Sicurezza stradale: in Ue le strade più sicure al mondo
Cala il tasso di incidenti mortali in Europa ma difficilmente si raggiungerà l’obiettivo di dimezzare il numero delle vittime nel periodo 2010 – 2020; intanto in Italia i dati mostrano un live peggioramento.
Ogni giorno oltre 3.400 persone muoiono sulle strade del mondo e decine di milioni di persone, ogni anno, riportano effetti collaterali che vanno da ferite più o meno gravi sino a disabilità permanenti.
Bambini, pedoni, ciclisti e anziani sono tra le vittime più vulnerabili sulle strade; una mattanza silenziosa che non sfugge ai governi nazionali e alle organizzazioni internazionali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità che, lavora con partner – governativi e non governativi – in tutto il mondo per aumentare il profilo della prevedibilità degli incidenti stradali e promuovere buone pratiche legate al trattamento dei principali fattori di rischio comportamentali – velocità, guida in stato di ebbrezza, uso di caschi da motociclista, cinture di sicurezza e restrizioni per i bambini.
L’Europa si è data da tempo l’ambizioso obiettivo di dimezzare il numero di morti sulle strade nel decennio 2010 – 2020 e benché i numeri, a tutt’oggi, sembrino confortanti, c’è ancora parecchio lavoro da fare e servono necessariamente parecchi sforzi da parte di tutti gli attori in gioco per migliorare seriamente la sicurezza stradale.
A dirlo è la Commissione Europea che il 10 aprile ha pubblicato sul suo sito una Scheda informativa con le statistiche relative alla sicurezza sulle strade.
Dall’analisi della stessa emerge che quelle dell’Ue restano le strade più sicure al mondo (considerando il numero di incidenti mortali per anno); nel 2017 in Europa si sono verificati 25.300 incidenti mortali su strada – pari a 49 per milione di abitanti – contro i 174 morti per milione a livello mondiale. Un numero comunque impressionante anche se il trend risulta in calo con una costante negativa del 2% in meno rispetto all’anno precedente (2015 – 2016).
Se il numero dei decessi da incidenti stradali in Europa è calato considerevolmente dalle 54.900 unità del 2011, va detto, però, che l’obiettivo di dimezzare le morti sulla strada nel periodo 2010 – 2020, difficilmente sarà raggiungibile nei prossimi 20 mesi.
Quasi un rapporto 1 a 5 per le vittime che riportano gravi lesioni permanenti in caso di incidenti; la Commissione stima che sono 135.000 i cittadini degli stati membri che risultano gravemente feriti ogni anno. Un target formato da utenti vulnerabili della strada, ovvero pedoni, ciclisti e conducenti di veicoli a motore a due ruote e che, al di là della tragedia individuale, rappresenta anche una piaga sociale a causa delle spese sanitarie di riabilitazione e le cure a lungo termine.
Lo scorso anno, gli Stati membri con le migliori performance sulla sicurezza stradale sono stati la Svezia (25) e il Regno Unito (27), seguiti dai Paesi Bassi (31), dalla Danimarca (32), dall’Irlanda (33) e dall’Estonia (36). Maglie nere, con il più alto tasso di mortalità, a Romania (98) e Bulgaria (96). Se si considera che la diminuzione media europea del numero di vittime della strada dal 2016 al 2017 è stato solo del 2%, va dato onore ad alcuni Stati membri che hanno raggiunto progressi più alti, come l’Estonia con il -32% e la Slovenia con il -20%. Nel periodo 2010-2017, la Grecia ha registrato il più grande calo delle vittime della strada (-41%), seguita dall’Estonia (-39%), dalla Lettonia (-38%) e dalla Lituania (-36%). Nello stesso periodo, la media UE era del – 20%.
E in Italia?
I dati provvisori della Commissione mostrano un lieve peggioramento nel punteggio di sicurezza stradale riferito allo scorso anno; il Bel Paese, infatti, ha raggiunto i 56 decessi per milione di abitanti rispetto ai 54 del 2016!
Se si guarda alla percentuale delle vittime della strada suddivise per tipologie di strade si osserva che le strade rurali sono le più pericolose, con un 55%, a seguire le strade urbane 37% e infine le autostrade con uin 8%.
Considerando gli incidenti mortali in rapporto alle diverse modalità di trasporto, la Commissione Ue osserva che il 21% di tutte le persone uccise sulle strade erano pedoni, il 25% utenti delle due ruote (nello specifico: il 14% erano motociclisti, l’8% erano ciclisti e il 3% ciclomotori). I decessi dei pedoni e dei ciclisti sono diminuiti a un tasso inferiore rispetto ad altri decessi (rispettivamente del 15% e del 2% dal 2010 al 2016, rispetto al decremento complessivo del decesso del 20%).
I giovani continuano ad essere le vittime più numerose: più di 3.000 ne muoiono ogni anno in incidenti stradali nell’UE.
Quasi il 14% delle persone uccise sulle strade dell’UE ha un’età compresa tra i 18 e i 24 anni, mentre solo l’8% della popolazione rientra in questa fascia di età. I giovani hanno molte più probabilità di essere vittime di incidenti stradali rispetto a qualsiasi altro gruppo di età. A causa dei cambiamenti demografici nelle società europee, la percentuale di vittime di anziani è aumentata anche negli ultimi anni (dal 22% nel 2010 al 27% nel 2017).
E per il futuro, cosa ha messo in campo l’Europa?
Nel marzo dello scorso anno è stata redatta la Dichiarazione di La Valletta sulla sicurezza stradale che impegna gli Stati membri ad un ambizioso obiettivo di riduzione degli incidenti gravi del 50% nel prossimo decennio 2020 – 2030.
Di conseguenza la Commissione sta già lavorando ad un quadro politico per la sicurezza stradale il cui obiettivo è rispondere meglio alle nuove sfide concentrandosi su una cooperazione più stretta tra tutti gli attori della sicurezza stradale, un migliore monitoraggio e finanziamenti mirati. Questo nuovo quadro politico, le cui iniziative la Commissione prevede di presentare a breve, sarà accompagnato da una serie di misure concrete che contribuiranno a rendere più sicure le strade e con un forte valore aggiunto dell’UE.
Le azioni in esame includono i seguenti temi:
– Sicurezza del veicolo: tenere conto degli ultimi sviluppi tecnologici come i sistemi di assistenza del conducente per evitare incidenti e proteggere pedoni e ciclisti.
– Gestione della sicurezza delle infrastrutture: aumentare la trasparenza delle procedure e lavorare a un livello uguale di sicurezza delle infrastrutture.
– Mobilità cooperativa, connessa e autonoma: garantire una transizione sicura a queste tecnologie, che offrono il potenziale per ridurre gli errori dei conducenti (responsabili di circa il 90% degli incidenti) ma creano anche nuove sfide, come l’interazione sicura con gli altri utenti della strada.
Ci auguriamo che gli obiettivi proposti siano presto raggiunti e che nel prossimo futuro le strade Europee – e non solo quelle – siano realmente più sicure.