Le auto degli italiani sono sempre più vecchie
Se nel 2010 l’automobile era sostituita dopo 7,4, anni, nel 2014 si aspetta fino a 9 anni.
L’Italia, si sa, ha il parco auto più vecchio di Europa e a dimostrarlo non servono le statistiche, basta percorrere le strade italiane per capire quanto la crisi economica abbia influito duramente sul ciclo di vita delle automobili nel nostro Paese.
Sebbene ci sia una timida ripresa del mercato auto in Europa e in Italia, il ciclo di sostituzione continua ad allungarsi da oltre 5 anni. Nel 2010 gli automobilisti decidevano di cambiare l’auto dopo 7,4 anni, mentre nel 2014 l’età media del primo passaggio di proprietà è salito a 8,5 anni.
“Questo fenomeno dipende da almeno due fattori. – ha spiegato Franco Oltolini, Operations Director di LeasePlan Italia S.p.A. al convegno “L’usato di domani”, promosso da CarNext,- Per molti potenziali acquirenti c’è stata un’evidente diminuzione del potere d’acquisto causata dalla crisi economica. Inoltre, anche coloro che potrebbero spendere sono ancora alla finestra, in attesa di una reale e visibile ripartenza economica prima di affrontare una spesa così importante come l’auto. Non dobbiamo comunque dimenticare che l’età media dei trasferimenti cambia anche perché le auto costruite in questi ultimi anni sono migliori di quelle del passato e questo influisce sui tempi di sostituzione. Inoltre dobbiamo anche considerare che la percorrenza media chilometrica degli italiani è in costante diminuzione: nel 2000 era pari a 17.100 km, scesi nel 2013 a 14.800 Km, cioè 2.300 km in meno all’anno.”
Secondo elaborazioni più pessimiste l’età media nel 2014 ha raggiunto addirittura i 9,5 anni. Il parco circolante italiano, infatti, dopo aver evidenziato negli ultimi anni un leggero effetto demotorizzazione (soprattutto per la quota detenuta dai privati), con un numero di radiazioni superiore al livello di immatricolazioni ed importazioni, negli ultimi mesi è tornato a crescere, ma sta progressivamente invecchiando a causa del persistere di un parco anziano di volume notevole.
Infatti, alla fine dei primi 9 mesi 2014 le autovetture circolanti con un anzianità superiore ai 15 anni raggiungeva il 27% del totale, con 9.500.000 unità.
A poco è servito il piano di incentivi per rottamare le auto più inquinanti nel periodo 2009/2010.
Secondo le elaborazioni del Centro Studi Fleet&Mobility su dati ACI, nel 2008 in Italia circolavano 9,1 milioni di vetture Euro2, 3 milioni di Euro 1 e 5,2 milioni di Euro0; dopo 5 anni gli Euro2 sono scesi a 6 milioni, gli Euro1 a 1,5 milioni e gli Euro0 a 4,1 milioni.
Nonostante gli oltre 1,2 miliardi di euro spesi dallo Stato per svecchiare il parco auto, gli italiani hanno rottamato più auto catalitiche che quelle “senza” marmitta catalitica e “non” eco-diesel.
Si prevede che nel 2050 gli investimenti in mobilità triplicheranno per far fronte a infrastrutture
congestionate, trasporto pubblico insufficiente e parcheggio limitato. Tuttavia, gli analisti stanno assistendo a una continua riduzione del “consumo di auto”, in particolare nelle nuove generazioni.
Negli stati Uniti la chiamano Generazione N, dove N sta per “Neutral about driving“, ossia ragazzi nati negli anni Novanta che preferiscono spendere i propri soldi (pochi, per la verità) in elettronica di consumo (es. Smartphone) piuttosto che acquistare una nuova auto.
La tendenza non è solo americana, infatti il trend ha raggiunto anche il nostro Paese. Basti pensare che nel 2011 per la prima volta in Italia, il numero di biciclette vendute ha superato il numero di nuove immatricolazioni di auto e che oggi sulle nostre strade circolano ben 3 milioni di auto su cui non viene fatta nemmeno la manutenzione ordinaria.
Gli esperti del settore sono convinti che il futuro della mobilità si evolverà verso la connettività, l’intermobilità tra trasporto pubblico e privato e tecnologie sempre più sostenibili, ma resta il problema che nell’attesa dobbiamo subire i fumi di scarico di auto vecchie e pesantemente inquinanti.
Per quanto ancora la nostra salute riuscirà a resistere?