La filiera dell’autodemolizione al collasso? Se ne è discusso a ECOMONDO

Alla Fiera di Rimini il grido d’allarme delle imprese di autodemolizione scuote la filiera ELV. Chiesta la modifica dell’assetto normativo con l’introduzione di norme in grado di garantire: legalità, sostenibilità economica e green economy.

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Un comparto in profonda crisi, quello degli Autodemolitori, eppure ancora combattivo e con tanta voglia di esserci, ora e in futuro, è quanto emerso dalla partecipazione al Convegno: “Lo stato dell’arte dell’applicazione della Direttiva 2000/53/CE sui Veicoli Fuori Uso nel primo anno di applicazione dei nuovi target europei”, celebrato durante la 19a edizione di ECOMONDO – Fiera Internazionale del Recupero di Materia e di Energia e dello Sviluppo Sostenibile, lo scorso venerdì 6 novembre a cura del Comitato Tecnico Scientifico della manifestazione.

Un comparto in crisi, ma non solo, tutta una filiera al limite del collasso, perché strozzata dal calo del prezzo dell’acciaio sempre più condizionato a logiche di mercato globale e dipendente dallo strapotere del dragone cinese (che oggi, pur in leggero calo, fa ancora più paura di quando cresceva a due cifre); dal crollo delle materie prime, dalla pratica – sempre più diffusa – delle radiazioni per esportazione, dalla cannibalizzazione dei veicoli da parte di altri soggetti della stessa filiera ELV.

Il tutto nel quadro di una deludente performance nazionale per quanto riguarda il mancato raggiungimento degli obiettivi-target di recupero e di riciclo così come previsti dalla Direttiva di riferimento per il fine vita dei veicoli: 2000/53/CE (recepita nell’ordinamento nazionale dal D. Lgs. 209/2003).

Il Convegno, moderato dal giornalista Valerio Stroppa, responsabile della pagina Diritto e Fisco di Italia Oggi ha tentato di raccogliere contributi da tutti i soggetti della filiera del fine vita dei veicoli, tentando altresì, di presentare il ventaglio delle rispettive lagnanze rispetto allo stato dell’arte della filiera stessa e al suo futuro.
I reati contro l’ambiente sono commessi al 99% dalle imprese. – ha dichiarato l’On. Alessandro Bratti, Presidente della Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti – É interesse di tutti capire e collaborare affinché certe fenomenologie criminali non si verifichino, non solo per la tutela dell’ambiente, ma anche dal punto di vista economico per quanto concerne l’interesse delle imprese”.
Nel ricordare come: “Il tema della radiazione per esportazione dei veicoli fuori uso è un fenomeno preoccupante e, come Commissione bicamerale ce ne stiamo occupando attraverso un lavoro sul traffico dei rifiuti transfrontalieri cercando di verificare cosa succede nei porti”, l’On. Bratti ha poi lanciato l’allarme nel merito del traffico di rifiuti “lecito e/o illecito che sia, sempre più alto per quanto concerne: materiali ferrosi, autoveicoli e RAEE”. Nel rimarcare l’ulteriore fattore negativo esogeno alla filiera costituito dal fenomeno dei cosiddetti raccoglitori ambulanti che “sta diventando una problematica seria soprattutto in certe regioni come Lazio e Campania”, l’On. Bratti ha passato il testimone auspicando l’emergere di proposte di soluzioni al massimo condivise dalla platea riunita ad ECOMONDO.

A fare il punto sulla situazione di profondo disagio vissuto dalle aziende di autodemolizione italiane è stato Rinaldo Ferrazzi, Presidente ADA, il quale, nel riferirsi al fenomeno della radiazione per esportazione ha dichiarato come: “Siamo arrivati ad avere perso circa il 70% delle auto da demolire. Nei nostri magazzini rimangono solo le macchine meno appetibili”. Il tutto in un quadro che vede già da diversi anni le aziende stesse confrontarsi con mutui pesanti derivanti dagli investimenti fatti in virtù degli obblighi di adeguamento tecnologico, logistico e strutturale previsti dalla normativa e conditio sine qua non per avere le autorizzazioni ad operare.
Per tentare di arginare il problema il Presidente ADA non ha dubbi: “Chiediamo la tracciabilità della vettura anche all’estero, perché nessuno sa cosa succede ad un veicolo quando è esportato in un altro Paese: se viene rottamato o re-immatricolato… Chiediamo al Legislatore la tracciabilità vera della vettura, sin dalla sua produzione e l’obbligo di immatricolazione delle auto all’estero”.
Infine un appello alla responsabilità lanciato alle Case di produzione: “Non possiamo più sopportare questi costi, in questi anni abbiamo tenuto insieme il sistema, ma ora è arrivato il momento cruciale e se andiamo avanti così non potremo fare altro che andare dai costruttori e dire: questi sono i problemi, voi dovete intervenire perché è giunto il momento di pagare il dazio”.

Una disamina più tecnica della situazione è arrivata da Ruggero Alocci, Segretario Generale AIR, il quale si è dapprima concentrato sulle dinamiche di esportazione delle autovetture e delle conseguenze sul prezzo del rottame. “Esportare autoveicoli, significa avere meno disponibilità di rottami metallici per l’industria siderurgica – ha affermato Alocci – e non è un caso che l’Europa, nel primo semestre 2015 sia stato il primo importatore di rottami superando gli USA in termini di esportazioni… in questo contesto le produzioni siderurgiche nostrane soffrono… si consideri che la stessa Gran Bretagna, a fine 2015, si troverà senza alcuna acciaieria operante… Il tutto in un contesto che vede la Cina ai vertici del mercato mondiale dell’acciaio, operante non con regole di mercato ma con le imposizioni di un partito”.
Il dott. Alocci si è poi soffermato sui costi della legislazione ambientale europea rispetto ad altri Paesi, costi che necessariamente si traducono in prezzi meno convenienti sul prodotto semilavorato o finito. Per quanto concerne l’aspetto rappresentato dagli obiettivi target di riciclo e di recupero, il Segretario Generale AIR ha voluto sottolineare l’importanza del recupero energetico e la necessità di caratterizzare il car fluff da destinare ad impianti dedicati R1. “Purtroppo – ha rimarcato – manca un tracciabilità effettiva all’interno della filiera così che diventa complicato conoscere i volumi effettivi dei materiali sin dall’origine”.

Siamo sicuri, come filiera, di pensarla tutti allo stesso modo?” ha chiesto criticamente alla platea Alfonso Gifuni, Presidente CAR. “è evidente – ha continuato – che vi sono interessi che non coincidono all’interno della filiera e la prova è che il Tavolo Tecnico predisposto non è qui compiutamente rappresentato e, di fatto, non ha prodotto nulla”.
Sulla necessità, da taluni adombrata, di rivedere la normativa di riferimento, il presidente Gifuni è stato caustico: “Le norme in sé non vanno cambiate, vanno applicate, cosa che in Italia non è un fatto così certo. Cosa dobbiamo inventarci ulteriormente per evitare che i veicoli radiati per rottamazione vadano, invece, all’estero? Come Confederazione Autodemolitori Riuniti, avevamo proposto agli organi competenti l’introduzione di una causale obbligatoria all’atto della radiazione che documentasse il compratore e la sua locazione ma tutto è rimasto fermo…”
Ulteriori critiche sono state indirizzate anche all’interno della filiera stessa ove: “non tutti rispettano le regole e mancano altresì garanzie per accedere al libero mercato dei veicoli fuori uso; senza contare quei meccanismi poco chiari che avvengono all’interno di certe concessionarie…”

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Punto sul vivo sui meccanismi di accesso alle reti organizzate dalle Case costruttrici di autoveicoli, Antonio Cernicchiaro, Vice Direttore Generale UNRAE, ha risposto affermando che: “Le Case Automobilistiche hanno la possibilità e il dovere di organizzare delle proprie reti e ciò è stato fatto per ottemperare alla normativa, ma il D. Lgs. n. 209 non prevede certo che basti l’autorizzazione per entrare nelle dette reti. Non escludo che sia successo qualcosa per cui qualche autodemolitore bravo sia rimasto fuori e certo si può migliorare la qualità delle reti. In questo senso, stiamo portando avanti un progetto teso ad evitare future discriminazioni”. Qualche dubbio lo ha poi espresso sulla introduzione di una norma specifica sulla re-immatricolazione all’estero: “É più facile che nelle norme esistenti, si completi le fattispecie della radiazione”, ha dichiarato, concludendo, infine: “Siamo disponibili a trovare una soluzione per contrastare l’illegalità delle esportazioni ma senza nuocere i legittimi traffici di veicoli italiani”.

Di parere contrario Paolo Pozzato, Presidente ASSOFERMET che nel parlare delle fluttuazioni del mercato del rottame e dell’acciaio e delle ragioni che muovono tali dinamiche ha voluto sottolineare come “Le Case Automobilistiche devono essere più coinvolte in questo dibattito e bisogna ridurre il fenomeno delle esportazioni attraverso maggiori controlli su strada, financo l’introduzione di nuove norme tese alla eliminazione del fenomeno, come controlli minimi, test di sicurezza sui veicoli radiati per esportazione, revisione prima dell’esportazione, miglioramento del parco auto circolante e diminuzione delle emissioni in atmosfera… Certo non sarà facile da affrontare ma per realizzare tutto ciò occorre mettere da parte le diffidenze e lavorare in rete”.

Una disamina in chiaroscuro quella di Francesco Bonino, ELV Manager Fiat Chrysler Automobiles che nel presentare il punto di vista del principale produttore italiano ha rimarcato che nel merito degli obiettivi-target previsti dalla normativa “i risultati sono un po’ distanti e c’è ancora parecchio da fare”. “Vi sono problemi di sostenibilità economica della filiera – ha continuato – un evidente problema di export e di monitoraggio dei flussi”. Tuttavia ha sottolineato pure che “Sulla sostenibilità economica il dato 2015 è migliore dei precedenti e per quanto il fenomeno delle esportazioni sia pesante, il picco delle radiazioni per esportazione del biennio 2012-2013 non è stato replicato”.

Decisamente critico nel merito della filiera, il dott. Mauro Grotto, Presidente AIRA, che nel tracciare un bilancio 2015 ha riferito “più ombre che luci”. “Mancano entrambi volumi e marginalità – ha dichiarato il presidente Grotto – e troppe, piccole imprese fanno business con la stessa materia… Per preservare l’intera filiera si può agire sul mercato delle auto, così come sulla sottrazione dei materiali che vanno smaltiti all’estero; tuttavia manca una precisa tracciabilità del veicolo dal produttore al concessionario allo smaltitore”. Analogamente, secondo il Presidente dell’AIRA occorre lavorare per migliorare le performance qualitative all’interno dei processi della filiera: “Non si può continuare a trovare esagerate percentuali di metalli nel car-fluff – inoltre, ha proseguito – quello del recupero energetico è un disco rotto utilizzato come scorciatoia per bypassare quei problemi che ci sono sempre stati all’interno della filiera ELV: impianti non performanti, impianti non autorizzati, materiale che sfugge, frantumatori e demolitori che operano senza avere neppure i minimi requisisti impiantistici e autorizzativi”.

Un forte appello al Legislatore e alle forze politiche è arrivato da Anselmo Calò, Presidente FISE UNIRE, il quale nel ripetere ciò che l’Unione Nazionale delle Imprese di Recupero, in collaborazione con ADA e AIRA hanno già da tempo comunicato ai Ministeri competenti e al Presidente del Consiglio, ha parlato senza mezzi termini di “una tempesta perfetta” che sta per abbattersi sull’intero sistema della gestione e recupero dei rifiuti rappresentati dai veicoli a fine vita se non si porranno, a breve, soluzioni concrete.
Poco rottame e a prezzo basso – ha dichiarato il dott. Calò – è il collasso per le nostre imprese. Se le macchine buone vanno fuori, se il prezzo cala, se i volumi sono così scarsi, tra poco sarà il caos e le reti stesse delle Case Automobilistiche si troveranno sguarnite dei migliori imprenditori e si troveranno a lavorare con chi opera borderline e a quel punto sarà ancora più difficile raggiungere i target che l’Europa ci impone”.
“Urge – ha proseguito – un intervento legislativo che introduca l’obbligo di re-immatricolazione del veicolo radiato per esportazione quale condizione obbligatoria affinché lo stesso venga cancellato dal PRA prima di essere esportato perché, altrimenti, si continuerà ad accettare un vero e proprio scippo fatto alla nostra categoria che si traduce altresì in elusioni dell’erario, in mancanza di materiali, in danno all’ambiente”. “Diciamo forte i nostri politici: vogliamo continuare a vivere – ha concluso – cari politici dateci una mano”.
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A raccogliere il pesante testimone delle tante doglianze ascoltate è stato il Senatore Stefano Vaccari, Segretario XIII Commissione Territorio, Ambiente e Beni ambientali, che ha espresso il suo rammarico riguardo l’assenza del dott. Grillo in rappresentanza del Ministero dell’Ambiente: “Il Governo – ha chiosato – poteva raccogliere almeno in questa occasione le sollecitazioni della base”. Nel confermare l’importanza strategica di evitare il collasso della filiera, il Senatore ha approvato le sollecitazioni degli imprenditori circa la necessità di introdurre la tracciabilità nel ciclo di vita degli autoveicoli, di implementare i controlli ed il monitoraggio lungo tutti i passaggi della filiera stessa, di garantire la sostenibilità economica, la circolarità dell’economia e la massima responsabilità di tutti i soggetti che ne fanno parte. “Molti di voi hanno fatto tanti investimenti – ha testimoniato il Senatore – e allora c’è bisogno di sinergia e di coordinamento affinché anche da parte vostra ci sia chiaro dove si vuole andare al di là della semplice sopravvivenza… Noi legislatori qualcosa abbiamo fatto, nel collegato ambiente sono previsti premi per le imprese che hanno fatto qualificazione e sulla radiazione per esportazione occorre un intervento legislativo che proveremo ad inserire in un emendamento all’art. 50 della Legge di stabilità; una proposta, questa, che mi auguro il Governa sappia cogliere”.

La parola è passata quindi a Rosanna Laraia, Dirigente Servizio Rifiuti dell’ISPRA, che ha illustrato alla platea gli ultimi dati, relativi all’anno 2013, che vengono ufficialmente trasmessi alla Commissione europea riguardo il raggiungimento degli obiettivi della Direttiva 2000/53/CE sui Veicoli Fuori Uso. Nel 2013 le immatricolazioni sono diminuite dell’8% ed è aumentata l’età media del parco auto circolante. I certificati di rottamazione sono stati circa 876.000 e la vita media dei veicoli cancellati è cresciuta a 13,7 anni. Infine, ha continuato a crescere il trend dell’esportazione verso Paesi all’interno dell’UE ed extra UE (ben 618.806 unità rispetto a 520.264 del 2011). ”Questo è un problema importante, – ha spiegato Laraia – perché non riusciamo effettivamente a valutare la quota di questi veicoli, intesi sia come mezzi poi re-immatricolati all’estero sia come rifiuti esportati illegalmente. Il problema non è solo italiano e la Commissione ha chiesto agli Stati membri, attraverso un EU-Pilot, maggior impegno nel controllo e nel monitoraggio del traffico transfrontaliero”.
Nel 2013 sono aumentati gli impianti di demolizione (da 1348 a 1500) mentre sono diminuiti gli impianti di frantumazione (da 36 a 33).
Rispetto al raggiungimento degli obiettivi-target della Direttiva, che prevede che al 1° gennaio 2015 per tutti i veicoli fuori uso la percentuale di reimpiego e recupero sia pari al 95% del peso medio del veicolo mentre la percentuale di reimpiego e riciclo sia pari all’85%, con una percentuale di recupero energetico del 10% i dati raccolti dall’ISPRA non sono affatto incoraggianti: nel 2013 il totale reimpiegato e recuperato è stato pari a 794.627 tonnellate. La percentuale di reimpiego e riciclaggio è dell’82,2% mentre il recupero totale è pari all’82,8.
“Non abbiamo raggiunto neanche l’obiettivo del 2006 – ha affermato Laraia – e siamo lontanissimi dal target del 2015. È necessario quindi qualificare maggiormente la filiera, spingere verso tecnologie avanzate di riciclaggio, ma soprattutto, incrementare il recupero energetico, perchè rappresenta l’anello debole di tutta la catena”.
Infine, secondo l’ISPRA resta da implementare la promozione del mercato del materiale riciclato. “Non vogliamo ignorare questo problema – ha concluso Laraia – perchè, sebbene nel nostro Paese abbiamo da sempre la tradizione del riciclaggio, bisogna fare un passo in più verso la qualificazione e l’ammodernamento e la specializzazione della filiera nel recupero energetico.”

Infine, dalla platea, si sono levate le voci e le testimonianze di due imprenditori dell’autodemolizione che hanno raccontato la difficoltà di confrontarsi con imprese dell’est che lavorano in regime di concorrenza senza soggiacere alle stesse norme a tutela dell’ambiente e del lavoro che vigono in Europa, così come le tante difficoltà rappresentate da una burocrazia farraginosa ed impietosa, dalla mancanza di controlli seri e mirati, dalla incapacità del variegato mondo imprenditoriale coinvolto di fare lobby positiva e propositiva abbandonando personalismi e litigiosità.

A concludere la mattinata di lavoro e tentare una sintesi è stata l’On. Chiara Braga, Componente VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici, che, sostanzialmente, ha confermato quanto anticipato dal Senatore Vaccari.
Ho ascoltato con piacere le sollecitazioni tecniche puntuali e le proposizioni emerse durante il convegno – ha dichiarato – e so che abbiamo gli strumenti conoscitivi per arrivare a valutare le difficoltà del settore e le sue prospettive”. “Mi piace che tali sollecitazioni arrivino dalle imprese e dalle loro associazioni di categoria; d’altro canto non possiamo lavorare disgiuntamente da coloro che rappresentano il comparto manifatturiero… in questo senso va ricercata la collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e cercheremo di farlo capire a chi stamattina non c’era”.

Certo, da un Convegno che aveva per tema: “Lo stato dell’arte dell’applicazione della Direttiva 2000/53/CE sui Veicoli Fuori Uso nel primo anno di applicazione dei nuovi target europei” ci si sarebbero aspettati dati e risultati un po’ più aggiornati e lusinghieri, così come la dimostrazione che dal 2000 ad oggi qualche cosa era cambiata nel complesso comparto del fine-vita dei veicoli, invece: niente di nuovo sotto il sole…


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