IARC 2017: come affrontare i problemi ancora irrisolti dell’autodemolizione
Incentivi economici, tracciabilità efficiente e cooperazione tra soggetti per fermare quei 4 milioni di veicoli che ogni anno vengono esportati illegalmente.
Le questioni più urgenti dell’autodemolizione restano irrisolte: da anni le imprese subiscono ancora gli effetti della gestione incontrollata dei componenti pericolosi all’interno dell’OCSE, dello smontaggio illegale di pezzi di ricambio e dell’esportazione illegale di veicoli usati.
Se ne è discusso a Berlino in occasione di IARC 2017, il 17° congresso internazionale sul riciclaggio dell’automobile, dove sono state avanzate proposte concrete per ottenere più veicoli a fine vita nella catena ufficiale del riciclaggio.
Per Henk Jan Nix, Segretario generale EGARA (European Group of Automotive Recycling Associations, Gruppo europeo delle Associazioni di Riciclaggio Auto), la soluzione è la tracciabilità.
“Abbiamo bisogno di sistemi di registrazione in grado di tracciare i veicoli durante tutta la loro vita – ha dichiarato Nix – in modo da garantire che siano inviati soltanto a demolitori ufficialmente riconosciuti”.
Un altro suggerimento di Nix per combattere i furbetti dell’esportazione illegale è quello di pagare un prezzo migliore all’ultimo proprietario.
Tuttavia, questo è possibile solo se i demolitori sono in grado di recuperare tutte le parti riutilizzabili, per consentire loro di ottenere il pieno valore del veicolo a fine vita.
“Per fare ciò, abbiamo bisogno di maggiori informazioni da parte delle case automobilistiche circa le varie parti – ha sottolineato Nix – e come Gruppo siamo anche disposti a pagare per queste informazioni”.
Gareth Williams, Direttore Marketing e Comunicazione del Gruppo EMR (European Metal Recycling) ha proposto l’erogazione di incentivi economici per gli ultimi proprietari, come stimolo a demolire i propri mezzi attraverso i canali legali e approvati.
“Un modo sarebbe quello di introdurre una specie di tassa automobilistica – ha spiegato Williams – destinato a un fondo per ripagare l’ultimo proprietario quando il suo veicolo viene demolito correttamente”.
La Danimarca ha già sperimentato tale sistema e sembra che un incentivo di 300 € sia sufficiente.
Ciò sarebbe anche di beneficio alle aziende di demolizione, poiché le attività illegali da sempre costituiscono una minaccia reale per gli autodemolitori affidabili.
“Coloro che non eseguono tutti i processi necessari per lo smaltimento corretto dei veicoli non hanno le spese generali che abbiamo – ha detto Williams – e quindi possono permettersi di pagare di più per questi veicoli”.
Il risultato? Un gran numero di veicoli alla fine del ciclo di vita scompaiono ogni anno, in tutta Europa, il che significa che non è possibile far lavorare gli impianti a pieno ritmo.
Georg F. Mehlhart, ricercatore della Oeko-Institut ha dato una stima del numero di veicoli a fine vita che scompaiono in modo illegale.
Dei 10/12 milioni di veicoli generati ogni anno nell’UE, 1,2 milioni sono esportati al di fuori dell’UE come veicoli usati prima di diventare rifiuti.
Circa 6 milioni sono ufficialmente segnalati e trattati secondo i requisiti della direttiva ELV.
“La sorte di circa 4 milioni di veicoli per anno nell’UE non è noto. – ha spiegato Mehlhart – Il che significa che negli ultimi 10 anni 40 milioni di veicoli hanno avuto un percorso irregolare”.
Per colmare questa perdita, è necessario migliorare non solo la situazione dei dati, ma anche lo scambio di dati a livello dell’UE.
L’applicazione delle normative comunitarie deve migliorare in ogni stato membro e bisogna eseguire maggiori ispezioni e controlli nel settore dei venditori di ricambi, officine e meccanici.
Per Mehlhart il punto di partenza è anche una normativa sull’export che possa prevedere limitazioni di età per le esportazioni di veicoli, o almeno condizioni più rigorose, come ad esempio un controllo tecnico valido su strada come condizione per l’esportazione.
Ciò è necessario anche per questioni di sicurezza e di inquinamento atmosferico.
“Ottenere più veicoli a fine vita nei canali ufficiali di riciclaggio richiede anche una migliore cooperazione. – ha esortato il danese Stig Thorlak della DPA System – Il vero guadagno arriverà solo quando le associazioni, fornitori, subfornitori, autodemolitori, istituzioni e politici inizieranno a collaborare per ottenere più veicoli di fine vita nella catena del riciclaggio”.
“Le aziende non possono farlo da sole. – ha concluso Thorlak – Abbiamo bisogno delle istituzioni per facilitare e promuovere il comportamento verso una mentalità circolare e sostenibile, che coinvolga la casa automobilistica così come il proprietario del veicolo”.