Investimenti globali in Ricerca e Sviluppo. Sorpresa: il primato è della Volskswagen
Pubblicati i risultati dell’Industrial R & D Investment Scoreboard 2012 della Commissione Europea. Bene le imprese europee ma occorre fare di più.
La Commissione europea ha pubblicato il 18 novembre l’EU Industrial R & D Investment Scoreboard i cui dati fanno riferimento al 2012.
L’EU Industrial R&D Investment Scoreboard è pubblicato annualmente dalla Commissione europea (DG Ricerca e innovazione e Centro comune di ricerca). Quello attuale si basa su un campione di 2.000 imprese grandi investitori in R&S alle quali cui corrisponde un valore di investimento superiore al 90% della spesa complessiva di R&S delle imprese di tutto il mondo. L’indagine misura il valore totale del loro investimento globale in R&S finanziato con capitali propri, indipendentemente dal luogo in cui si svolge la pertinente R&S. Il campione comprende imprese che hanno investito più di 22,6 milioni di euro nella R&S nel 2012 e che sono ubicate nell’UE (527), negli USA (658), in Giappone (353) e in altri Paesi (462) compresi Cina, Corea del sud, Svizzera, India, Canada, Australia, Israele, Norvegia e Brasile.
Orbene, da un prima lettura appare abbastanza evidente che nel contesto globale i principali investitori in R&S nel mondo hanno continuato ad aumentare i loro investimenti in ragione del 6,2% nel 2012, una cifra che supera la crescita delle vendite nette (4,2%). Nel complesso le 527 imprese con base in Europa hanno accresciuto l’investimento in R&S del 6,3%, (percentuale pari a 158.000.000.000 Euro e che rappresenta il 29,3% dell’investimento complessivo delle realtà che compongono il panel di riferimento), poco al di sopra della media delle 2.000 imprese censite nello Scoreboard. Tuttavia, come l’anno precedente esse si trovano in posizione arretrata rispetto alle controparti statunitensi (+8,2%).
Le imprese unionali presentano inoltre risultati sfumati a seconda del settore, alcuni segnalano una forte espansione degli investimenti in R&S mentre altrove si constata un ristagno o addirittura un declino. Le imprese censite nello Scoreboard dell’UE prevedono di accrescere il loro investimento nella R&S in media del 2,6% all’anno nel periodo 2013-2015, ridimensionando le aspettative manifestate nell’anno precedente.
Nel complesso, le imprese europee risultano così distribuite nei vari Paesi di provenienza: Germania 130, Regno Unito 107, la Francia 75, la Svezia 40, Olanda 35, Italia 30, Danimarca 25, Finlandia 20, Spagna 16, Belgio 13, Austria 12, Irlanda 11; Lussemburgo 4, Portogallo 4; Repubblica Ceca 1, Grecia 1 , Ungheria 1, Malta 1, Slovacchia 1.
Nella Top Ten dei principali investitori europei, il podio più alto spetta alla tedesca Volkswagen (che con 9,52 miliardi di euro si aggiudica anche il primato mondiale), seguita da Daimler (5,64 miliardi di Euro) e Robert Bosch (4,92 miliardi di Euro investiti). Appare quindi chiaro che il settore di mercato “Automobiles & Parts”, almeno per ciò che concerne gli investimenti in R&S, la fa da padrone nella vecchia Europa, surclassando di gran lunga il farmaceutico, l’elettronico e l’aerospaziale.
A riprova di ciò, sempre dalla Germania, BMW si piazza in 8° posizione (3,95 miliardi di Euro) e, assieme a Siemens (5 posizione), conferma alla Germania il primato europeo di investimenti in R&S
Tra il gruppo dei 10 maggiori paesi dell’UE (per investimenti in R & S delle imprese Scoreboard sede in quel paese), quelli le cui imprese hanno aumentato la R&S superiore alla media dell’UE sono stati: l’Italia (18,3%), l’Irlanda (10,7%), i Paesi Bassi (7,7%) e Svezia (6,7%), mentre risultati meno positivi arrivano da Finlandia (-10,3%), Danimarca (-3,0%) e Spagna (-2,1%).
Si fa presente, tuttavia, che ai fini della rilevazione statistica occorre tenere presente che, in molti Paesi, gli indicatori aggregati dipendono in larga misura sulle figure di pochissime aziende. Ad esempio, la crescita di R&S di Fiat (51,5%), che rappresenta da sola oltre il 36% dell’investimento totale in R&S delle società con sede in Italia, ha contribuito ad una parte significativa della crescita totale di investimenti in Ricerca & Sviluppo nella Penisola.
Máire Geoghegan-Quinn, Commissario responsabile per la Ricerca, l’innovazione e la scienza, ha affermato: “L’UE è ancora in posizione arretrata rispetto ai suoi principali competitori per quanto concerne gli investimenti delle aziende nella R&S e nelle ultime relazioni si leggono dei segnali che suscitano preoccupazione. Nonostante i risultati positivi delle compagnie unionali di punta in importanti settori industriali come quello automobilistico siamo ancora troppo deboli nei settori dell’alta tecnologia come le biotecnologie e il software.“
L’aumento medio del 6,2% dell’espansione della R&S nelle imprese che figurano nello Scoreboard si è registrato nonostante un rallentamento della crescita delle vendite nette (+4,2% contro il +9,9% del 2011) e un declino del 10,1% degli utili di esercizio per il 2012. I risultati nel complesso positivi registrati dall’UE sono dovuti per l’essenziale ai tassi d’espansione della R&S attribuibili alle imprese tedesche, soprattutto nel settore automobilistico.
Il secondo posto nella classifica mondiale è andato a Samsung Electronics della Corea del sud con un investimento di 8,3 miliardi di euro. Nella Top ten figurano, inoltre, 5 imprese targate USA (Microsoft, Intel, Merck, Johnson & Johnson e Pfizer), 2 in Svizzera (Roche e Novartis) e 1 in Giappone (Toyota).
Le imprese ubicate nell’UE attive nel settore automobilistico e della componentistica presentano forti tassi di espansione della R&S (+14,4% rispetto al -2,6% delle controparti statunitensi). Le imprese dell’UE hanno superato inoltre quelle statunitensi nel campo dell’ingegneria industriale (+12,3% contro +9,4%) nonché nel settore aerospaziale e della difesa (+9,5% contro -1,3%). I risultati delle imprese unionali nel settore delle TIC (Information and Communication Technology) appaiono meno univoci, poiché mentre i servizi nel campo del software e dell’informatica si piazzano bene (+14,2%) si registra un declino nell’hardware informatico (-2,3%). Di converso, le imprese basate negli USA hanno avuto risultati positivi in entrambi i settori (+12,6% e +14,8% rispettivamente).
Da un’analisi delle tendenze dell’ultimo decennio è emerso che gli USA continuano ad acuire la loro specializzazione in settori ad alta intensità di R&S come le TIC e la sanità (una quota del 70% sugli investimenti totali in R&S fatti dalle imprese statunitensi censite nello scoreboard nel 2012 rispetto al 64% nel 2004).
Nonostante il forte ruolo guida degli USA in questi settori ad alta intensità di R&S, da un esame più attento delle imprese unionali di secondo piano emerge un numero significativo di buoni piazzamenti in settori come quello del software e delle biotecnologie, il che fa pensare che tali imprese potrebbero essere i leader futuri.
Insomma, se il buon risultato ottenuto dalle imprese tedesche dell’automobile (guarda un po’, proprio quelle che sembrano non aver subito i forti contraccolpi della crisi del mercato delle auto, ci si chieda il perché) ci rincuora come cittadini europei, non si può sottacere come la mancanza di lungimiranza negli investimenti in Ricerca & Sviluppo (sperimentazioni, nuove tecnologie ed applicazioni, sinergia tra mondo della ricerca e produzione), o per lo meno un approccio univoco da parte delle imprese europee, rischia di rallentare quello sviluppo economico e sociale cui tutti (a parole) affermano di tendere.