FRA ALLARMI ANNUNCIATI E TREGUE INSPERATE
Rientrato lo sciopero dei benzinai all’inizio di settembre, rimane irrisolto il nodo della continua fluttuazione dei prezzi
Gli automobilisti hanno potuto tirare un sospiro di sollievo. Lo sciopero di tre giorni in programma dal 15 al 17 settembre è stato revocato, ma non si sono placate le polemiche. Al centro della protesta dei gestori, non solo le Compagnie petrolifere, ma anche la politica del Governo, in particolare alcune misure contenute nella bozza di disegno di legge di riforma della rete, dove – secondo i Gestori – oltre a ritoccare i contratti, si sarebbero introdotti su larga scala i cosiddetti “impianti ghost” (fantasma), cioè quegli impianti dotati solo di una pompa per la “Verde” e una per il gasolio e che attualmente si trovano solo nelle zone più disagiate d’Italia. La strategia promossa dal Governo e dalle compagnie petrolifere per abbassare nel medio-lungo periodo i prezzi dei carburanti si basa sulla riduzione del numero dei distributori.
La razionalizzazione della distribuzione dovrebbe contribuire a rendere più simmetrici i movimenti dei prezzi dalla materia prima al prodotto finale. Si consideri che in Italia sono presenti 24.000 impianti contro i 15.000 presenti in Germania e i 12.000 in Francia. I costi necessari per mantenere una rete così vasta si scaricano, ovviamente, sul prezzo finale, infatti, i benzinai italiani hanno un volume di vendite (il cosiddetto “erogato medio”) molto basso rispetto alla media europea e per sopravvivere bisogna tenere alti i prezzi. Ovviamente per i gestori di carburanti questa è solo una concausa, e neanche la più grave: secondo loro, i carburanti costano caro soprattutto a causa delle tasse. I gestori inoltre la- mentano di dover subire continua- mente le critiche dei consumatori per gli alti prezzi di benzina e gasolio mentre il loro margine lordo è inferiore al 3% sul prezzo pubblico e di dover sostenere il peso del costo di sconti e campagne promozionali. Tanto per dare un’idea, il prezzo per 1 litro li benzina può so- stanzialmente essere suddiviso nelle seguenti componenti:
• costo del prodotto e margine di guadagno delle Compagnie Petrolifere; • costo del prodotto raffinato; • costo di deposito del prodotto su deposito costiero; • trasporto primario; • costo di stoccaggio su deposito interno; • trasporto secondario; • spese di ufficio; • accise; • imposta sul valore aggiunto, IVA, pari al 20%; • margine al gestore. Se diamo un rapido sguardo a come è strutturato il prezzo finale di benzina e gasolio, la componente fiscale (accise più Iva) grava per il 58% e la componente industriale per il restante 42%. Riguardo al gasolio le proporzioni rispettive sono 51% e 49%. Il margine lordo per le compagnie e i benzinai è di circa 14 centesimi al litro sulla benzina e 13 sul gasolio. Le accise sono delle imposte di produzione e vendita che sono state scaricate sui carburanti per fronteggiare i costi di varie emergenze e non sono state mai abolite a emergenza finita. La prima accisa fu introdotta da Benito Mussolini nel 1935, per finanziare le guerre coloniali in Africa. Col passare degli anni, tutti i governi che si sono succeduti hanno aggiunto ulteriori piccole tasse, dalla crisi di Suez fino alle guerre in Libano e Bosnia. Questo è l’ elenco delle accise attualmente applicate: • 1,90 lire per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935 • 14 lire per il finanziamento della crisi di Suez del 1956 • 10 lire per il finanziamento del disastro del Vajont del 1963 • 10 lire per il finanziamento dell’alluvione di Firenze del 1966 • 10 lire per il finanziamento del terremoto del Belice del 1968 • 99 lire per il finanziamento del terremoto del Friuli del 1976 • 75 lire per il finanziamento del terremoto dell’Irpinia del 1980 • 205 lire per il finanziamento della guerra del Libano del 1983 • 22 lire per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996 • 39 lire per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004. Considerate singolarmente, queste cifre sono irrisorie, ma insieme rappresentano più di 25 centesimi di euro. Sulla somma di tutte queste voci, poi, si pagano le varie imposte regionali e comunali e l’Iva del 20%, che può essere quindi considerata una tassa sulla tassa. Secondo il Presidente dell’Adoc, Carlo Pileri, “l’Italia è tra i Paesi europei dove la benzina costa di più, con una maggio- razione del 2,1% rispetto alla media dei Paesi della zona euro. Solo in Olanda, Finlandia e Grecia mettere benzina è più costoso che in Italia” Secondo le Associazioni dei consumatori, il caro carburante continua a portare l’inflazione verso l’alto, danneggiando i consumatori sia in modo diretto, al momento del rifornimento, sia in modo indiretto con il rincaro dei prodotti che subiscono le fluttuazioni dei carburanti. Per questo motivo Federconsumatori, Adoc e Adusbef chiedono interventi urgenti e concreti, come: • l’applicazione delle misure relative alla Commissione istituzionale di controllo sulla doppia velocità, • il blocco settimanale degli aumenti, • il taglio delle accise di 10 centesimi, • la liberalizzazione delle cosiddette “pompe bianche”, dando la possibilità di vendere anche prodotti no-oil ai distributori tradizionali, il cui numero sul territorio è sufficiente ma può essere anche aumentato. In questo modo, secondo le Associazioni dei consumatori, si incentiverebbe la concorrenza, con ricadute positive per i consumatori, in quanto si creerebbero le condizioni per un ribasso del prezzo finale della benzina. Le “pompe bianche”, così chiamate perché non riportano i nomi dei colossi multinazionali, sono distributori di carburante indipendenti che non appartengono a nessuno dei grandi marchi petroliferi. Il fenomeno, tutto italiano, è nato in alcune piccole realtà locali, ma si è ormai diffuso su tutta la Penisola. Nella maggior parte dei casi si tratta di piccoli imprenditori che gestiscono solo uno o due impianti e sono molto agili e attivi nel territorio. Grazie ai bassi costi di produzione, una catena distributiva molto corta e a zero spese pubblicitarie sono in grado di offrire prezzi alla pompa molto più competitivi dei distributori “normali”. Secondo alcune stime le “pompe bianche” sono arrivate a 1.500-2.000, con una quota di mercato pari a circa il 7%. In questi distributori, si arriva a risparmiare anche 5-6 centesimi al litro. Esistono poi alcune pompe “non bianche” che però non portano il logo delle compagnie petrolifere, ma quello di alcune catene della Grande Distribuzione, come ad esempio Auchan, Carrefour, Conad. Una delle accuse più frequenti che i consumatori lanciano da anni è il rapporto petrolio-benzina: quando il prezzo del petrolio sale anche quello dei carburanti immediatamente si allinea al rialzo, mentre quando il petrolio scende non succede la stessa cosa. I petrolieri si difendono, a volte, dicendo che i ritmi di acquisto e di vendita sono sfasati e, altre volte, che bisogna guardare non al barile di greggio, ma alle quotazioni internazionali dei carburanti. Il prezzo del carburante è comunque una questione politica, aldilà delle quotazioni del petrolio o del cambio euro/dollaro o della rete di distribuzione degli impianti. I petrolieri danno la colpa allo Stato, colpevole di applicare una tassazione troppo alta e lo Stato accusa i petrolieri, colpevoli a loro volta di speculare sulla pelle degli automobilisti. In ogni caso il compromesso sembra sempre lontano, e così lo Stato non riduce le accise sulla benzina, e i petrolieri alzano continuamente i prezzi di benzina e gasolio. A rimetterci sono ovviamente gli automobilisti e i consuma- tori in genere, visto che il prezzo dei carburanti sale ormai quasi quotidianamente e ha effetti sui prezzi di tutto ciò che viene trasportato. L’unica soluzione per i consumatori sembra sia quella di ridurre il consumo, il che, in tempi di crisi economica, sembra essere la soluzione più adottata. Risparmiare benzina fa bene non solo alle tasche degli automobilisti, ma anche all’ambiente. A questo riguardo c’è sempre qualcosa da imparare, anche per gli automobilisti più esperti. Ecco qualche consiglio. • preferire auto a basso consumo: quando si acquista un’auto nuova, si dovrebbe stare attenti ai consumi e preferire auto ibride e motori alimentati a gpl o a metano; • stile di guida: non tirare le marce, accelerare senza strappi, viaggiare in quarta o in quinta marcia anche in città; non superare mai i 3000-3500 giri del motore, cercare di viaggiare a una velocità costante, non frenare bruscamente e rallentare sfruttando il freno motore; • togliere dall’auto oggetti pesanti e inutilizzati; il consumo di carburante sale del 10-15 % con il portapacchi vuoto e anche del doppio con il portapacchi carico; non caricare l’auto con pesi inutili, più l’auto è pesante più consuma: ogni 30 Kg di peso aggiuntivo, comporta l’1,5% in più di spesa; caricare il portabagagli in modo attento (gli oggetti più bassi vanno messi davanti, i più alti dietro) aiuta a diminuire di un terzo il consumo di carburante. • pneumatici: aumentare leggermente la pressione (0,2 bar) e controllarli regolarmente; • apparati elettrici: per produrre un chilowatt di elettricità serve quasi 1 litro di carburante, ridurre l’uso dell’impianto stereo, del riscaldamento incorporato nei sedili e del climatizzatore; • Efficienza del veicolo: mantenere l’auto in perfetta efficienza, curando in particolare la pulizia e la taratura del carburatore, la pulizia del filtro d’aria e delle candele. Un filtro dell’aria intasato può far aumentare i consumi fino al 10% e una messa a punto periodica consente di risparmiare dal 10 al 20% di carburante.