Auto privata VS trasporto pubblico: vince l’insostenibilità

L’Italia è ancora fanalino di coda rispetto ai Paesi europei per quanto riguarda il ricorso all’auto privata nei contesti urbani che soffrono ulteriormente per disservizi nel trasporto pubblico locale, vetustà del parco mezzi circolante e scarsità di reti metropolitane.

mobilita in-sostenibile

È una fotografia dalle molte ombre quella scattata da Legambiente durante il Convegno: “Mobilità in-sostenibile – obiettivi pubblici e ruolo dei privati per cambiare la situazione delle città italiane“, celebrato a Roma lo scorso 12 luglio con l’obiettivo di far emergere l’urgenza di un cambiamento sia nella gestione che in una migliore integrazione delle diverse forme di mobilità urbana: trasporto pubblico e privato, su ferro e su gomma, ciclabile e pedonale, sharing e micromobilità elettrica.

Sotto la lente, ovviamente, il tema della mobilità provocatoriamente presentata come “in-sostenibile” già nel titolo dell’evento, dal momento che, come osservano all’interno dell’Associazione ambientalista, nelle grandi città italiane l’auto privata batte il trasporto pubblico, che risulta ancora sempre più indietro e poco efficiente caratterizzato vieppiù da ulteriori carenze in termini di vetustà e scarso rinnovamento del parco mezzi circolanti.

Il Convegno ha palesato – e l’osservazione quotidiana dei semplici cittadini, ahinoi, lo conferma – che nei principali tessuti urbani del Paese a farla da padrone sono le auto, quelle private, che continuano ad essere il mezzo di trasporto preferito dai cittadini rispetto ai mezzi pubblici sofferenti per i continui tagli al settore che causano ulteriori disservizi ed inefficienze tali da allontanare gli utenti.

I numeri parlano chiaro: nel periodo 2014 – 2015 la quota degli spostamenti effettuati con auto è passata dall’8,1% all’8,3% del 2015; mentre, contestualmente, è diminuita quella effettuata con i mezzi pubblici che è passata dal 14,6% all’11,7% (Fonte Cdp, Asstra). Un calo sostanziale che si concretizza non solo in un evidente danno all’ambiente (smog e inquinamento acustico), ma anche alla salute dei cittadini e alla qualità della vita in generale nei contesti urbani.
In questo quadro, se si guarda alla Capitale quale esempio del Paese, si scopre che proprio Roma è, tra le grandi città italiane, quella che si fregia della poco invidiabile “maglia nera” per l’insostenibilità della sua mobilità rispetto alle consorelle capitali europee per dotazioni di trasporto pubblico (reti e linee metropolitane, tram, ferrovie suburbane), mentre, all’opposto, detiene il record (ma anch’esso negativo) nel possesso di automobili: ben 67 ogni 100 abitanti. Senza contare che a Roma, l’offerta di trasporto pubblico è diminuita del 6% nel decennio 2005-2015 e si sta contraendo tutt’oggi. Un gap tale che per allineare la Capitale agli standard europei occorreranno 80 anni!

Le città italiane – ha spiegato Edoardo Zanchini, Vicepresidente nazionale di Legambiente – hanno un drammatico bisogno di rilanciare le diverse forme di mobilità sostenibile per migliorare la vita delle persone e la qualità dell’aria. In alcune grandi aree urbane la condizione è davvero di emergenza, eppure oggi è possibile uscire da questa situazione come dimostrano le città europee e alcune buone pratiche di gestione e innovazione nei trasporti avviate in alcune città italiane. Quello che serve è la voglia di scommettere davvero in questo settore, ben venga la discontinuità positiva portata avanti dal Ministro Delrio al Ministero delle Infrastrutture che permetterà l’acquisto di treni e autobus nei prossimi anni. Ma per avviare la rivoluzione della mobilità sostenibile di cui hanno bisogno le nostre città siamo solo all’inizio. Per questo chiediamo al Governo e alle città di avere il coraggio di fare scelte diverse, potenziando e integrando le diverse forme di mobilità urbana: trasporto pubblico e privato, su ferro e su gomma, ciclabile e pedonale, sharing e micromobilità elettrica“.

Ogni giorno, ha ricordato Legambiente, in Italia sono 2 milioni e 830mila i passeggeri sulla rete ferroviaria regionale, 2 milioni e 650mila coloro che prendono la rete metropolitana nelle 7 città in cui sono presenti; 14 milioni i cittadini che usufruiscono del TPL su gomma. Nonostante questi numeri, l’offerta del trasporto pubblico è ferma al palo e se si dovessero considerare come “indicatori” i Km di reti metropolitane del Bel Paese, ebbene, si consideri che il totale nazionale è inferiore a quello della sola città di Madrid (235 contro i 291)!

Legambiente ricorda altresì che negli ultimi anni la situazione è peggiorata anche per l’assenza di investimenti, tanto che secondo i dati di Asstra e Cdp, dal 2005 al 2015 si è registrata una riduzione del 13% del parco circolante degli autobus che è passato da 58.307 a 50.576 mezzi in circolazione. Senza contare, come ricordavamo poc’anzi, che l’Italia vanta il parco mezzi più anziano d’Europa con una media di età, in aumento, di 11,38 anni contro i 7 anni dell’Ue. Nel trasporto ferroviario regionale l’età del materiale rotabile è, invece, di 17,2 anni (ma con significative differenze tra Nord e Sud). L’età media dei convogli nel Meridione è di 20,3 anni rispetto ai 14,7 del Nord e ai 17,2 della media nazionale. Inoltre su alcune linee ferroviarie, come la Roma-Ostia Lido e la Circumvesuviana, per degrado e tagli, il numero dei passeggeri è diminuito di oltre il 30% costringendo decine di migliaia di persone a spostarsi sui mezzi privati.

Secondo l’Associazione ambientalista a pesare sulla crisi del trasporto pubblico c’è il fatto che le città metropolitane, dove peraltro vive il 40% della popolazione italiana, sono escluse dalle decisioni sui trasporti, dal momento che le Regioni decidono sul trasporto ferroviario pendolare mentre il TPL è gestito separatamente da centinaia di Comuni. Inoltre, ad oggi, non c’è nessuna chiarezza su obiettivi, controlli e liberalizzazione del servizio. Proprio per questo Legambiente è tornata a ribadire l’urgenza di ripensare le politiche nazionali sulla mobilità, dando priorità agli investimenti infrastrutturali da destinare ai centri urbani con un vero programma che preveda nuove linee di tram, treni e metropolitane. Dal punto di visto della governance, è importante che venga affidata alle città metropolitane la responsabilità per le strategie, le risorse, i controlli e le gare per il servizio ferroviario regionale e per il TPL. Infine l’altra sfida legata alla mobilità sostenibile riguarda il replicare quelle buone pratiche già avviate in alcune grandi città italiane e che riguardano il potenziamento delle linee ferroviarie e tramviarie, l’introduzione di aree pedonali e zone a traffico limitato a pagamento e un maggior investimento su piste ciclabili e micromobilità.

Ci auguriamo che tali sollecitazioni trovino un “terreno fertile” nel quale crescere e dare frutto altrimenti saremo solo, ancora un volta, illusoriamente “liberi” di “circolare” in contesti congestionati da troppo traffico. 

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