EMISSIONI DI PM10 ANCORA TROPPO ELEVATE

Italia deferita alla Corte di Giustizia europea

Tra i fattori di inquinamento più diffusi nel nostro Paese, le polveri sottili o PM10 rappresentano la maggiore minaccia alla qualità dell’aria nei centri urbani. Le PM10 sono particelle microscopiche, il cui diametro è uguale o inferiore a 10 µm (millesimi di millimetro). Sebbene possano avere un’origine naturale legata all’erosione del suolo, alle eruzioni vulcaniche o alla dispersione di pollini, la principale causa della diffusione delle polveri sottili nell’aria è legata all’attività dell’uomo. I principali responsabili sono i processi di combustione, in particolare quelli relativi ai motori delle automobili, agli impianti di riscaldamento e alle attività industriali. La pericolosità delle polveri sottili dipende dalle loro dimensioni e dalla loro capacità di raggiungere le diverse parti dell’apparato respiratorio: – oltre i 7 µm: cavità orale e nasale; – fino a 7 µm: laringe; – fino a 4,7 µm: trachea e bronchi primari; – fino a 3,3 µm: bronchi secondari; – fino a 2,1 µm: bronchi terminali; – fino a 1,1 µm: alveoli polmonari.

Asma, malattie cardio-polmonari e la diminuzione delle funzionalità dei bronchi sono le principali patologie legate alle PM10. Secondo una stima dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sulla base di uno studio condotto nel 2000 in 8 città del mondo, le polveri sottili sono responsabili dello 0,5% dei decessi registrati nell’anno. La legislazione europea, da sempre molto attenta alla salute dei cittadini, in materia di polveri sottili ha stabilito da diversi anni precisi valori limite per l’esposizione, ai quali gli Stati membri avrebbero dovuto conformarsi entro il 2005. La concentrazione annua non deve superare i 40 microgrammi al m3 e il valore limite della concentrazione quotidiana è di 50 microgrammi al m3, che non deve essere superato per più di 35 volte in un anno. L’Italia, nonostante sia stata più volte richiamata dall’Unione Europea, non si è ancora messa in regola e continua a non rispettare i parametri fissati da Bruxelles con la Direttiva 2008/50/CE, che impone agli Stati membri di limitare l’esposizione dei cittadini alle polveri sottili. Secondo le rilevazioni del 2009 in Italia i livelli annui di PM10 risultano quasi ovunque nella norma (ad eccezione di Torino, Asti, Alessandria, alcune zone della Lombardia, Venezia, Padova, l’area metropolitana di Firenze-Prato, Frosinone e Salerno), ma i valori giornalieri sono fortemente superiori ai valori massimi stabiliti dall’UE. Tra le città del Nord che rispettano i parametri sono presenti solo Asti, Alessandria, Trento, Udine, La Spezia e Imola. Nel Centro sono in regola alcune zone del Lazio, mentre al Sud solo Salerno e la maggior parte dei comuni pugliesi presentano valori nella norma. Per questo motivo l’Italia, insieme a Cipro, Portogallo e Spagna, sarà giudicata dalla Corte di Giustizia di Lussemburgo e sarà costretta a pagare l’ennesima multa europea. Subito dopo l’entrata in vigore dell’ultima Direttiva Europea sulla qualità dell’aria, la 2008/50/CE, vigente dal 18 giugno 2008, l’Italia ha ricevuto il primo avvertimento da parte della Commissione Europea, mediante lettera di messa in mora, all’inizio del 2009. La direttiva permetteva di chiedere una proroga per adeguarsi alle nuove norme, dimostrando di aver adottato misure in grado di abbassare i valori di polveri sottili e di aver predisposto un piano per il miglioramento della qualità dell’aria. Il primo richiamo ha coinvolto 10 Stati membri (Cipro, Estonia, Germania, Italia, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Slovenia, Spagna e Svezia) e subito dopo l’Italia chiese la prima proroga per circa 80 zone di 17 regioni e Province Autonome, che fu rifiutata per la maggior parte dei territori, in quanto la richiesta italiana non forniva adeguate garanzie sul rispetto dei tempi previsti. La seconda proroga richiesta dall’Italia nel febbraio 2010 riguardava 12 zone di Campania, Puglia e Sicilia, ma venne approvata una sola richiesta in Campania e fu seguita a maggio 2010 dal secondo e ultimo avvertimento da parte della Commissione Europea. Per questo motivo, su raccomandazione del Commissario per l’Ambiente, Janez Potocnik, la stessa Commissione ha deciso di ricorrere alla Corte di giustizia, “in quanto Italia, Cipro, Portogallo e Spagna non hanno finora affrontato in modo efficace il problema delle emissioni eccessive di Pm10”. Dure critiche sono arrivate dalle Associazioni ambientaliste, che hanno accusato il Governo di non aver risolto il problema per tempo, nonostante i ripetuti allarmi e le annuali segnalazioni. “Ora pagheremo due volte. Con i nostri polmoni e con il nostro portafoglio – ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, Presidente Nazionale di Legambiente – La multa europea sarà, infatti, ben superiore al risparmio previsto dai tagli indiscriminati di Tremonti all’ambiente e alle politiche di disinquinamento e ci toccherà pagare con le nostre tasche”. L’Italia ora ha tempo fino a Dicembre 2011 per mettersi in regola con la normativa europea.


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