NELLE CITTÀ È ALLARME AMBIENTALE
Ma aumentano anche consapevolezza e attenzione verso i temi dell’ambiente
Torna l’allarme ambientale nelle grandi città italiane. Lo stato di salute dei centri urbani principali è peggiorato sensibilmente in questi ultimi anni.
Secondo due autorevoli Studi: Rapporto Cittalia 2010 – Cittadini sostenibili, realizzato dall’Istituto di Ricerca dell’ANCI e il Rapporto Ecosistema Urbano, realizzato da Legambiente, Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, le nostre città stanno soffrendo dal punto di vista ambientale, peggiorando, di fatto, la salute e la vita dei cittadini.
Nelle città vive oltre la metà della popolazione mondiale, che ogni giorno svolge numerose attività con un impatto considerevole, sia diretto che indiretto, sull’ambiente in termini di produzione di emissioni climalteranti, polveri, rifiuti e consumo di risorse naturali, influenzando le condizioni di vita collettive e pesando sui fattori antropogenici dei cambiamenti climatici.
Lo studio realizzato dall’Istituto di Ricerca dell’ANCI, il Rapporto Cittalia – Cittadini sostenibili, fornisce una stima dell’impatto ambientale sulla base dell’evoluzione dei consumi residenziali di energia elettrica, di gas naturale e di acqua, della produzione e della gestione dei rifiuti urbani e dei consumi delle diverse tipologie di carburante in relazione al trasporto privato.
Il rapporto inoltre prende in considerazione 15 aree metropolitane italiane: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Trieste, Torino e Venezia.
Dal Rapporto è emerso un panorama catastrofico, anche se non mancano esempi di Amministrazioni che prestano maggiore attenzione alla tutela e alla valorizzazione dell’ambiente urbano.
Roma è la città in cui i cittadini hanno un maggior impatto ambientale in termini di CO2, ogni residente nel 2009 ha emesso 2.406 kg di CO2. Seguono Torino (con 2.303 kg per residente), Firenze (2.296 kg pro capite), Bologna 2.284 kg pro capite) e Trieste (2.215 kg). Milano, con 1.842 kg di CO2, rappresenta la città che registra maggiori miglioramenti nella riduzione dell’impatto ambientale e di conseguenza nell’emissione di CO2.
La media nazionale è pari a 1.804 kg e tutte le città del centro nord si collocano al di sopra di tale valore medio, mentre, le città del Mezzogiorno sono tutte al di sotto di tale valore. In particolare, Napoli è la città con un impatto ambientale in termini di CO2 più basso (1.303 kg pro capite).
Oltre ai costi ambientali delle emissioni di gas serra, i ricercatori dell’ANCI, hanno stimato anche il costo economico imputabile ad ogni singola città. La classifica, che si basa sul prezzo di mercato della CO2 emessa, vede Roma al primo posto con oltre 92,6 milioni di euro, pari a 34,9 euro pro capite, a cui seguono Milano (33,8 milioni di euro, 26,7 euro a testa) e Torino (poco meno di 30 milioni di euro, 33,4 euro per abitante). Reggio Calabria e Cagliari presentano, invece, i minori costi con rispettivamente 3,5 e 2,95 milioni di euro. Anche in questo caso le città del centro nord registrarano i valori più elevati e superiori alla media delle città (26,2 euro). Al contrario, le città del sud si collocano tutte sotto il valore medio.
Un altro parametro per “monetizzare” i costi delle emissioni è la superficie boschiva che sarebbe necessaria per neutralizzarle, ma anche in questo caso la situazione non cambia. Nel caso della capitale, servirebbero 1,50 ettari di bosco (un’estensione pari a quella di 2 campi di calcio) per ogni abitante. In altri termini, per compensare la CO2 emessa dai cittadini romani, l’84,9% del territorio comunale dovrebbe essere coperto da boschi. Di poco inferiore la superficie boschiva pro capite necessaria nelle città di Torino e Bologna (rispettivamente 1,44 ettari e 1,43 ettari pro capite). Meno di un ettaro (poco più di un campo di calcio) è la superficie boschiva necessaria, invece, per ogni residente di Napoli, Cagliari, Palermo, Reggio Calabria, Catania, Messina e Bari per contrastare l’inquinamento ambientale causato dai propri comportamenti.
I ricercatori hanno stilato anche una classifica relativa alla cosiddetta “attenzione all’ambiente”, valutata confrontando i vari progetti inseriti nel Programma Triennale 2010-2012 delle Opere Pubbliche delle 15 città analizzate. I ricercatori hanno notato che Roma è la città in cui sono stati programmati i maggiori investimenti per progetti “a valenza ambientale”, per una cifra complessiva di 64 miliardi di euro.
Anche la panoramica emersa dall’annuale Rapporto Ecosistema Urbano, realizzato da Legambiente, Ambiente Italia e Sole 24 Ore, presenta una situazione, in cui tutti i centri urbani con più di mezzo milione di abitanti vedono peggiorare il loro stato di salute da un anno all’altro. Giunto quest’anno alla sua XVII edizione, Ecosistema Urbano è realizzato attraverso questionari e interviste dirette ai 103 comuni capoluogo di provincia ed impiega 25 indici tematici, coprendo tutte le principali componenti ambientali presenti in una città: aria, acque, rifiuti, trasporti e mobilità, spazio e verde urbano, energia, politiche ambientali pubbliche e private.
Osservando la classifica, sul podio, troviamo al primo posto Belluno, al secondo Verbania e infine Parma. Poi Trento, Bolzano, Siena, La Spezia, Pordenone, Bologna e, a chiudere la top ten, Livorno. Il Mezzogiorno e in particolar modo le città siciliane hanno l’assoluto predominio del fondo della graduatoria.Tra gli ultimi venti comuni solo la ligure Imperia (93a) rimane a rappresentare il settentrione. Le altre regioni, che fanno parte della coda della graduatoria, sono Calabria, con 4 città, Campania, Sardegna e Puglia. LelazialiViterbo(84a),Frosinone(94a)e Latina (100a) e la toscana Pistoia (85a) compongono la rappresentanza in coda del centro del Paese. Palermo è 101a, poi c’è la calabrese Crotone (102a) e ultima è Catania (103a). 63a (ma 46a lo scorso anno); Roma, 75a (era 62a); Napoli, 96a (era 89a); Palermo, 101a (90a nella scorsa edizione). La flessione delle aree metropolitane è dovuta principalmente a una generale conferma di performance non esaltanti in alcuni dei settori chiave del rapporto, come ad esempiolaqualitàdell’aria,iltrasporto pubblico o la raccolta dei rifiuti. Torino è l’unica città in controtendenza, 74a in classifica (era 77a lo scorso anno), proprio perché migliora di poco nelle medie del Pm10 e soprattutto dell’Ozono dove dimezza i giorni di superamento della soglia, scendendo a 36 giorni contro i 74 del 2009, come risale, di poco, anche nei settori del trasporto pubblico, dei consumi idrici e dei rifiuti, sia nella produzione che nella raccolta differenziata, dove arriva al 42%.
“La vera emergenza nelle nostre città –
Milano, sebbene migliori nelle emissioni di CO2, peggiora in tutti gli altri indici della qualità dell’aria e in particolare per le concentrazioni di Ozono (60 giorni di superamento, erano 41 lo scorso anno); tutti i grandi centri urbani sono in caduta libera, eccetto Torino (74a): Genova, 32a (era 22a nella scorsa edizione); Milano, ha dichiarato il Presidente Nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – è rappresentata spesso dalla scarsa lungimiranza, dalla mancanza di coraggio e di modernità da parte di chi le governa. Perché se è vero che lo Stato investe pochissimo nelle infrastrutture per il trasporto pubblico urbano,questo non può diventare l’alibi per l’immobilismo delle grandi città che oggi invece potrebbero rappresentare il fulcro del cambiamento, approntando da subito interventi sostanziosi quasi a costo zero”.
Scorrendo la classifica, tra le varie sorprese abbiamo l’entrata nella top ten della città di Pordenone. Il capoluogo friulano, arriva all’ottavo posto dalla 37a posizione dello scorso anno. Inoltre sorprende anche, in positivo, la presenza tra i primi quaranta capoluoghi di ben 5 città meridionali (erano 4, ma tra i primi 42 lo scorso), due delle quali campane. Ancora più eclatante sono la conferma di Salerno (19a, era 34a nella passata edizione) e la comparsa di Avellino (29a, 80a lo scorso anno), che avviene principalmente per un impressionante balzo in avanti nei numeri della raccolta differenziata dei rifiuti, messo insieme a performance complessivamente buone. L’avanzamento in classifica di queste città è dovuto ai miglioramenti significativi nei settori chiave di Ecosistema Urbano. Migliorano, infatti, nella qualità dell’aria; nei rifiuti, diminuendo la produzione complessiva e aumentando la percentuale di rifiuti raccolti in maniera differenziata. Migliorano anche nelle energie rinnovabili (Solare Termico, Fotovoltaico e Politiche energetiche). Diminuiscono poi i consumi di carburanti e aumenta lo spazio per le bici. Bologna si conferma al nono posto, mentre decima è Livorno, che era dodicesima nella passata edizione e 24a due anni fa. Livorno migliora in tutti gli indicatori legati all’inquinamento atmosferico; porta al 99% la sua capacità di depurare i reflui (era al 95% nella scorsa edizione); aumenta la percentuale di raccolta differenziata, ancora lontana da livelli ottimali, ma in crescita (38,2%).
Dai dati dei due Rapporti è emerso sicuramente un quadro drammatico: le nostre città sono inquinate e la qualità della vita negli ultimi anni tende a peggiorare. Eppure esistono alcuni passi in avanti, ancora deboli ma costanti. Sono sempre più numerosi, infatti, gli Enti Locali che investono nell’ambiente attraverso la gestione dei rifiuti, incentivando la circolazione delle biciclette o aumentando le zone a traffico limitato e il verde pubblico. Inoltre si sta registrando tra i cittadini una buona consapevolezza delle problematiche ambientali, con un’attenzione ai temi dell’ambiente e della qualità della vita, rinnovata e sempre meno ideologizzata. Dall’essere una moda per pochi, un’etichetta chic per differenziarsi, il mondo green sta diventando un nuovo modo di pensare l’economia e la società, attraverso la ricerca di prodotti e la selezione dei servizi sempre più attente e partecipate.