AUTODEMOLIZIONE: NON ANCORA CENTRATI GLI OBIETTIVI DELLA DIRETTIVA UE

Frena l’assenza di mercati di sbocco per vetro e plastica, del Decreto per recupero di pneumatici e di impianti per il fluff come combustibile

Come è ormai consuetudine, la FISE-UNIRE (Unione Nazionale Imprese di Recupero) ha presentato ad ECOMONDO il 30 ottobre 2009 presso la Sala Diotallevi di Rimini Fiera, ” L’Italia del recupero”, l’annuale rapporto dello stato del riciclo dei rifiuti, giunto alla sua decima edizione, curata da AEW Ricerca. “Se non saranno messi in atto rapidi e concreti inter- venti correttivi, gli effetti dell’attuale crisi economica rischiano di far inceppare il ciclo di raccolta e recupero rifiuti”: è questo l’allarme che emerge dallo studio. L’attuale congiuntura economica, spiega l’analisi, ha provocato un crollo nelle quotazioni delle materie prime, causando pesanti ricadute anche sui mercati dei materiali riciclati.

Così, nonostante la costante crescita degli ultimi anni, si può leggere nel Rapporto, l’industria del recupero rischia di entrare in una fase di stallo a causa all’insufficienza dei mercati di sbocco e a strozzature prolungate della domanda di materiali: a cascata, la raccolta differenziata rischia di rimanere “parcheggiata” sui piazzali degli impianti o, paradossalmente, di non trovare sbocco, compromettendo anche lo sviluppo delle raccolte differenziate, in particolare nel Sud del Paese. Del Rapporto abbiamo stralciato la parte relativa al recupero dei veicoli a fine vita (ASSODEM) che proponiamo ai lettori del Notiziario. Nel 2008, il numero di veicoli avviati a demolizione è stato complessivamente pari a circa 1,3 milioni. I dati relativi al 2008, seppure su un modesto campione di aziende, mostrano come la percentuale di materiali prelevati per la promozione del riciclaggio sia considerevolmente aumentata, rispetto ai due anni precedenti, con un incremento maggiore nel Nord Italia rispetto al resto del territorio. Il riciclaggio ha registrato un leggero aumento fra il 2006 e il 2007, mentre fra il 2007 e il 2008, la performance risulta notevolmente migliorata. In generale, sul territorio nazionale, la media della percentuale in peso del veicolo, che viene separata per l’invio dei materiali a successivo riciclaggio, pari all’1,36% nel 2006, si attesta al 1,74% nel 2007, fino ad arrivare al 4,63% nel 2008. A questo va aggiunta una percentuale dello 0,66 di liquidi drenati per un totale di 5,3% sul peso dei veicoli trattati di materiali avviati a riciclo. Tale segnale deve essere interpretato in senso certamente incoraggiante dal punto di vista della performance operativa del sistema di smantellamento dei veicoli in Italia. I dati relativi alla percentuale di materiali destinati al re- cupero corrispondono alla differenza fra il complessivo in peso di veicoli trattati e la somma dei materiali separati durante le fasi operative (messa in sicurezza, promozione del riciclaggio e avvio a reimpiego delle componenti). Per- tanto ad un dato del 5,3% sul peso dei veicoli trattati va aggiunto quanto avviato a reimpiego che nel 2008, secondo il campione analizzato, è pari a circa il 14% del peso di ciascun veicolo. Essendo migliorate le prestazioni delle attività che precedono l’invio a frantumazione della carcassa, il peso del materiale avviato a successivo recupero è sensibilmente diminuito e con esso il fluff relativo (ossia la porzione di materiali non metallici che restano comunque inclusi nella carcassa avviata a frantumazione: tessuti, plastiche leggere, guarnizioni e altri materiali). Complessivamente i dati relativi agli anni 2006 e 2007 si avvicinano ai risultati del TRIAL che la filiera del fine-vita delle auto ha effettuato nel 2008 nell’ambito dell’Accordo di Programma quadro per la gestione dei veicoli fuori uso sottoscritto con il Ministero dell’Ambiente, il Ministero dello Sviluppo Economico e le Associazioni di categoria della filiera del fine vita auto. Proprio i dati relativi all’anno 2008, benché relativi ad un numero inferiore di imprese sono molto incoraggianti: si nota infatti un netto miglioramento relativamente ai materiali avviati a riciclo e reimpiegati (e di conseguenza una diminuzione dei materiali recuperati) a conferma dei risultati del TRIAL. L’attività di prelievo di componenti per il successivo avvio a reimpiego, costituisce un’attività importante per l’impresa di autodemolizione, anche dal punto di vista economico e consiste nel prelievo, durante le operazioni di trattamento del veicolo, delle parti e componenti che sono suscettibili di reimpiego come ricambi auto usati. Questa quota di materiale esce dalla filiera gestionale dei rifiuti ma costituisce comunque una quota dell’obiettivo di recupero dei materiali imposto dalla direttiva europea. In particolare si tratta di parti di autoveicoli che, essendo in buono stato di conservazione e, avendo un certo valore di scambio, vengono selezionati prima di avviare il veicolo alle attività di demolizione. Questa attività è svolta ordinariamente all’interno del ciclo operativo degli impianti di autodemolizione,in quanto costituisce parte integrante della gestione economica dell’impresa vengono vendute al dettaglio a privati a ad imprese di autoriparazione. Gli obiettivi della direttiva europea non risultano ancora centrati, ma questa è una situazione che è comune anche agli altri grandi Paesi europei; in Italia la sofferenza maggiore è data dall’assenza di mercati di sbocco per il vetro e la plastica, dal ritardo nell’emanazione del decreto per il recupero dei pneumatici previsto dall’art. 228 del D.Lgs. 152/2006 e dall’assenza di impianti per il recupero del “fluff” (o frazioni di questo) come combustibile.


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