STRADE A RISCHIO: IL PORTOGALLO ALLA CORTE DI GIUSTIZIA UE

Il paese lusitano chiamato a comparire davanti all’organismo europeo non  si è ancora adeguato alle linee guida per la sicurezza stradale.

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Il Portogallo dovrà comparire davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. L’attenzione dell’organismo comunitario si è infatti soffermata sulla mancata adozione da parte del Paese lusitano delle Linee Guide a garanzia della sicurezza stradale sulle infrastrutture della rete stradale transeuropea, ovvero TEN – T.

Non solo il Portogallo non ha ancora adeguato le linee guida stabilite, ma nemmeno ha comunicato nulla a tale proposito, al contrario di quanto avvenuto per molti altri Paesi dell’Unione.

La questione trova il suo fondamento nella direttiva 2008/96/CE, nella quale vengono chiaramente richiamati gli Stati membri ad adottare, stabilire, dettare procedure e adeguati provvedimenti al fine di garantire la sicurezza sulle strade.

Tra l’altro proprio in Portogallo si registrano dati allarmanti per l’anno 2012  nel merito degli incidenti mortali  sulle strade.

Vediamo alcuni numeri paragonandoli a quanto avviene invece nel resto dei Paesi dell’Unione: nell’anno di riferimento il Portogallo ha avuto 748 morti causati da incidenti stradali, ovvero 71  morti per milione di abitanti. Una cifra decisamente superiore rispetto al resto dell’Europa, dove la media per milione di abitante si attesta a 55.

La maggior parte degli incidenti è avvenuta sulle strade cittadine, il 55%; sulle extraurbane la percentuale è del 36, sulle autostrade il 9%.

Negli anni precedenti i dati erano stati meno preoccupanti: tra il 2011 e il 2012 il Portogallo aveva infatti guadagnato un primato interessante rispetto al resto degli Stati europei, registrando una riduzione delle vittime della strada del 19% e nel decennio 2001 – 2010 la percentuale degli incidenti mortali era stata del 44%.

Prendendo come riferimento però l’ultimo dato disponibile, l’allarme è evidente e d’altra parte anche la necessità, sottolineata con particolare energia dalla Corte di Giustizia Europea, di richiedere al Portogallo la indispensabilità di stabilire linee guida per la valutazione della sicurezza delle infrastrutture.

Un argomento di grande importanza, diretto alla tutela della vita umana sulle strade, ovvero a limitare al massimo incidenti mortali causati da quelle arterie viabilistiche che, comunque facciano parte solo ed esclusivamente della rete transeuropea, ovvero quella su cui si focalizza l’attenzione della direttiva.

Tecnicamente i controlli e le procedure vanno effettuati sulle strade in diversi momenti, anche se la direttiva non si sofferma a stabilire o dettare metodi né parametri di attuazione che quindi vengono lasciati alla libera individuazione dei singoli Stati.

Il provvedimento europeo dice però che nella costruzione delle nuove arterie devono essere adottate misure di controllo periodiche e nelle varie fasi della costruzione. Per la rete stradale già esistente, invece, si prescrivono anche in questo caso controlli periodici e l’individuazione dei punti nevralgici, particolarmente pericolosi o che richiedano un’attenzione maggiore.

Ogni Stato membro dunque è tenuto a mettere in atto tutti i provvedimenti da adottare al fine di raggiungere quanto prescritto dalla direttiva a tutela della sicurezza stradale. Il termine per l’adozione delle linee guida era stato fissato al 19 dicembre 2011 con comunicazione al 19 marzo 2012 alla Commissione.

Lo Stato italiano ha provveduto a  rispondere   alle richieste della direttiva europea con il decreto legislativo del 10/03/2011, pubblicato nella  G.U. n. 81 del 08/04/2011. Il decreto accoglie le direttive europee e le fa parte integrante del nostro sistema di sicurezza sulle strade.

Dati diffusi la scorsa primavera dalla Commissione dei trasporti europea parlano di una settantina o poco più di persone che perdono la vita ogni giorno nei Paesi europei causa strada. Gli obiettivi della Commissione, benché impegnativi,  sono di dimezzare entro il 2020 numeri che continuano a rimanere drammatici.

Una stima che varia da Paese a Paese e che vede alcuni Stati del Nord Europa con minori vittime rispetto ad altri. Per esempio il Regno Unito, la Svezia, i Paesi Bassi e la Danimarca, con circa 30 decessi per milione di abitanti si collocano sul gradino più alto della tutela e sicurezza.

Va anche detto che la progressiva diminuzione di vittime della strada degli ultimi anni, in passato le stime erano ancor più tragiche, va attribuita a una maggiore attenzione da parte dei singoli Stati. Ma ancora una volta a fare le spese percentualmente più alte della strada sono le fasce più deboli: anziani, motocliclisti, pedoni.


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