Rottami e metalli ferrosi: evasione fiscale da milioni di euro

Secondo l’Agenzia delle Entrate nel 2015 ben 7 milioni di euro risultano evasi nei settori del commercio all’ingrosso di rottami.

rottami

Milioni di euro sottratti alle casse dello Stato per giri d’affari da capogiro legati al commercio di rottami e metalli ferrosi.
È quanto emerso dalla Audizione del Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, interpellata dalla “Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti”, per fornire nuovi elementi di indagine sul mercato del riciclo e spunti di approfondimento sui consorzi che gestiscono tali attività

con particolare riguardo a possibili violazioni di carattere finanziario, fiscale, tributario.

“Della maggiore imposta constatata di 11 milioni di euro contestati nell’anno 2015 – ha spiegato il Direttore Orlandi a palazzo San Macuto – circa 7 milioni di euro risultano evasi nei settori del commercio all’ingrosso di rottami e sottoprodotti della lavorazione industriale metallici e circa 1,5 milioni risultano evasi nei settori recupero e preparazione per il riciclaggio dei rifiuti solidi urbani, industriali e biomasse”.

Secondo l’analisi dell’Agenzia la crisi economica iniziata nel secondo semestre del 2008 ha inciso in modo consistente sui prezzi delle materie prime (minerali) e delle materie prime seconde (rottami) della siderurgia e sul recupero dei materiali non ferrosi e in particolare dell’alluminio (la materia maggiormente trattata nel gruppo dei metalli non ferrosi).

Nel 2010 si è verificato un netto cambio di direzione in termini di prezzi e un calo nella disponibilità nazionale di rottami per soddisfare il fabbisogno delle acciaierie e fonderie tale da rendere più vantaggioso l’avvalersi del riciclo degli imballaggi in acciaio.

Il settore del recupero e della preparazione per il riciclaggio e il commercio all’ingrosso di rottami metallici non ha subito negli ultimi anni significative variazioni tanto è che il numero degli operatori economici del settore è rimasto sostanzialmente invariato dal 2009 al 2013.

Con specifico riferimento ai dati correlati all’import-export, materie plastiche, carta, rottami ferrosi, alluminio e rame sono materie seconde caratterizzate da un mercato mondiale, mentre legno, vetro, piombo sono materie seconde con un mercato più di carattere nazionale.
Gli inerti, infine, hanno mercati nazionali e sub-nazionali.
Va rilevato che il commercio mondiale di materie seconde è cresciuto, negli ultimi anni, a tassi superiori a quelli dell’insieme dei beni e servizi.

Dall’attività di controllo posta in essere dall’Agenzia delle Entrate dal 2012 al 2015 emerge che, rispetto alla media del triennio 2012-2014, nel 2015 si è registrato un aumento:
del 54% dell’attività di recupero e preparazione per il riciclaggio di cascami e rottami metallici,
del 153% dell’attività di recupero e preparazione per il riciclaggio di materiale plastico per produzione di materie prime plastiche, resine sintetiche,
del 140% dell’attività di commercio all’ingrosso di altri materiali di recupero non metallici (vetro, carta, cartoni eccetera).

Nel 2015 sono stati notificati dall’Agenzia delle Entrate 658 controlli sostanziali, in linea con il numero di controlli eseguiti negli anni precedenti, di cui il 60% si riferisce ad imprese che effettuano commercio all’ingrosso di rottami metallici mentre il restante 40% ha riguardato imprese che operano nel settore del recupero e riciclaggio dei medesimi rottami metallici.

Il risultato dell’attività di controllo sostanziale svolta nel quadriennio ha comportato l’accertamento complessivo di:
– 565 milioni di euro per maggiori imposte dirette;
– 453 milioni di maggiore imposta Iva;
– 1.117 milioni di euro per sanzioni.
L’imposta complessivamente riscossa ammonta a 21 milioni di euro.

Questo valore è fortemente influenzato sia dal fatto che gli atti che hanno accertato il 57% della maggiore imposta complessiva di 1.019 di euro sono stati impugnati e sono tuttora in contenzioso, sia dalla circostanza che nei settori in esame sono fortemente presenti modalità di evasione fraudolente e particolarmente insidiose tramite l’uso di schermi societari, fatture per operazioni inesistenti e soggetti nullatenenti dai quali vengono fittiziamente poste in essere le operazioni economiche.

Facendo riferimento solo al 2015, si può constatare la forte propensione ad accertare una maggiore IVA la quale, rispetto al 2014, ha avuto un incremento del 100%.

Durante l’Audizione è stato presentato anche un Focus sugli Studi di settore, che rappresentano un validissimo strumento per l’analisi del rischio e la selezione di posizioni per le successive attività di controllo attraverso l’utilizzo di specifici indicatori forniti dagli studi stessi o grazie all’incrocio e al confronto con altre informazioni nella disponibilità dell’Agenzia.

In particolare potrebbero essere utili lo Studio di settore WD30U, che riguarda le attività di:
– demolizione di carcasse, codice attività 38.31.10;
– recupero e preparazione per il riciclaggio di cascami e rottami metallici, codice attività 38.32.10;
– recupero e preparazione per il riciclaggio di materiale plastico per produzione di materie prime plastiche, resine sintetiche, codice attività 38.32.20;
– recupero e preparazione per il riciclaggio dei rifiuti solidi urbani, industriali e biomasse, codice attività 38.32.30;
– commercio all’ingrosso di rottami e sottoprodotti della lavorazione industriale metallici, codice attività 46.77.10;
– commercio all’ingrosso di altri materiali di recupero non metallici (vetro, carta, cartoni eccetera);
– sottoprodotti non metallici della lavorazione industriale (cascami), codice attività 46.77.20;

e lo Studio di settore WG31U relativo alle attività di riparazione e sostituzione di pneumatici per autoveicoli, codice attività 45.20.40.

“Per completezza occorre infine fare presente – ha concluso il Direttore Orlandi che è già da tempo in corso una attività dell’Agenzia delle Entrate finalizzata a semplificare e ridurre gli adempimenti correlati agli studi di settore. Al riguardo, si anticipa che, anche per dare seguito al recente impegno del Governo, è obiettivo del prossimo anno ridurre significativamente le informazioni richieste all’interno dei modelli studi di settore alle sole rilevanti ai fini della stima e del calcolo degli indicatori”.


Condividi con:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *