Riduzione dell’inquinamento atmosferico: dall’UE nuovi limiti alle emissioni

Con l’adozione della Direttiva NEC si è concluso un iter burocratico iniziato nel 2013 e che, di fatto, aggiorna i limiti in materia di emissioni inquinanti di qui al 2030.

Pollutants covered by EU NEC

Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno adottato giovedì 15 dicembre la nuova Direttiva sui limiti nazionali di emissione a partire da una proposta della Commissione. Si conclude così un iter burocratico iniziato tre anni orsono con la genesi del Programma “Aria pulita per l’Europa“.

La Direttiva, che entrerà in vigore il 31 dicembre 2016, consentirà, una volta pienamente attuata, si prefigge l’obiettivo di ridurre del 50% circa gli effetti negativi sulla salute (malattie respiratorie, decessi prematuri) dovuti all’inquinamento atmosferico entro il 2030. L’articolato della Direttiva NEC (acronimo di National emission celings) fissa i nuovi limiti massimi di emissione che ogni Paese membro dovrà conseguire relativamente al target dei 5 principali inquinanti atmosferici: PM2,5, anidride solforosa (SO2), ossidi di azoto (NOx) COV non metanici (composti organici volatili) e ammoniaca (NH3).

Karmenu Vella, Commissario UE per l’Ambiente, gli affari marittimi e la pesca, ha affermato: “Le nuove norme europee in materia di qualità dell’aria costituiscono una tappa significativa nella lotta contro il killer invisibile rappresentato dall’inquinamento atmosferico. L’inquinamento atmosferico uccide più di 450.000 persone in Europa ogni anno, un numero di oltre dieci volte superiore a quello delle vittime degli incidenti stradali. Ora spetta ai governi nazionali attuare la direttiva in modo che i cittadini possano godere dei benefici di un’aria più pulita. La Commissione coopererà con gli Stati membri per aiutarli in questa sfida il cui obiettivo è migliorare la salute dei cittadini dell’UE”.

A questo punto spetta agli Stati membri l’obbligo di recepire la direttiva nel diritto nazionale entro il 30 giugno 2018 ed allo stesso modo, entro il 2019, sono tenuti a presentare un programma di controllo dell’inquinamento atmosferico nazionale con misure finalizzate a garantire che le emissioni dei cinque principali inquinanti siano ridotte nelle percentuali concordate entro il 2020 e 2030, ovvero:

-79% per l’anidride solforosa;
-19% per l’ammoniaca;
-40% per i COV non metanici;
-63% per gli ossidi di azoto;
-49% per il particolato atmosferico fino.

Il ruolo che il Legislatore ha affidato agli Stati membri per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione degli inquinanti in atmosfera è di primo piano; saranno questi a dover garantire il coordinamento con i piani adottati in ambiti quali: trasporti, agricoltura, energia e il clima. Gli impegni di riduzione per il 2020 sono identici a quelli già concordati a livello internazionale nel 2012 in sede di revisione del Protocollo di Göteborg, viceversa i nuovi impegni assunti per il 2030 richiedono riduzioni delle emissioni molto più consistenti, che contribuiranno ad abbassare l’inquinamento transfrontaliero e le concentrazioni di fondo in tutta l’Europa.

Non è nascosto, ovviamente, che tutto questo avrà un costo in termini di investimento e di programmazione, tuttavia, si può ben comprendere che un percorso in tal senso comporterà benefici in termini di considerevoli risparmi, soprattutto nel settore della sanità pubblica grazie alla riduzione delle malattie a carico del sistema respiratorio ed alla conseguente diminuzione delle giornate lavorative perse per malattia. 

La Commissione coopererà con gli Stati membri per assicurare una corretta applicazione della direttiva, ad esempio grazie all’istituzione di un nuovo forum “Aria pulita” entro il 2017, nel cui ambito i portatori di interessi potranno scambiarsi esperienze e buone pratiche. La Commissione faciliterà inoltre l’accesso agli strumenti di finanziamento dell’UE.

Ci auguriamo che gli obiettivi indicati dal Legislatore europeo siano raggiunti nei tempi stabiliti e che non si determinino, a livello locale, scappatoie o deroghe; la salute non può aspettare nè rimanere sempre indietro rispetto agli interessi economici.

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