RIDUZIONE DELL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO E DEL TRAFFICO VEICOLARE. SARÀ VERO?

Tra proclami e Tavoli Tecnici, spuntano i tagli al TPL

Mentre l’autunno alle porte riporta l’attenzione dei media sulle iniziative volte alla riduzione del traffico veicolare (ndr: da poco si è conclusa l’ennesima Settimana Europea della Mobilità Sostenibile, di cui diamo ampio resoconto alle pagine 16-18 di questo Notiziario), una serie di notizie stuzzicano l’attenzione di chi scrive ed inducono ad una riflessione nel merito dell’effettivo obiettivo di riduzione dell’inquinamento atmosferico e del traffico veicolare privato nelle nostre città. Già, perché a leggere alcune notizie degli ultimi tempi, la domanda sorge spontanea: ma sarà poi vero? Vediamo di ricostruire insieme le tappe di questo ragionamento.

Dunque, il 1° ottobre, sul Sito del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, è apparso un comunicato che annunciava la costituzione, presso il MATTM stesso del “Tavolo tecnico sulla mobilità sostenibile”: per “individuare strategie e promuovere misure, ricerche e studi finalizzati a coniugare politiche industriali e politiche di tutela ambientale”. Per il momento, tale Tavolo, presieduto dal MATTM, vede la partecipazione del Ministero per lo Sviluppo Economico, del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e delle più importanti Associazioni imprenditoriali coinvolte nelle strategie derivanti dalla mobilità sostenibile: Confindustria, ANFIA, Federchimica, Unione Petrolifera, Assoelettrica, Assocostieri, Federutility, UNRAE e Confinustria-Servizi innovativi e tecnologici. Fra gli argomenti all’ordine del giorno:
• l’inquinamento atmosferico derivante dal traffico nelle aree urbane;
• le emissioni di CO2;
• il futuro dell’auto elettrica e a gas naturale;
• il trasporto delle merci;
• lo sviluppo delle energie da fonti rinnovabili. In sé la notizia è positiva e fa intravedere la possibilità di un altro passo in avanti nel cammino verso la sostenibilità delle attività umane e la minimizzazione degli impatti sull’ambiente. Di seguito, il 7 ottobre, sempre sul sito del MATTM si dà notizia di un memorandum sottoscritto dal Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo e il Ministro della Scienza e della Tecnologia della Repubblica Cinese Wan Gang, che si prefigge di intensificare i rapporti di collaborazione fra Italia e Cina in materia ambientale. Focal point delle azioni previste è proprio la mobilità sostenibile, perseguita incrementando la collaborazione in materia di veicoli elettrici. “Il Governo cinese – si legge nel comunicato del MATTM – ha infatti chiesto la collaborazione del Ministero dell’Ambiente Italiano per l’attuazione del programma “Mille auto elettriche/ibride in 10 città” lanciato dal ministro Wan Gang nel 2009. Il progetto potrà avere interessanti ricadute per le imprese italiane presenti in Cina in settori come l’elettronica, delle batterie, della componentistica. Il programma si inserisce in un momento di grande dinamismo anche dei rapporti fra le aziende private dei due paesi in questo settore, segnato in particolare dalla nascita di una joint venture fra Fiat e un’azienda cinese per la costruzione di automobili in Cina. Il Ministero dell’Ambiente punta, anche attraverso questo accordo con il gigante economico orientale, ad incrementare la presenza e la tecnologia a disposizione del nostro paese in un settore strategico per il futuro sostenibile soprattutto delle aree urbane”. “L’intesa firmata oggi – ha commentato il Ministro Stefania Prestigiacomo citando le linee guida emerse dalla prima riunione del Tavolo Tecnico – rafforza la partnership con il paese che più di ogni altro al mondo sta investendo in tecnologie pulite e si inserisce pienamente nella strategia della mobilità sostenibile in Italia”. Il Ministro Prestigiacomo ha voluto ricordare come, tanto il Governo, quanto il mondo industriale hanno a cuore il fatto di mettere in campo politiche e pianificazioni in grado di risolvere positivamente i tre seguenti punti nodali: 1. riduzione dell’inquinamento da traffico (smog, pm10) nelle aree urbane e metropolitane; 2. riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 dal settore dei trasporti, oggi il 30% del totale; 3. velocizzazione del trasporto delle persone e delle merci, elemento chiave di qualità di vita e di competitività dei territori. “Quella della mobilità sostenibile – ha concluso il Ministro – è una “win-win strategy” perché somma i vantaggi ambientali a quelli economici, lo stimolo alla crescita economica alla vivibilità delle città”. Quindi, pare che si siano compiuti una serie di importanti passi in avanti nella direzione della risoluzione di quella mobilità insostenibile che dal dopoguerra in poi ha contribuito a trasformare paesi, città e metropoli in trappole mortali ed ambienti a rischio-salute. Ma sarà poi vero? È indubbio che l’attenzione degli amministratori pubblici e del Governo su queste tematiche sta aumentando negli ultimi anni, anche alla luce delle buone pratiche messe in atto da partner europei e delle soluzioni realizzate soprattutto in Nord Europa. Tuttavia, a ben leggere dentro le notizie, con un buon apporto della memoria, si scoprono fatti interessanti. Ad esempio, già in giugno, quando cominciavano a circola- re le ipotesi di cifre relative ai tagli previsti dalla manovra economica del Governo per far fronte alla crisi finanziaria, l’ASSTRA (Associazione che riunisce oltre 215 imprese pubbliche e private di trasporto pubblico urbano e tutte le ferrovie regionali, ad esclusione di Trenitalia), per bocca del Presidente, Marcello Panettoni, aveva denunciato le conseguenze del taglio di 3,5 miliardi al sistema di Trasporto Pubblico Locale (lo stesso, per intenderci, che dovrebbe sopperire alla auspicata riduzione di trasporto privato e relativa diminuzione del parco auto circolante). “I tagli previsti dalla manovra per il settore dei trasporti pubblici locali se verranno confermati nella ampiezza e portata prospettata sono la condanna a morte certa del sistema dei trasporti pubblici locali come lo conosciamo oggi in Italia… La manovra picchia duro su un settore che non ha per definizione margini di recupero in grado di assorbire i tagli enormi ipotizzati. E a pagare non sarebbero solo gli utenti, infatti, come ha ricordato il Presidente ASSTRA: “I 15 milioni di italiani che salgono e scendono dai nostri bus, tram e treni ogni giorno dovranno prepararsi ad una offerta di servizi devastata. E se si riducono i servizi si riduce anche la forza lavoro necessaria a produrli. Oggi gli autoferrotranvieri sono oltre 116 mila in tutta Italia, non so quanti ne resteranno”. A distanza di qualche mese, il 5 ottobre, Federmobilità, l’Associazione che raggruppa i maggiori assessorati ai trasporti italiani, se ne esce con un allarmante comunicato stampa che ribadisce quanto già ipotizzato da ASSTRA: Bus, tram, metropolitane e treni locali rischiano di diventare merce ancora più rara a seguito dei tagli dei trasferimenti statali alle Regioni e agli enti locali contenuti nella manovra economica varata prima della pausa estiva (Decreto Legge n. 78/2010, convertito in Legge n. 122/2010). “Secondo nostre stime, confermate peraltro, anche, da altri soggetti – ha dichiarato Alfredo Peri, Presidente di Federmobilità e Assessore ai Trasporti e Infrastrutture dell’Emilia-Romagna – i tagli che il Tpl dovrà subire sono allarmanti. Il provvedimento appena adottato incide pesantemente sulla già nota situazione critica del Tpl. Per questo, chiediamo con forza al Governo di intervenire fin da subito con la prossima manovra finanziaria per evitare il caos nei servizi di trasporto pubblico”. Proseguendo nella lettura del comunicato, si legge che la manovra ha tagliato in totale 4 miliardi di euro per il 2011 e 4,5 miliardi di euro per il 2012 ai trasferimenti dallo Stato alle Regioni, ovvero il 67% delle risorse nel primo anno e il 75% nel secondo e proprio in questo capitolo rientrano i fondi a favore del trasporto ferroviario regionale. Occorre tenere presente che il comparto del trasporto pubblico (ivi compreso quello su gomma) è la voce più importante tra quelle finanziate dallo Stato, dopo la sani- tà, con un ammontare di trasferimenti pari a circa 1.350 milioni di euro. “Anche considerando una riduzione non totale, ma limitata al 75% – afferma Federmobilità – vengono a mancare oltre 1.000 milioni di euro. Una cifra che, se rapportata alla somma che finanzia l’intero settore, ovvero 7.500 milioni (5.500 solo la gomma) porta a una riduzione del budget a disposizione del 15 per cento”. Insomma, se a questi tagli si dovessero aggiungere quelli indiretti provenienti dal restringimento dei vincoli del patto di stabilità per gli enti locali e dalla riduzione dei trasferimenti a carico delle Province (fino a 500 milioni nel 2012) e dei Comuni (fino a 2.500 milioni nel 2012) e la flessione degli introiti delle accise sui carburanti che vanno a finanziare introiti extra per il trasporto locale e la flessione della tasse di immatricolazione per le Province, si arriva ad una vera e propria ecatombe per il TPL, con buona pace di chi vorrebbe implementare quest’ultimo (a parole?) e diminuire progressivamente quello privato. E qui torniamo alla riflessione che ha dato il via a questo scritto. Forse c’è un po’ di confusione in giro e la necessità principale sembra essere più quella di comunicare positività piuttosto che costruirla. Intanto però, il livello delle emissioni atmosferiche diminuisce… Merito delle politiche di mobilità? Neanche per sogno, bisogna dire grazie alla crisi perché ha fatto diminuire i consumi, anche quelli legati alla mobilità.


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