si perdono milioni di tonnellate di metallo, plastica, gomma e vetro e dai 20 ai 55 milioni di litri di liquidi pericolosi, come oli e fluidi, sono sversati illegalmente.

Tutto ciò si traduce in rischio ambientale, perdite economiche e opportunità mancate per il progetto di economia circolare.

Il destino e i dati delle auto fantasma sono incerti: circa il 5% risulta rubato e non recuperato.
Le esportazioni illegali verso paesi extra-europei, dove un veicolo europeo può essere riparato economicamente e reimmesso sul mercato, rappresentano un’altra quota.
Altre macchine si perdono in gineprai burocratici: un’auto usata viene venduta in un altro paese, ma non essendo mai stata cancellata dai registri del paese di origine, diventa un veicolo mancante.
Si presume che la maggior parte delle auto fantasma si perda nel mercato nero europeo della demolizione illegale e dei pezzi di ricambi.

A livello geografico, la Polonia è in cima alla classifica con oltre un milione di automobili fantasma ogni anno tra il 2010 e il 2013, pari all’85% di tutti i veicoli che vengono rottamati.
Seguono l’Italia e la Spagna che perdono a testa 500.000 vetture ogni anno, ossia un terzo del parco da rottamare.
In questo fenomeno sono coinvolti anche i paesi del Nord Europa, infatti, secondo un’altra stima della Commissione, l’85% dei veicoli in Finlandia e il 57% in Belgio sono demoliti illegalmente.
Altre volte l’auto si perde nei meandri della burocrazia: in Germania, un’auto non utilizzata per 7 anni, viene automaticamente e definitivamente cancellata dal registro nazionale. Il veicolo esiste ancora fisicamente, ma non vi è alcun obbligo per il proprietario di riferire il suo stato.
Nel 2017, il governo tedesco ha effettuato una ricerca sui veicoli mancanti e ha fatto chiarezza su quante auto erano semplicemente perse nei documenti e quante invece erano effettivamente mancanti.

Secondo la direttiva ELV, che sarà revisionata nel 2020, le case automobilistiche e gli importatori devono sostenere i costi di rottamazione e stipulare accordi con i demolitori o creare programmi di responsabilità estesa del produttore, facendo pagare una tassa ai nuovi acquirenti di auto per coprire i costi di fine vita.
Il costo dei sistemi responsabilità varia da paese a paese.
Un rapporto Deloitte del 2014 ha constatato che le tariffe variano da un minimo di 3 / 4 euro per auto in Finlandia e Austria, a 45 euro nei Paesi Bassi e 66 euro in Slovacchia.
La Germania non ha tasse sul fine vita; gli autodemolitori tedeschi autorizzati pagano una piccola somma al proprietario finale e guadagnano vendendo materiali e pezzi di ricambio.

In tutti i casi, la direttiva proibisce l’addebito al proprietario finale dell’auto, affinché non si affidi allo smaltimento illegale.

Purtroppo, la realtà non è all’altezza di quella ideale ed esiste un mondo sommerso e illegale che non segue le norme di sicurezza e ambientali dell’UE.
Il denaro che questi truffatori risparmiano violando la legge, consente loro di offrire ai proprietari di auto prezzi più alti, indebolendo i demolitori autorizzati che sono costretti a pagamenti inferiori.
Una valutazione della direttiva sui veicoli fuori uso della Commissione europea del 2014 ha rilevato che il settore della raccolta illegale e della spedizione transfrontaliera di automobili era composto da “imprese fiorenti“.

“Se sei un demolitore illegale, – ha dichiarato Thomas Papageorgiou, presidente della Federazione europea di recupero e riciclaggio di materiali ferrosi – non ti importa di sversare olio sul terreno. Hai già un vantaggio competitivo”.

I Paesi europei utilizzano vari modi per affrontare il problema.
In Danimarca, i proprietari di automobili pagano una quota minima di riciclaggio annuale di € 11, che si accumula durante la vita dell’auto. Il proprietario finale riceve i soldi indietro quando l’auto viene demolita da un demolitore autorizzato.
Nei Paesi Bassi, i proprietari di automobili pagano una tariffa annuale di utilizzo della strada e devono segnalare i cambiamenti di proprietà e la cancellazione definitiva dal registro nazionale dei propri veicoli, altrimenti continuano a pagare la tassa.
La Francia ha adottato un altro approccio, chiudendo 100 impianti di demolizioni illegali nel 2013. Il Regno Unito ne ha chiusi 989 nel 2015.

Al posto dell’attuale frammentazione, la Commissione europea raccomanda di standardizzare le regole per la registrazione e la cancellazione dei veicoli a livello dell’UE, ma i Paesi membri sono diffidenti.
Ci sono stati sforzi per armonizzare le regole, – ha spiegato Artemis Hatzi-Hull, un alto funzionario presso il dipartimento ambiente della Commissione – ma gli Stati membri stanno difendendo ferocemente i loro sistemi”.

Bruxelles sta studiano incentivi, sanzioni e un sistema unico per la registrazione e la cancellazione dei veicoli, strizzando l’occhio al sistema olandese e danese, dato che questi due paesi riportano basse quote di veicoli mancanti rispetto al loro parco auto totale.

In ogni caso bisogna agire al più presto, perché il fenomeno delle auto fantasma sta mettendo in ginocchio migliaia di impianti di demolizione che con sacrificio lavorano nella legalità.
Inoltre, oltre ai danni ambientali a lungo termine, insieme ai veicoli si perdono anche materie prime preziose che andrebbero riciclate in un’ottica seria e concreta di economia circolare.


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