MODALITÀ DI RICICLO DEGLI AUTOVEICOLI DA PARTE DEI PAESI EUROPEI: UNO SGUARDO ALLE DIVERSE AZIONI IN MERITO
È difficile fare un discorso generalizzato sulla situazione in Europa relativa al trattamento degli autoveicoli a fine vita, in quanto ogni Paese Membro ha messo in atto politiche diverse a riguardo: ci proveremo, nonostante le problematiche a cui andremo incontro. Nella maggior parte dei casi, fortunatamente, sono state intraprese delle iniziative di riciclo mediante collaborazioni incrociate tra governi, produttori, aziende di riciclaggio, discariche ed associazioni dei consumatori al fine di raggiungere degli standard ambientali che si avvicinano molto a quelli prescritti dalla normativa generale.
Per quanto riguarda la Germania si possono menzionare due decisivi progetti: VW PROJECT, un’iniziativa della Volkswagen che mira alla definizione di un indicatore della percentuale di riciclabilità di un’auto volto a definire quali parti dei veicoli possono essere riciclate. Da queste analisi emerge che è possibile operare il disassemblaggio in modo economicamente efficace, che il riciclo deve essere economicamente e tecnicamente fattibile e che è disponibile un mercato dei materiali riciclati. Questo indicatore non fornisce però informazioni sulle tecniche e le pratiche di riciclaggio. Un secondo progetto è l’ARIV Project, condotto dall’industria degli autodemolitori e dal Ministero degli affari economici di Nordrhein- Westfalen. Il progetto cerca di ottenere una collezione di dati al fine di stabilire una metodologia che determini quali sono le parti degli autoveicoli dismessi che è conveniente recuperare: i criteri utilizzati sono il peso, la riciclabilità dei materiali, il prezzo del materiale primario e riciclato e la presenza di una infrastruttura per il riciclo.
In Olanda il governo ha incoraggiato delle alternative al landfilling imponendo delle tasse sulla messa in discarica delle auto a fine e promuovendo la politica dell’EPR (Extended Producer Responsability), su proposta delle stesse case automobilistiche. In questo modo la discarica diviene agli occhi di tutti molto meno attraente dell’incenerimento e soprattutto di altri trattamenti più ecosostenibili. Inoltre la politica dell’EPR fa sì che i problemi che reca una vettura a fine vita siano tenuti più in considerazione durante la fase di progettazione, favorendo il riuso parziale o totale delle parti e dei materiali, ed i costi relativi ai trattamenti post-utilizzo possano essere inclusi nel prezzo iniziale del prodotto. Per favorire una competitività leale tra le varie case automobilistiche il governo invita i produttori a proporre delle misure a favore dell’ambiente e del riciclo che diventano obbligatorie solo se almeno il 75% delle industrie coinvolte sono d’accordo. Questo risultato importante è stato ottenuto anche grazie alla creazione dell’ARN (Auto Recycling Nederland), associazione di proprietà dei produttori di auto che include anche importatori, autodemolitori, garage, meccanici, trituratori, consulenti ed intermediari, al fine di ottimizzare tutti i processi di trattamento dei veicoli a fine vita in modo sostenibile a livello ambientale. I finanziamenti per sostenere l’attività dell’ARN derivano da una tassa imposta all’acquisto dell’autoveicolo, la Waste Disposal Fee, che ammonta a circa 75 US$. L’ARN, i cui soci devono possedere requisiti abbastanza restrittivi in termini di strumenti, attrezzature e strutture, elargisce dei premi ai propri membri per trattare i veicoli a fine vita secondo le procedure corrette e fissate anche a livello contrattuale.
In Svezia è stato istituito un progetto con lo scopo di sviluppare un sistema ecologicamente compatibile per il disassemblaggio delle vetture a fine vita. Il progetto, chiamato ECRIS (Environmental Car Recycling in Scandinavia), si è svolto nella linea di disassemblaggi o d’avanguardia di Jonkoping; da questo progetto sono derivati sottogruppi e sottoprogetti per definire le metodologie migliori a riguardo, unitamente al delineamento delle tecniche di rimozione delle parti ancora commerciabili.
In Inghilterra è stato creato il Consortium of Automobile Recycling (CARE) tra i vari produttori automobilistici al fine di lavorare sinergicamente sull’ideazione di una rete “pilota” di riciclo. Il progetto, guidato dalla Rover, ha trattato 250 tonnellate di rifiuti altrimenti destinati alle discariche utilizzando tecniche sperimentali in vista di una futura ed eventuale consolidazione. L’iniziativa ha incluso il coinvolgimento attivo dei 10 maggiori produttori di auto ed un nucleo di 14 autodemolitori, che hanno lavorato sul riciclo delle schiume poliuretaniche dai sedili, dei vetri, dei pneumatici, delle finiture interne in ABS ed in PP e dei paraurti in PP.
Infine, in Belgio, si può menzionare il progetto FEVAR, nato per valutare la fattibilità tecnica ed economica di un disassemblaggio completo di una vettura a fine vita.
Avv. Rosa Bertuzzi Consulente Ambientale – ambienterosa@libero.it