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Innovazione, sharing economy e mobilità del futuro. L’Unione Nazionale Consumatori ha realizzato una ricerca sui costi degli spostamenti in città, utilizzando i dati forniti dall’ACI e riferiti alla città di Milano, per stabilire quale soluzione di mobilità sia più conveniente, partendo dal car sharing.
Siamo tutti consapevoli di vivere un periodo di forte crisi che ci costringe ad una ricerca continua di contenimento della spesa in ogni settore. Uno tra i più importanti è la mobilità ed in particolar modo l’uso dell’automobile che sta diventando per molti un problema a causa degli elevati costi di esercizio.
A questo proposito l’Unione Nazionale Consumatori, durante l’ottava edizione del Premio Vincenzo Dona lo scorso 26 novembre a Roma, ha presentato uno studio utilizzando dati forniti dall’ACI e riferiti alla città di Milano, per stabilire quale soluzione di mobilità sia più conveniente in questo momento difficile, partendo dal car sharing.
“C’è chi lo considera una vera rivoluzione come lo smarthphone per il mondo della telefonia – ha dichiarato Massimiliano Dona, Segretario generale dell’UNC – i detrattori lo reputano, invece, una moda passeggera un po’ radical chic: sta di fatto che nell’ultimo anno il car sharing è diventato una realtà sempre più presente, rappresentando una valida alternativa soprattutto per spostarsi all’interno delle nostre città,ed Eni Enjoy e Car2go sono gli operatori più conosciuti”.
Oltre a Milano, il car sharing è presente anche a Firenze e a Roma dove, ad oggi, i riscontri sono stati molto incoraggianti con ben 185mila iscritti e 1 milione e mezzo di noleggi.
“La mobilità condivisa – ha proseguito Dona – è una delle facce più concrete del nuovo che avanza. Ecco perché abbiamo voluto approfondire il tema con una ricerca su quanto gli italiani pagano per spostarsi in città. Nel nostro studio abbiamo verificato (con elaborazioni su dati ACI relativi alla città di Milano, tra le più care e anche la prima ad avere introdotto il car sharing) quanto si paga mediamente per il mantenimento di una singola auto per poi verificare se il car sharing può consentire ad una famiglia di rinunciare, in termini di costi, all’uso di una vettura. Abbiamo ipotizzato un utilizzo molto meno intensivo dell’auto per accertare se quella condivisa può essere una valida alternativa alla seconda auto. Infine, abbiamo considerato il costo del singolo spostamento, confrontando quello di una vettura privata con quello del car sharing, dei mezzi pubblici e dei taxi”.
Considerando un uso poco intensivo dell’auto (ipotizzando ad esempio 3 spostamenti a settimana per 46 settimane per un totale di 138 spostamenti), il car sharing può essere vantaggioso rispetto all’auto privata (il costo dell’auto parametrato ad un uso ridotto per un milanese si aggira intorno ai 2.418 euro all’anno, che comprendono 690 euro per l’accesso all’Area C e 552 per la sosta). Analizzando i dati, infatti, la spesa per il car sharing varia dai 538 ai 1.219 euro l’anno, naturalmente considerandone un uso ottimale, cioè senza includere i costi della sosta (mi reco ad un appuntamento utilizzando l’auto in condivisione, termino il noleggio quando la posteggio per poi attivarne uno nuovo per il viaggio di ritorno). Ma il car sharing potrebbe essere vantaggioso anche se usato come una vera e propria seconda macchina (quindi conteggiando anche la sosta con la comodità di fare anche il viaggio di ritorno con la stessa vettura senza doverne cercare un’altra): in questo caso il costo/anno varia da 1.653 a 5.332 euro.
“Insomma – ha proseguito Dona – i dati confermano che, almeno nelle grandi città, il car sharing può essere una soluzione per evitare l’acquisto della seconda auto, ma attenzione perché non può sostituire l’auto principale: il confronto tra l’utilizzo della propria vettura per gli spostamenti quotidiani e il car sharing sfavorisce quest’ultimo per quanto riguarda la spesa annua. Infatti, il costo di mantenimento di una vettura di un automobilista milanese si aggira intorno ai 4.690 euro annui, ben più economico di quello per utilizzare un car sharing che oscilla tra 11.270 e 13.800 euro, considerando in questo caso una formula di abbonamento giornaliero, moltiplicato per 230 giorni lavorativi”.
Ma se ci trovassimo a piedi in un posto e avessimo l’esigenza di arrivare dall’altra parte della città (ipotizziamo ad una distanza di 5,5 Km, che diventano 11 considerando andata e ritorno) e avessimo tre alternative, mezzi pubblici, car sharing e taxi, cosa converrebbe di più?
La ricerca dimostra che la soluzione migliore per risparmiare è ovviamente quella dei mezzi pubblici, autobus e metropolitana, con tre euro a spostamento, ma vanno considerate anche tutte le scomodità del caso, come ad esempio in città meno organizzate di Milano le lunghe attese dei pochi mezzi e la loro lentezza. Al secondo posto, troviamo il car sharing per il quale, senza considerare la sosta, il prezzo oscilla da 3,9 euro a 8,7 euro (meno vantaggioso se mantengo il noleggio per tutto il tempo con un costo tra 11,55 euro e 38,50 euro). Ultimo in classifica il taxi con un costo che varia tra 34,30 euro, nel caso lo si trovi libero, e 41,40 euro in caso di chiamata alla centrale.
“Dal nostro studio – conclude Dona – risulta che il car sharing se usato in modo ottimale, quindi per singole tratte, è molto conveniente, in certi casi persino competitivo rispetto ai mezzi pubblici; è decisamente più vantaggioso rispetto al taxi, certamente consigliabile come alternativa alla seconda auto, soprattutto se si devono fare spostamenti in centro o nelle zone a traffico limitato. Certo non va dimenticato che attualmente il servizio è presente con un adeguato numero di veicoli solo nelle grandi città; che è necessario utilizzare lo smartphone e che talvolta la connessione ad internet rischia di fare brutti scherzi. Ma, comunque, lo sharing ha dalla sua un grande merito culturale perché segna un passaggio importante verso la mobilità del futuro in cui non saremo più obbligati a possedere un’auto (anche perché molto macchine rimangono parcheggiate 23 ore su 24), ma potremo condividerla con chi avrà le esigenze simili alle nostre, magari in orari diversi della giornata. L’auspicio è che il servizio possa crescere per numero di vetture disponibili sul territorio, portando così anche benefici nel ridurre il traffico e l’inquinamento”.