Italia: parco autobus circolanti troppo vecchio: occorre rottamare

L’allerta dell’Associazione nazionale del trasporto pubblico locale – Asstra sulla vetustà dei mezzi dedicati al trasporto pubblico in Italia, evidenzia veicoli troppo inquinanti e troppo pericolosi rispetto alla media europea

vecchio deposito autobus

I mezzi di trasporto pubblico italiani sono vecchi e inquinanti e non è più solo un’idea dei tanti pendolari che devono affrontare ore e ore sugli autobus. A tutti sarà capitato, almeno una volta, di camminare per strada e di incrociare un bus sentendo un fortissimo odore di benzina o di gasolio, tanto da far girare la testa dall’altra parte per sfuggire alla fastidiosa miscela. E così, ogni volta, si afferma che ormai quei mezzi non dovrebbero più circolare sulle nostre strade.

Esempi di “incidente” causati da autobus troppo vecchi ci sono e non lontani: a metà aprile, infatti, a Modena un bus si è surriscaldato facendo scoppiare una gomma e il lunotto, mentre un altro è stato avvolto dal fumo, tanto da far chiamare i vigili del fuoco per far raffreddare il motore. Oltre allo spavento per l’accaduto, in entrambi i casi, non vi sono stati feriti tra i passeggeri.

Le intuizioni e le preoccupazioni di pedonie e utenti sullo stato di salute dei mezzi di trasporto pubblico sono state confermate dall’Asstra, l’Associazione nazionale del trasporto pubblico locale, che rappresenta sia le aziende che gli operatori all’interno del trasporto pubblico e lavora anche a livello nazionale e internazionale per promuovere la mobilità collettiva e sostenibile.

Dai dati forniti dall’Asstra in Italia circolano troppi autobus vecchi. Infatti, l’età media dei nostri trasporti pubblici è di oltre 12 anni, 5 anni in più rispetto alla media degli autobus europei (7 anni). Questo problema emerge dallo Studio presentato proprio dall’Associazione durante un Convegno sul sistema autobus (“Sostenibilità e Tecnologie per l’evoluzione del sistema” – 5 e 6 Maggio, Roma), aperto dal Ministro dei Trasporti, Graziano Delrio. Il Ministro, già a conoscenza della situazione italiana, ha presentato da subito la volontà e il bisogno di un ricambio dei mezzi di trasporto pubblico.

Per fare un paragone, si può prendere in considerazione l’età media degli autobus degli altri Paesi europei: Germania 6,9 anni, Francia 7,9 anni, Regno Unito 7,7 anni e Spagna 8 anni. La problematica principale messa in luce dall’Associazione è che autobus così vecchi sono anche tra i più inquinanti, in quanto appartengono a classi di emissioni basse. La soluzione sarebbe quella di rottamare immediatamente circa l’8% di quelli in circolazione (4.200 unità su un totale circolante di 40.000) e classificati come Euro 0 e Euro 1 e sostituirli con quelli ad alimentazione alternativa ogni anno per 8 anni!  Tanto più che secondo una norma del Decreto Madia sui trasporti pubblici locali, per i contratti stipulati dopo il 31 dicembre 2017 non potranno più circolare i mezzi a benzina e a gasolio troppo inquinanti.

Inoltre, rispetto a quelli europei, i mezzi di trasporto pubblico italiani non sono solo i più vecchi, ma anche i più inquinanti! Infatti il 60% è rappresentato da mezzi Euro 3 o al di sotto (33% sotto gli Euro 3, e il 27% Euro 3), il 24% sono Euro 5, mentre solo il restante 16% è costituito Euro 6 o ad alimentazione alternativa.

Per l’Associazione, la situazione è da allarme rosso, in quanto se non si agisce immediatamente, si rischia di mettere in pericolo tutto il sistema del trasporto pubblico locale. Inoltre, secondo le stime dell’Asstra, per portare gli autobus italiani all’età media degli altri Paesi europei (quindi da 12 anni a circa 7 anni), bisognerebbe investire ogni anno 920 milioni di euro, di cui 552 a carico dello Stato, per un valore complessivo di 9,2 miliardi di cui il 60% coperto dalle risorse pubbliche. Il fabbisogno economico del trasporto pubblico è però in contrasto con il trend del finanziamento pubblico registratosi negli ultimi 20 anni. Infatti, si può constatare che i finanziamenti da parte dello Stato per l’acquisto di nuovi mezzi di trasporto si sono ridotti sostanzialmente partendo da 2.314 milioni di euro nel periodo 1997-2001, a 352 milioni di euro per il periodo 2012-2016.

Per il futuro il Governo ha voluto concedere un investimento maggiore rispetto al piano precedente: la Legge di Stabilità 2016 prevede 790 milioni di euro per gli anni 2017-2022, ma secondo l’Asstra non è abbastanza per svecchiare il parco autobus italiano. Infatti, secondo i prospetti, al 2022 un programma quinquennale così strutturato non solo non porterebbe ad un rinnovo dei bus in circolazione, ma addirittura ne aumenterebbe l’età media, arrivando a quasi 14 anni (13,8 anni).

La rottamazione di 4.200 autobus, in questo specifico caso, è fondamentale, come anche investire nel trasporto pubblico. I benefici che ne deriverebbero sono molteplici e sotto vari punti di vista: da quello economico, ad esempio, con un ricircolo del materiale; a quello ambientale, derivante da un minore inquinamento nelle città dovuto non solo ad un calo di emissioni di CO2, ma anche da un maggiore utilizzo dei mezzi pubblici. “Ci auguriamo – ha affermato lo stesso Presidente dell’Asstra, Massimo Roncucciche il Ministro Delrio sappia indicare una strada alternativa agli scenari attuali per realizzare gli obiettivi assolutamente condivisibili che ha detto di voler raggiungere per il settore“.

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