Mercato auto in ripresa, ma le cilindrate sono più basse
Dal 2007 al 2015 si è passati da 1.558 cc a 1.476 cc per un calo del 5,3%.
Secondo un’elaborazione dell’Osservatorio Autopromotec che ha analizzato i dati Acea sulle cilindrate delle nuove immatricolazioni dal 2007 al 2015, la cilindrata media dei motori delle nuove auto in Italia è passata da 1.558 cc a 1.476 cc, che si traduce in un calo del 5,3%.
Stesso trend negativo anche per altri principali Paesi europei (-7,8%), in particolare Spagna (-12,2%), ma anche Francia (-11%), Germania (-8%) e Regno Unito (-7,6%).
“La progressiva riduzione della cilindrata dei motori delle auto è indubbiamente un fatto positivo in termini di impatto ambientale delle automobili, – spiegano dall’Osservatorio Autopromotec – perché porta ad una riduzione dei consumi di carburante e a minori emissioni sia di CO2 che di tutte le sostanze inquinanti prodotte durante la combustione e rilasciate nell’atmosfera. Tale diminuzione è sicuramente in linea con le direttive sempre più stringenti dell’Unione Europea in materia di emissioni autoveicolari, che hanno spinto in particolare le case automobilistiche a introdurre sul mercato auto sempre più rispettose dell’ambiente per limitare l’impatto sul clima”.
I dati di questi ultimi anni confermano che il mercato auto è finalmente ripartito, sia in Italia sia in Europa.
La crisi economica iniziata nel 2008 sta facendo finalmente respirare i Paesi europei, ma i consumatori hanno preferito acquistare auto con cilindrate mediamente più basse.
Tuttavia, osservando i dati italiani, nel 2007, cioè prima che la crisi esplodesse, la cilindrata media dei motori delle nuove auto era già tra le più basse in Europa, primato che è stato confermato sia durante la crisi che nel momento della ripresa del mercato.
I consumatori preferiscono auto con minor cilindrata rispetto al passato e i costruttori dovranno tenerne conto, se vogliono restare competitivi sul mercato.
Dal fronte delle tecnologie costruttive, sarà necessario lo sviluppo di propulsori evoluti e complessi che utilizzeranno sempre più componenti elettroniche per il controllo dei consumi e delle emissioni, senza per questo sacrificare le prestazioni.
Di fatto assistiamo al fenomeno inverso, poiché le case automobilistiche, dopo aver investito grosse risorse per ridurre la cilindrata al fine di soddisfare i limiti stringenti di emissioni europei, ora si trovano nelle condizioni di dover operare una clamorosa inversione di marcia per poter affrontare i più realistici test di omologazione su strada che potrebbero evidenziare le carenze, in termini di consumo di carburante, dei motori più piccoli ma di elevata potenza specifica.
Renault, General Motors e Volkswagen sarebbero pronte ad incrementare la cilindrata dei loro motori più piccoli o, in alternativa, a cessarne la produzione nei prossimi tre anni. Altri, invece, restano in attesa dell’evoluzione dei motori diesel e a benzina.
“Le tecnologie da noi adottate per ridurre la cilindrata dei motori, non consentiranno di rispettare i nuovi standard di emissioni. – ha dichiarato Alan Raposo, capo del powertrain del gruppo Renault-Nissan – Noi stiamo toccando i limiti del downsizing”.
Questa inversione di tendenza potrebbe rappresentare il declino per i motori diesel e uno stimolo in più per lo sviluppo delle auto elettriche o ibride plug-in.
In ogni caso tutta la filiera dovrà restare aggiornata sugli sviluppi tecnologici in atto, sia per ciò che riguarda le auto sia per ciò che riguarda gli strumenti a loro disposizione, per svolgere il proprio lavoro su auto sempre più all’avanguardia.