SISTRI ADDIO?
Un caso clinico penoso quello del SISTRI!
Attorno al suo capezzale sono riuniti vari soggetti, molti dei quali in trepidante attesa dell’ultimo respiro, altri, ancora fiocamente possibilisti, ma, i più consapevoli di una prognosi infausta e di un destino già segnato.
All’indomani dell’uscita del “Resoconto e conclusioni della consultazione delle organizzazioni delle imprese interessate al SISTRI” che Edo Ronchi, incaricato del coordinamento, ha presentato al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, in tanti hanno capito che i giochi son più o meno fatti e che, almeno in via ufficiosa, lo stesso ministro competente starebbe valutando l’idea di un altro sistema di tracciabilità informatizzato da progettarsi con il coinvolgimento dei soggetti portatori di interesse, senza il carico di spesa di ulteriori oneri e con una serie di semplificazioni suggerite dalla base delle imprese.
Ma che, per il SISTRI, l’aria non fosse buona, si erano già avute diverse avvisaglie, infatti nel numero di maggio del Notiziario Autodemolitori (pagg 16 – 18: “Restituire speranza all’economia”), offrendo ai Lettori una sintesi dell’intervento del Ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, intervenuto all’Assemblea Nazionale di Confindustria il 23 maggio, ci eravamo soffermati, tra l’altro, su un passaggio del titolare del Dicastero di via Veneto, riguardante il mai del tutto partito Sistema Telematico di Tracciabilità dei Rifiuti, meglio noto come SISTRI.
Ebbene, in quella sede, nel sottolineare il fronte di impegno del Ministero rappresentato dall’esigenza di riallineare l’ordinamento italiano a quello europeo, “eliminando uno per uno tutti gli elementi di complicazione e penalizzazione ingiustificata introdotti in sede di recepimento delle direttive”, per rispondere alla domanda di cambiamento e di riforme che imprese e cittadini sollevano ogni giorno per uscire dalla crisi, il Ministro aveva dichiarato che: “Un caso emblematico di ingiustificato aggravio per gli operatori è certamente il SISTRI. Estendendo la tracciabilità dei rifiuti pericolosi anche a tipologie diverse e non pericolose, siamo stati più realisti del re. Il nostro sistema di tracciabilità va semplificato, a partire proprio dal perimetro di applicazione, per far sì che non rappresenti un ostacolo ingiustificato all’attività imprenditoriale. Per questo, insieme al Ministro Orlando abbiamo concordato la necessità di rivedere l’attuale sistema e la possibilità di introdurre un regime più agile allineato alle prassi europee. Spesso troppe norme o norme troppo complesse possono risultare controproducenti per la tutela dell’interesse pubblico. Un fenomeno paradossale che dobbiamo eliminare”.
Una voce che si aggiunge – non ultima – al complesso, contrappuntistico “De profundis” che dura da 6 anni (con ben 9 interruzioni e false partenze!)
Del resto, scrivevamo nello stesso articolo, la decisione del riavvio non è mai veramente piaciuta alle imprese, tant’è che R.ETE. Imprese Italia (Associazione che riunisce Casartigiani, CNA, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) in una lettera inviata al Presidente del Consiglio in carica, pur ribadendo di non aver mai messo in discussione l’utilità e la necessità della tracciabilità dei rifiuti, anche al fine di contrastare le ecomafie e la criminalità organizzata, contestava la complessità del SISTRI e le pesanti ricadute per le imprese.
“Per questo – spiegava l’Associazione – ne sosteniamo l’abrogazione e, al tempo stesso, chiediamo invano da due anni, prima al Ministro Prestigiacomo e poi al Ministro Clini, la riprogettazione di un nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti che risponda a criteri di efficienza, trasparenza, economicità e semplicità”.
A questo punto, è legittimo chiedersi se salterà anche la prima scadenza operativa che era stata fissata dall’ex-Ministro Corrado Clini con il Decreto del 20 marzo 2013 che fissa al 1° ottobre 2013 l’attivazione del Sistema per enti e imprese che gestiscono rifiuti pericolosi, nonché per i produttori di rifiuti pericolosi con più di 10 dipendenti, e il 3 marzo 2014 per tutti gli altri. A “lume di naso”, parrebbe di si, almeno valutando quanto si legge nel documento, predisposto dal coordinatore Ronchi sulla base degli interventi svolti nell’incontro preliminare del 5 giugno e delle risposte scritte pervenute alle 3 domande che successivamente erano state distribuite alle organizzazioni.
“Siamo convinti che il termine del 1° ottobre 2013, qualora fosse confermato, comporterebbe notevoli disagi delle diverse decine di migliaia di imprese e di operatori che producono e gestiscono rifiuti pericolosi: i costi economici e organizzativi ditale avvio sarebbero rilevanti, in particolare in un momento di crisi e di difficoltà delle imprese. Riteniamo che sia inopportuno utilizzare tale scadenza anche solo come sperimentazione poiché sappiamo già che il SISTRI è troppo oneroso e abbiamo avuto già sufficienti prove della sua non funzionalità. Occorre prendere atto che il SISTRI non è idoneo perché comporta eccessivi sovraccarichi organizzativi e che va quindi abolito con un intervento legislativo, abrogando le norme che lo prevedono e sostituendolo con nuovi criteri da affidare poi a normativa secondaria e mantenendo nel frattempo il sistema preesistente, con eventuali piccole integrazioni che ne garantiscano una maggiore efficacia, compreso quello sanzionatorio”.
Nel documento si indicano 5 possibili “vie alternative”:
1. trasmettere in forma digitale i dati dei registri di carico e scarico dei rifiuti dei soggetti che ne sono obbligati secondo la legislazione vigente alle ARPA/APPA e agli organi di polizia, abolendo le chiavette USB con software standardizzati ;
2. per il trasporto dei rifiuti, oltre all’abolizione delle chiavette e le Black box, utilizzare il modello di formulario trasmesso in forma digitale all’Albo nazionale dei gestori ambientali, alle loro sezioni regionali e delle province autonome, in modo da verificarne la destinazione;
3. gli impianti di recupero e di smaltimento rendano accessibile in forma digitale quali tipologie e quantità di soli rifiuti pericolosi sono autorizzati a gestire, affinché produttori e trasportatori di tali rifiuti ne possano verificare l’idoneità;
4. la tracciabilità dei rifiuti sia assicurata anche da organizzazioni, quali quelle di categoria e i consorzi dei rifiuti, in particolare per le piccole imprese;
5. i dati dell’Albo relativi ai trasporti e quelli delle ARPA/APPA che attengono alla produzione dei rifiuti siano trasmessi ad un centro elaborazioni dati che potrebbe utilizzare la dotazione informatica del SISTRI, operando in collegamento con l’ISPRA, in modo da segnalare eventuali anomalie agli organi competenti.
S’apre, dunque, una nuova stagione per le verifiche sui percorsi dei rifiuti?
Forse è ancora presto per dirlo anche se l’attenzione è alta (N.d.r. si veda a questo proposito l’articolo: “Nuovi paletti alle esportazioni illegali” alle pagg 10, 11 di questo stesso numero).
Di certo c’è che, fino ad oggi, l’ondivaga “sopravvivenza forzata” del SISTRI è costata alle imprese oltre 70 milioni di Euro e al Ministero, ben 28 milioni l’anno (che forse sarebbero potuti essere destinati a bonifiche o a incentivazioni per il risparmio energetico e l’innovazione tecnologica sostenibile per le imprese stesse).