Omicidio stradale: iniziato l’iter per l’introduzione nel Codice Penale del nuovo reato
Fino a 18 anni di carcere, revoca della patente fino a 30 anni per coloro che provocano omicidi sulle strade sotto l’effetto di alcool e sostanze stupefacenti e aggravanti per l’omissione di soccorso.
Dopo un percorso accidentato che dura da diversi anni inanellando annunci, e proclami da parte di esponenti vari della politica, così come della società civile, sembra che il reato di “omicidio stradale” possa presto diventare legge.
Nella giornata di mercoledì 20 maggio si è concluso l’esame da parte della commissione Commissione Giustizia al Senato sulle modifiche al codice penale, all’articolo 380 del codice di procedura penale e al codice della strada, in materia di omicidio stradale, ovvero: Norme penali sull’omicidio stradale (NdR: presentato in data 20 giugno 2013) che, nelle parole del relatore Sen., Giuseppe Luigi Salvatore Cucca (Capogruppo PD in Commissione Giustizia del Senato) molto probabilmente arriverà in Aula a breve.
“Si volta pagina radicalmente – ha dichiarato il Sen. Cucca dopo il voto favorevole alla quasi unanimità se si esclude la contrarietà del gruppo di Forza Italia che si è opposto alla revoca della patente fino ad un massimo di 30 anni giudicando la sanzione tropo eccessiva – si dà una risposta rigorosa facendo in modo che prima di mettersi in macchina bisogna essere nelle piene facoltà e quando si guida bisogna essere molto seri e responsabili“… Non si possono più usare escamotage sull’omicidio colposo per lasciare impuniti quando si uccide o quando si perseguono lesioni gravissimi a persone lasciate in condizioni di inabilità per tutta la vita“.
A mostrare entusiasmo per l’iniziativa anche il viceministro delle Infrastrutture Riccardo Nencini che ha parlato di “Uno straordinario passo avanti… Abbiamo fatto un ottimo lavoro, ci abbiamo creduto. Lo dovevamo a tutte quelle famiglie che hanno perso un figlio o un parente. Una prima battaglia vinta anche per loro“, alla cui soddisfazione si è unito anche il viceministro della Giustizia, Enrico Costa, secondo il quale “è indifferibile un intervento per garantire una pena severa, ma soprattutto effettiva“.
Il Dld, che dovrebbe introdurre nel codice penale il reato di omicidio stradale, prevede pene severe che sintetizziamo per comodità di lettura:
– Carcere da 8 sino ad un massimo di 12 anni (che arrivano fino a 18, in caso di omicidio plurimo), se l’incidente è stato provocato da persona alla guida sotto effetto di alcool o sostanze stupefacenti. Tuttavia la pena detentiva (tra i 7 e i 10 anni) sarà comminata anche a chi, pur non avendo assunto alcool o sostanze psicotrope, provoca un incidente mortale a seguito di violazioni palesi e particolarmente pericolose del Codice della strada, come, ad esempio l’attraversamento di un incrocio in presenza di semaforo rosso, l’inversione del senso di marcia, il sorpasso in prossimità delle strisce pedonali…
– Fino a 30 anni di revoca della patente (stralciata, quindi, la proposta precedentemente inserita nel testo base che prevedeva la revoca a vita). In sostanza, la sanzione accessoria (che si applica accanto alla pena detentiva), prevede vari gradi di applicazione in base alla gravità del reato: 15 anni se il guidatore omicida risulta positivo all’alcool test; fino a 20 anni se si tratta di un recidivo della guida in stato di ebbrezza, fino a 30 anni nei casi più gravi (come nel caso di coloro che provocheranno un incidente mortale, perché guidano in stato di ebbrezza violando al contempo altre norme del CdS).
– Infine, è all’esame dei componenti della commissione la proposta di inserire una aggravante nel caso di omissione di soccorso, ovvero, quando l’investitore si dà alla fuga dopo aver provocato l’incidente.
Il Ddl, richiesto a gran voce dai comitati e dalle associazioni delle vittime della strada, nel momento in cui dovesse diventare legge, si configurerà come importante deterrente nella lotta ai comportamenti scorretti che mettono a rischio la propria vita e quella degli altri, un deterrente che, oggi, non può più essere procrastinato stante il quadro degli incidenti in Italia.
Sebbene Polizia stradale e Carabinieri abbiano rilevato che, nel 2014, gli incidenti sono diminuiti del 6% (73.688 contro i 78.359 dell’anno precedente) e che sono in calo anche le persone che hanno perso la vita (-3,6%), così come i feriti (-6%) è pur vero che le infrazioni al codice della strada accertate nell’anno appena trascorso sono state 1.849.219 (una media di 5.066 al giorno).
Nel frattempo l’ASAPS – Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale, attraverso un Comunicato Stampa, esprime la sua: “parziale soddisfazione per questo primo concreto passo verso l’approvazione della proposta di legge sull’Omicidio stradale“.
“Certo il percorso è ancora lungo visto che ora il provvedimento dovrà andare in Aula al Senato per poi approdare alla Camera in autunno – ha scritto – con l’auspicio che i tempi indicati da Matteo Renzi alle associazioni promotrici della raccolta delle firme – Ass. Lorenzo Guarnieri, Ass. Gabriele Borgogni di Firenze e ASAPS – del varo del provvedimento entro il 2015 siano rispettati, dopo 4 anni di ingiustificato passo molto lento”.
L’Associazione ritiene che: “l’elevazione della pena minima ad 8 anni nei casi previsti di Omicidio stradale (la massima va a 12 anni) sia l’aspetto più significativo per rendere più difficile il meccanismo dei giochi delle attenuanti e dei patteggiamenti per far sì che alla fine gli omicidi della strada rimangano di fatto impuniti. Va interpretata nei dettagli la novità della pena minima a 7 anni (attualmente sono 2 o 3 a seconda dei casi) quando l’omicida sia “soltanto” in stato di ebbrezza o l’omicidio sia conseguenza di altre singole tipologie di significative violazioni delle regole della strada anche se non accompagnate da condizioni di ebrietà (velocità, contromano, attraversamento col rosso ecc.). Elementi tutti da valutare sotto il profilo della congruità delle pene“.
Infine, in relazione al cosiddetto “Ergastolo della patente”: “constatiamo che la revoca della licenza di guida viene ridotta a 3 fasce di ipotesi di 12, 20 e fino a 30 anni, condizioni che per i singoli casi da valutare possono essere accettabili“.
Una ultima perplessità rimane circa l’estensione parallela delle nuove pene per analoghe tipologie di comportamenti per chi è alla guida di natanti, imbarcazioni e moto d’acqua: “non riteniamo opportuna questa estensione dell’Omicidio stradale a quello nautico, non perché i comportamenti siano da considerarsi meno gravi, anche se certamente molto più rari, ma perché temiamo che la discussione in aula di questa parte della norma sollevi una serie di ulteriori emendamenti e richieste di puntualizzazioni sollecitate dagli addetti alle attività di mare che in qualche modo possano appesantirne il percorso di approvazione“.
A questo punto la bozza di Ddl dovrà passare al vaglio dell’Aula del Senato per poi proseguire l’iter alla Camera e se il Relatore Giuseppe Cucca è convinto che la discussione inizierà entro la prima decade di giugno non è del tutto improbabile che, visti i tempi e la pausa estiva, la nuova legge potrebbe essere operativa già per l’autunno.
Ci auguriamo che la prontezza delle Istituzioni politiche e di governo del Paese – oggi certamente sollecitate anche dalla recrudescenza di penosi fatti di cronaca, non si areni nelle paludi degli annunci-spot perché sulle strade (e l’estate è alle porte con tutto il suo triste corollario di incidenti), si continua a morire.