Italiani scettici sulle auto a guida autonoma: 1 su 2 dice ancora no
Presentato lo studio “Auto-Matica”, realizzato dalla Fondazione ACI Filippo Caracciolo per fare il punto sull’auto a guida autonoma e veicoli connessi.
Solo il 48% degli italiani è disposto a provare l’automobile senza conducente, mentre 1 su 4 non ci salirebbe mai.
Dubbi anche sull’anno di diffusione delle auto a guida autonoma che oscilla tra il 2030 e il 2050.
E’ quanto è emerso dallo studio “Auto-Matica”, realizzato dalla Fondazione ACI Filippo Caracciolo e presentato alla 71esima Conferenza del Traffico e della Circolazione, organizzata a Roma dall’Automobile Club d’Italia per tracciare lo scenario di riferimento dell’auto a guida autonoma e dei veicoli connessi.
Questo studio ha analizzato le opportunità e i principali problemi legati all’evoluzione prevedibile dell’auto, concentrandosi su due aspetti: la connettività e l’automazione, che sono da qualche anno oggetto di notevole interesse internazionale, di progetti di ricerca e sperimentazione, di iniziative di supporto all’introduzione sul mercato.
“L’auto a guida autonoma è una sfida che dobbiamo vincere – ha dichiarato Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’ACI – senza farci trovare impreparati: il mondo già si muove, ma in Italia manca ancora un quadro preciso di regole per orientare e stimolare investimenti e progetti, tenendo conto anche della delicata fase di transizione con veicoli “umani” e “robot” a condividere le strade. Vanno poi sciolti i nodi su sicurezza stradale, adeguamento infrastrutturale, responsabilità civile e penale in caso di infrazioni ed incidenti, questioni assicurative, rischi di hackeraggio e privacy”.
Nonostante i nodi da sciogliere, in realtà i benefici sociali ed economici sono potenzialmente notevoli, anche in termini di ottimizzazione del tempo e dello spazio.
Un’auto resta ferma per il 90% della giornata e la guida autonoma è in grado di abbattere i consumi del 10%.
Se tutte le auto circolanti fossero connesse ed autonome, nel mondo si risparmierebbero 200 miliardi di euro in spesa sociale per incidenti stradali e 50 miliardi di euro in minori consumi di carburante.
Ogni euro investito nella connessione di veicoli ed infrastrutture ne produce 3 in benefici.
Lo studio ha evidenziato come, anche indipendentemente dal raggiungimento del dichiarato obiettivo finale (auto completamente automatizzata), gli sviluppi in corso produrranno certamente, anche in tempi molto rapidi, ricadute significative sui veicoli stradali: si passerà progressivamente da quelli attuali (dotati di sistemi di assistenza alla guida ancora limitati e di connessioni con funzionalità limitate) a quelli con livelli di automazione e connessione sempre più efficienti.
Il processo di innovazione sarà di lungo periodo e dovrà tener conto dei tempi di sostituzione del parco circolante.
Venendo al ruolo dell’Italia, lo studio mostra come sia necessario mettere in atto azioni più incisive, per partecipare meglio al processo e per preparare il quadro legislativo e normativo, facilitare la penetrazione dei risultati dell’innovazione e orientare le ricerche ai temi di interesse nazionale.
“Partecipare e prepararsi, in attesa dell’auto del futuro – ha affermato Giuseppina Fusco, presidente della Fondazione Filippo Caracciolo, Centro Studi ACI – per tradurre in opportunità concrete le sfide che il processo di innovazione ci prospetta. Gli obiettivi sono: sicurezza per i cittadini, sviluppo per le imprese e per il lavoro, crescita e modernizzazione. Noi, come Centro Studi, proseguiremo nel monitoraggio del processo evolutivo in atto, per fornire contributi scientifici di conoscenza, di idee e di proposte”.
Tre sono le iniziative proposte dall’ACI: un Osservatorio sulle trasformazioni della mobilità e due piattaforme nazionali, una per la gestione dei dati generati dalle auto e l’altra per il monitoraggio dell’incidentalità e delle infrazioni dei veicoli di nuova generazione.
Il tutto affinché l’Italia continui a mantenere un ruolo di primo piano in tema di automobili.