La crisi modifica le abitudini di mobilità degli italiani

Secondo il Rapporto “Città metropolitane: mobilità, crisi e cambio modale” dell’Osservatorio Audimob di ISFORT i cittadini sarebbero pronti per il cambio modale.

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Sempre meno persone escono di casa in un giorno feriale.
All’inizio della recessione sembrava che la crisi non avesse modificato le abitudini di spostamento degli italiani, ma dal 2011 si cominciarono a registrare i primi cambiamenti, in particolare nelle città metropolitane. Il crollo più significativo è stato raggiunto nel 2013: un cittadino su 4 resta a casa.

Le serie storiche dell’Osservatorio Audimob di ISFORT (Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti), però, evidenziano un aumento dei chilometri complessivi di tutti gli spostamenti effettuati dai residenti in un giorno medio feriale, da quasi 30 km giornalieri del 2000 ai 35 km nel 2013, dovuto soprattutto agli spostamenti dei residenti nella provincia. In cima alla classifica si colloca la provincia di Roma con poco più di 40 km, mentre il dato più basso è registrato nella provincia di Napoli con 26 km medi giornalieri.
Il 90% dei cittadini dei comuni capoluogo si muove essenzialmente in ambito urbano, mentre i dati complessivi delle province metropolitane mostrano una quota di spostamenti extra-comunali pari al 22,6% negli anni pre-crisi e in crescita negli anni successivi, fino ad arrivare al 29,1%, dato medio degli ultimi 3 anni

Con la crisi economica e il conseguente aumento di disoccupazione, nelle città metropolitane si sono persi circa 2,3 milioni di spostamenti per motivi di lavoro, di cui circa 1 milione nelle province di Roma e Milano mentre, Bologna, al contrario ha registrato una ripresa della mobilità per lavoro aumentando di 1/3 questa tipologia di spostamenti.
La crisi ha colpito anche gli spostamenti per svago e tempo libero. Se inizialmente le uscite sembravano in crescita (29,8% nel 2004-2007 e 32,7% nel 2008-2010), nel 2011-2013 hanno perso 7,1 punti percentuali rispetto al periodo precedente e 7,9% è il divario rilevato nei comuni capoluogo nello stesso arco temporale. In termini assoluti la perdita di mobilità dedicata la tempo libero è stata pari a 1 spostamento su 5 nelle città metropolitane di Roma e Milano e addirittura 1 su 3 a Torino. Firenze, in controtendenza, ha invece aumentato gli spostamenti per attività ricreative (+30%).
In aumento, infine, la quota percentuale degli spostamenti per la gestione della famiglia che crescono fino al 37,6% nel triennio 2011-2013.

Per quanto riguarda i mezzi utilizzati, nelle città metropolitane si continua a preferire il mezzo privato ( 6 spostamenti su 10 in un giorno medio feriale), la provincia più virtuosa per il minor uso dell’auto è, per ovvi motivi, Venezia con il 52,3%, seguita da Milano con il 56,9%.
Cominciano a diffondersi anche nuovi modi di spostarsi, come il car sharing e il car pooling. Tra il 2011 e il 2013, in un giorno medio feriale, infatti, il 28,4% dei residenti nelle città metropolitane ha condiviso almeno un percorso in auto con altri passeggeri aumentando la percentuale di quasi 2 punti rispetto agli anni 2004-2007 e nelle province del mezzogiorno è stata coinvolta più del 30% della popolazione mobile. La percentuale è più bassa nei capoluoghi, ma in questo caso i residenti usano già un mezzo alternativo: il 47,2% non usa l’auto.

Con la crisi e l’aumento della benzina, la parola d’ordine per molti è: risparmio!
Oltre il 60% della popolazione metropolitana ha eliminato l’uso dell’auto per i brevi tragitti, il 55,3% afferma di aver cambiato le proprie abitudini e il 37,8% ha ridotto le uscite nel tempo libero. In pochi però hanno pensato di vendere la seconda auto: l’87,9% non ha neanche preso in considerazione questa soluzione. Il mezzo pubblico è stato un’alternativa per il 42,6% dei residenti nelle città metropolitane, mentre 1 persona su tre ha preso in considerazione la bici per gli spostamenti quotidiani: il 22,3% l’ha utilizzato maggiormente, mentre per il 15% resta solo un buon proposito.

Dall’analisi dell’Osservatorio Audimob di ISFORT emerge in ogni caso il desiderio di cambiamento, legato a crisi economica, a città caotiche e inquinate e forse anche a una maggiore sensibilità ambientale.

Secondo l’ISFORT si potrebbe intervenire nei brevi tragitti dei residenti nei capoluoghi, inferiori a inferiori ai 3 km (3,7% degli spostamenti totali) o di quelli fino a 5 km (6,4% degli spostamenti totali), che coinvolgono poco più di 1 milione di viaggi giornalieri nel primo caso e 2,2 milioni nel secondo, che potrebbero essere facilitati da camminamenti pedonali, piste ciclabili e mezzi pubblici più frequenti. Il risultato ottenuto sarebbe circa 200 milioni di km-auto in meno per anno e un risparmio di almeno 20 mila tonnellate di CO2.

Mai come in questo periodo storico la disponibilità di spostarsi in modo più economico e sostenibile è stata così alta ed è arrivato il momento per promuovere politiche serie di mobilità alternativa.


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