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Le nuove generazioni prediligono lo smartphone alle quattro ruote e la policy riguardo trasporti, mobilità, infrastrutture e urbanistica deve adeguarsi.
Giovani, perennemente interconnessi e social, ma anche attenti alle esigenze dell’ambiente, alle pressioni dell’economia e… senza auto.
Da “Gioventù bruciata” in poi, l’immaginario collettivo rispetto all’icona del giovane americano è indissolubilmente legato a quella della sua auto: spregiudicata, nuova fiammante o vecchia carriola per romantici dropout; ad ogni modo, sempre e comunque, simbolo di libertà e di indipendenza raggiunta. Ma anche questo mito, assieme ai tanti dell’ “American dream” che abbiamo visto cadere per via, sta cedendo il passo ai nuovi stimoli della tecnologia e alle nuove esigenze di un mondo che cambia.
Sembra, infatti che i cosiddetti “millennials” (NdR: i giovani nati a cavallo del nuovo Millennio), non siano poi così affascinati dal bisogno delle quattro ruote. Ad affermarlo è lo studio americano “Millenials in Motion” pubblicato da Poss U.S. Pirg Education Fund Frontier Group che ha preso in esame le cause del calo di acquisti da parte dei giovani americani tra i 16 e i 24 anni e, prospettando sul futuro prossimo, ha sentenziato: “Ci sarà una continua riduzione dei millennials alla guida ed una diminuzione continua pro-capite della guida tra tutti gli americani”.
A quanto pare l’auto oggi non è più un mito per la maggior parte dei ragazzi nati attorno al 2000 a differenza di quanto accaduto finora per tutte le generazioni dal dopoguerra in poi. L’automobile ha subìto la prima inversione di tendenza da decenni: – 1,5% e questo calo non è dovuto esclusivamente alla crisi economica e dei consumi, ma a una vera e propria scelta generazionale.
Particolare attenzione va posta nei confronti delle attitudini e comportamenti di questa generazione in relazione al trasporto urbano, alle tecnologie e al possesso dell’auto che ha generato un vero cambiamento nelle modalità di approccio al trasporto.
La ricerca evidenzia una chiara inversione di tendenza: maggiore consapevolezza da parte dei giovani (rispetto ai loro genitori) per quanto riguarda la salvaguardia dell’ambiente, un’apertura delle nuove generazione verso i trasporti pubblici e i mezzi di locomozione poco inquinanti, attenzione all’inquinamento atmosferico. tutti fattori, questi, che hanno portato a limitare fortemente l’uso dell’auto.
Fra i mezzi alternativi spiccano bus, metro, ma soprattutto la bicicletta il cui acquisto negli ultimi anni è aumentato del 24%.
Oltre all’attenzione per l’ambiente anche l’innovazione tecnologica ha contribuito all’allontanamento dei “millennials” dalle auto. Il 65% del target campione ha affermato senza esitazioni che perdere il proprio smartphone o il computer sarebbe molto più grave nella loro vita quotidiana che perdere la macchina (considerato che gli stessi utilizzano in media per oltre 14 ore giornaliere questi strumenti di comunicazione); inoltre le “applicazioni” sui vari palmari hanno contribuito a ridurre la propensione alla guida, dal momento che è più facile, economico, sicuro acquistare online piuttosto che guidare fino ai punti vendita o ai centri commerciali.
Si consideri, poi, che queste stesse tecnologie, ove adeguatamente applicate, hanno reso possibile l’implementazione del car sharing e del car pooling, soluzioni, entrambe, che prevedono comunque una riduzione del parco auto circolante. In questo modo, infatti, le auto si prenotano online solo quando servono (e visti i continui aumenti del prezzo dei carburanti, è comunque un bel risparmio per coloro che hanno minori disponibilità economiche come gli studenti universitari o che si avvicinano al mondo del lavoro).
In tale quadro il car sharing, è diventato veloce e conveniente, una vera e propria rivoluzione che sta spingendo le grandi case automobilistiche a diventare i principali fornitori di auto da condividere,in particolare nei campus universitari.
Evidente, a questo punto, la necessità di rivedere la politica locale nel settore automotive, ma anche nella mobilità di merci e persone e nell’approccio alle infrastrutture.
Infatti, come sottolinea lo Studio americano, se indubbiamente questo fenomeno porta numerosi vantaggi in termini ambientale e di risparmio energetico, all’evidente variare della domanda, dovrebbe conseguire una analoga variazione nell’offerta; viene dunque sottolineata una profonda necessità di revisione delle politiche urbane ed un ripensamento delle infrastrutture.
L’impressione generale, infatti, è che i Governi dei Paesi occidentali, non stanno riconoscendo questo allontanamento dei giovani dalle auto che lascia, tuttavia, spazio alle nuove tecnologie, ma sembra nonostante tutto che continuino a promuovere la costruzione di nuove infrastrutture stradali (aumentando il consumo di suolo e di risorse), senza apporre i doverosi adeguamenti a quelle già esistenti (spesso in condizioni pessime) e destinare, al contempo, ulteriori finanziamenti per i trasporti pubblici, non integrati, ed in particolare per la realizzazione di aree pedonali e piste destinate al solo utilizzo di biciclette.
Se è vero che, dal dopoguerra in poi, l’Europa ha adottato mode e miti mutuandoli da oltreoceano (accettando spesso acriticamente dinamiche non proprio virtuose), ci auguriamo che anche nel Vecchio Continente si cominci ad analizzare il presente per non trovarsi impreparati nel futuro imminente.