IL SETTORE DELL’AUTODEMOLIZIONE IN CONTROTENDENZA
Ma si deve all’effetto incentivi alla rottamazione, visto che i dati si riferiscono al 2009
Il 7 marzo 2012, l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha presentato il Rapporto Rifiuti Speciali 2011 (dati 2009) che testimonia come a seguito della crisi economica anche nella produzione di questa categoria di rifiuti si è verificato a livello nazionale una significativa riduzione ( -7,3%), passando da 138,6 milioni a 128,5 milioni di tonnellate. Nello specifico, a calare maggiormente sono risultati quelli etichettati come “pericolosi” (- 8,6%), prodotti per il 52,9% dal settore manifatturiero, di cui il 22,7% è da attribuire a “servizi, commerci e trasporti” che comprende, appunto, i veicoli fuori uso radiati dal PRA, pari a circa l’1,6%, in aumento rispetto al 2008.
Il Dlgs. n. 209/2003, di recepimento della Direttiva 2000/53/CE in materia di veicoli fuori uso, che ha introdotto, nel sistema di gestione di questo importante flusso di rifiuti pericolosi, significative modificazioni, ha assegnato all’ISPRA, il compito di monitorare l’intero ciclo dei veicoli fuori uso, attraverso la predisposizione annuale di una relazione contenente le seguenti informazioni:
a. i dati trasmessi dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti relativi alle immatricolazioni di nuovi veicoli avvenute nell’anno solare precedente, ai certificati di rottamazione pervenuti dai centri di raccolta, dai concessionari, dai gestori delle succursali delle case costruttrici o degli automercati relativi ai veicoli fuori uso ad essi consegnati, nonché i dati relativi alle cancellazioni che pervengono dal Pubblico Registro Automobilistico;
b. i dati comunicati annualmente, attraverso il modello unico di dichiarazione ambientale (MUD), dai soggetti che effettuano attività di raccolta, trasporto e trattamento dei veicoli fuori uso relativi ai veicoli fuori uso ed ai pertinenti materiali e componenti sottoposti a trattamento, nonché i dati relativi ai materiali, ai prodotti ed ai componenti ottenuti ed avviati al reimpiego, al riciclaggio e al recupero;
c. i dati comunicati da coloro che esportano i veicoli fuori uso o loro componenti.
I risultati del monitoraggio annuale mostrano che, nonostante i significativi miglioramenti raggiunti in alcuni contesti territoriali, sono ancora presenti un numero elevato di impianti di trattamento, spesso non specializzati, né adeguati ai requisiti del decreto. Molti degli impianti censiti trattano quantitativi molto bassi di veicoli e quote rilevanti di altre tipologie di rifiuti (altri rottami, ma anche carta, vetro, plastica ecc.).
La metodologia di calcolo per la determinazione delle quantità di rifiuti, derivanti dai veicoli fuori uso, avviate alle diverse forme di gestione (reimpiego, riciclo, recupero smaltimento) è quella individuata dalla decisione 2005/293/CE che istituisce le modalità di controllo dell’osservanza degli obiettivi di reimpiego/recupero e di reimpiego/riciclaggio fissati nella Direttiva 2000/53/CE.
I dati vengono, inoltre, elaborati tenendo conto del manuale Eurostat “How to report end of life vehicles according to the Commission Decision 2005/293/CE” (rev. 9 marzo 2010).
La principale fonte di informazione per il monitoraggio del ciclo di gestione dei veicoli fuori uso è rappresentata dalla dichiarazione MUD che, con il DPCM. 22 dicembre 2004, è stata integrata con una specifica Sezione dedicata alla gestione dei veicoli fuori uso.
Per integrare e validare le informazioni desunte dalla banca dati MUD, l’ISPRA ha predisposto ed inviato agli Enti competenti al rilascio delle autorizzazioni (Regioni,, Province, Commissari per l’Emergenza rifiuti, Comuni), specifiche schede di rilevamento che hanno consentito di delineare il quadro nazionale degli impianti di gestione dei veicoli fuori uso, rientranti nel campo di applicazione del D.lgs. n. 209/2003.
Per quanto attiene, invece, al numero di veicoli che annualmente giungono a fine vita sono stati elaborati i dati forniti dall’ACI. L’Italia, infatti, con il PRA Automobilistico, gestito dall’ACI, dispone di un efficiente sistema di registrazione e deregistrazione dei veicoli, in grado di fornire informazioni precise ed attendibili sul numero dei veicoli giunti a fine vita e divenuti, quindi, rifiuti.
Secondo i dati elaborati dall’ACI, il parco circolante in Italia, nel 2009, è stato pari a circa 48 milioni di veicoli di cui 36,4 milioni circa di autovetture e mostra un leggero incremento (+0,2%) rispetto ai dati relativi al 2008. Le immatricolazioni di autovetture sono risultate pari a quasi 2,2 milioni. L’analisi dei dati evidenzia che, nonostante i notevoli progressi in termini di “svecchiamento”, in virtù degli incentivi concessi alla rottamazione nel corso degli anni, risulta ancora elevato il numero di autoveicoli datati. In particolare, nel 2009 il numero di veicoli circolanti con età superiore a 10 anni è stato pari al 37,3% del totale dell’intero parco circolante.
I veicoli radiati per demolizione, nel 2009, rappresentano il 77% delle radiazioni totali, le esportazioni circa il 22% e la circolazione su area privata circa l’1%. Le radiazioni per demolizione evidenziano un incremento di circa il 31%, passando da 1,3 milioni di veicoli radiati nel 2008 agli oltre 1,7 milioni del 2009. Tale incremento è stato sicuramente influenzato dalla incentivazione statale concessa nel 2009 per la rottamazione dei veicoli con età superiore ai 10 anni.
La maggior parte delle radiazioni per demolizione viene effettuata al Nord (45%), al Sud (34%), mentre al Centro il numero appare più contenuto (21%), coerentemente con quanto ci si potrebbe attendere in relazione alla densità abitativa ed al numero di veicoli circolanti nelle tre diverse macroaree geografiche. La percentuale di radiazioni riflette a grandi linee la distribuzione delle immatricolazioni di nuovi veicoli riscontrate dall’ACI per macro area geografica nello stesso anno di riferimento.
Va, tuttavia, rilevato che i dati resi disponibili dall’ACI rappresentano il numero totale di veicoli radiati per demolizione nell’anno di riferimento, e non il numero di veicoli demoliti riguardanti le categorie M1 ed N1 ed i veicoli a motore a tre ruote, a cui si applica la Direttiva 2000/53/CE.
Le informazioni di dettaglio per tipologia di veicolo radiato dal PRA dovrebbero essere trasmesse ad ISPRA, come evidenziato, dal Ministero delle infrastrutture e trasporti, in ottemperanza a quanto disposto dall’articolo 11 del D.lgs. n. 209/2003. In realtà il D.lgs. n. 149/2006 di modifica del D.lgs. n. 209/2003 ha introdotto una nuova disposizione che prevede che le modalità per l’acquisizione e la trasmissione di tutte le informazioni da parte del Ministero siano disciplinate da un successivo decreto dello stesso Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sentita l’ISPRA per i profili di competenza. Ad oggi il decreto non è stato emanato per cui l’Istituto non dispone né di informazioni di dettaglio sui veicoli immatricolati e radiati, né di dati sui certificati di rottamazione.
Per il calcolo degli obiettivi di recupero e riciclaggio, partendo dai dati forniti dall’ACI, si è, comunque, proceduto attraverso una stima, alla quantificazione del numero di veicoli radiati, rientranti nel campo di applicazione del D.lgs. n. 209/2003 pari a 1.610.137.
La ripartizione per macroarea geografica dei quantitativi di veicoli trattati nel 2009 evidenzia che l’incremento si è verificato soprattutto al Nord (+200 mila tonnellate), mentre al Centro (+38 mila tonnellate) ed al Sud (+ 76 mila tonnellate) si sono riscontrati incrementi più contenuti.
Il Nord è l’area geografica in cui vengono trattati i quantitativi maggiori di veicoli fuori uso, oltre 670 mila tonnellate (49% del totale), mentre circa 242 mila tonnellate vengono demolite al Centro (18%), e 465 mila al Sud (34%).
Riguardo agli impianti di frantumazione, che rappresentano l’ultimo anello della filiera di gestione e che operano la riduzione in frammenti della carcassa in un mulino e il successivo recupero dei metalli ferrosi per via magnetica, il sistema appare non diffuso in maniera capillare sul territorio, ma maggiormente concentrato in alcuni contesti territoriali in vicinanza degli impianti di recupero del rottame ferroso e nelle zone in cui il tessuto industriale è più strutturato.
Il rifiuto prodotto da questi impianti, denominato fluff, è costituito dal residuo non metallico contenente plastiche, imbottiture, gomma, vetro, tessuti, vernici ed adesivi, materiali isolanti e guarnizioni e rappresenta uno tra i maggiori problemi dell’intera filiera.
Una corretta decontaminazione degli autoveicoli, essendo il fluff costituito essenzialmente da materiali organici aventi un discreto potere calorifico, ne consentirebbe un efficace recupero energetico.
Gli impianti di frantumazione operativi, nel 2009, in Italia sono 38 per la maggior parte localizzati nel Nord del Paese.Questi impianti trattano diverse tipologie di rifiuti di cui i veicoli, nel 2009, costituiscono circa il 43%.
La fase di post frantumazione, non sempre presente negli impianti, consente la successiva separazione di altre frazioni recuperabili, quali i metalli non ferrosi e le plastiche che non vengono asportate nella fase di demolizione. Le tecnologie utilizzate, che sfruttano le caratteristiche fisiche dei materiali ancora presenti nel fluff, possono essere assemblate in sequenza in maniera diversa a seconda del grado di efficienza del risultato che si intende ottenere e delle tipologie di materiali che si intende recuperare. La presenza o meno di una fase di post frantumazione più o meno spinta, d’altra parte, è influenzata in maniera sostanziale dalla esistenza di uno sbocco di mercato dei materiali da recuperare che, ad oggi ancora non trovano una destinazione certa.
Particolarmente critica è, inoltre, la gestione finale del fluff che ad oggi, in Italia, viene totalmente smaltito in discarica e che dovrà necessariamente trovare forme di gestione più adeguate che consentano di sfruttarne il potere calorifico ai fini della produzione di energia.