“VOGLIO SOLO CONTINUARE A LAVORARE!”
Roberto Capocasa, da trent’anni professionista dell’autodemolizione, fa il quadro della situazione attuale e ribadisce la sua difficoltà a proseguire l’attivita
Ascoltarlo alla Fiera di Montichiari (BS), Metalriciclo 2009, quando, sul finire del Convegno dedicato alle esperienze sul recupero dei metalli da auto a fine vita, allorché ha preso la parola, dalla platea, per segnalare, in un consesso che vedeva coinvolti i soggetti della filiera ELV – tutti, tranne proprio gli Autodemolitori – è stato, per alcuni, una scossa, per molti, un ritorno “ai piedi per terra”, dopo troppe riflessioni lontane dalla realtà del mercato. Lui è Roberto Capocasa, autodemolitore con trent’anni di esperienza alle spalle, co-titolare di una Società con 13 dipendenti tra impiegati ed operai e di un centro in regola con le autorizzazioni degli enti preposti, continuamente rinnovato da investimenti per interventi tesi al miglioramento logistico e tecnologico. La passione per la difesa della categoria e per il diritto alla sopravvivenza dell’impresa, l’hanno forgiato con la militanza attiva, dapprima nell’ADA, poi nella Confederazione Autodemolitori Riuniti, dove attualmente ricopre la carica di Vicepresidente nazionale, al fianco della collega piemontese Monica Bonaglia e del Presidente Alfonso Gifuni.
A Capocasa abbiamo chiesto una riflessione a latere dell’inter- vento di Montichiari, per meglio conoscere le reali difficoltà del comparto e magari contribuire ad una riflessione che parta dal quotidiano per giungere a mettere a fuoco quelle problematiche per cui, nel settore ELV, la stessa Unione Europea, si è dotata di precisi strumenti normativi. Roberto, cosa affligge il mercato dell’autodemolizione? Sono tante le problematiche che incrocia il nostro lavoro nell’opera quotidiana; quella che mi sovviene subito è l’insostenibilità del “costo zero” della demolizione in un frangente che vede il mercato privo di sbocchi per i materiali che ne derivano e sempre più chiuso per quanto concerne la vendita della ricambistica. La legge dice che la demolizione è a carico del Produttore… Infatti, così indica il D. Lgs. n. 209/2003 di attuazione della Direttiva europea 2000/53/CE, successivamente modificato dal D. Lgs. n. 149 del 23 febbraio 2006. Noi demolitori non percepiamo un guadagno dalla demolizione in sé, né l’ultimo proprietario dell’auto deve sborsare un euro, salvo le spese di radiazione dal Pubblico Registro Automobilistico. Invece, come denunciato anche dal prestigioso periodico “Quattroruote”, spesso all’atto di acquisto di una autovettura, con annessa rottamazione di quella vecchia, tra le varie voci di spesa figurano non ben chiare “spese di rottamazione”. Si tratta di una interpretazione piuttosto libera della norma che oltrettutto danneggia i demolitori onesti. Ma in che modo le auto arrivano ai centri di autodemolizione? Di solito attraverso le Concessionarie. Anche in questo caso, però, si verificano delle discrasie per cui invece di realizzare quel network virtuoso attraverso il quale la demolizione avviene nei centri, si dà il caso che in un gioco di tornaconti individuali, finiscono per essere avvantaggiate strutture compiacenti, spesso ubicate anche in luoghi parecchio distanti, che fanno aumentare i costi di trasporto (oltre a rendere vano quel principio secondo il quale è sempre meglio trattare i rifiuti il più vicino possibile al luogo ove sono stati prodotti). Non dico che questa sia una prassi, però accade spesso e ne fanno le spese i centri di autodemolizione seri. Chi paga, a questo punto, il costo del trasporto se, per sopravvivere, devo andare a recuperare le auto da rottamare oltre un raggio entro il quale soltanto avrei convenienza? Facciamo uno screening dei costi e dei tempi necessari per le varie operazioni di trattamento e messa in sicurezza dell’auto da demolire. È possibile quantificarli? Certo. Nel momento in cui un’auto giunge nel centro di autodemolizione, coerentemente con quanto previsto dalla normativa, si smonta la targa e si lascia in deposito il veicolo fino al momento in cui non pervengono al centro di demolizione i documenti che attestano l’avvenuta radiazione dal Pubblico Registro Automobilistico. Solo a quel punto si può procedere alle operazioni di smontaggio, bonifica e messa in sicurezza. La prima operazione che viene effettuata è lo smontaggio dei parabrezza, poi si passa all’estrazione della batteria che va depositata negli appositi contenitori. Successivamente si passa alla bonifica dei liquidi (carburante, olio motore, liquido freni, liquido ammortizzatori, tergicristalli, antigelo, freon), per lo smaltimento dei quali occorrono da 100 a 180 euro a tonnellata. Successivamente si esegue la messa in sicurezza degli airbag e lo stoccaggio dei gas. Poi, si passa allo smontaggio delle gomme e alla separazione dei pneumatici dai cerchi e allo smontaggio dei catalizzatori, dei paraurti, dei serbatoi… Diciamo che per una bonifica completa dell’auto occorro- no almeno due ore di lavoro a cui si somma il tempo del trasporto fino al centro. Un operaio, mediamente, costa 30 euro l’ora… è facile fare il conto. Considerato che i catalizzatori si rivendono a 30 euro e che il pacco di rottame ha raggiunto i 50 Euro a tonnellata, diciamo che su ogni auto si rimette circa 20 Euro! E questo è solo per il lavoro meccanico. Inoltre, bisognerebbe quantificare tutto il lavoro amministrativo: pratica di radiazione senza oneri d’agenzia, trasporto delle targhe, compilazione dei registri dei rifiuti, MUD e quant’altro. Vogliamo considerare, infine, i costi di accensione dei mutui per gli adeguamenti strutturali previsti dalla necessarie al lavoro? Se dall’auto non ci si ricava niente, a fronte delle spese, come si fa ad andare avanti? Qualcuno è in grado di spiegarmelo? E poi, vorrei aggiungere un altro particolare. Come dicevo poco fa, la legge ci impone di non effettuare alcuna operazione sul veicolo prima che questo sia regolarmente radiato per rottamazione. Ora, considerando l’afflusso di veicoli che arrivano ai centri a seguito degli incentivi alla rottamazione e al ristagno di materia- le provocato dalla riduzione dei prezzi del rottame, si aggiunge la problematica conseguante al fatto che i tempi di attesa della radiazione documentale allungano i tempi del deposito. Come aziende deputate alla demolizione degli autoveicoli, ottenere l’accesso al sistema telematico di radiazione comporterebbe la facilitazione e la riduzione dei tempi di intervento con minore giacenza dei materiali presso i piazzali. Più volte sulla stampa si è parlato di esportazione illecita di autoveicoli radiati per rottamazione e poi rivenduti come veicoli usati… Questa è una piaga che comporta per noi demolitori la perdita di importanti quantitativi di ricambistica che ci permetterebbe di colmare quel deficit economico che evidenziavo poc’anzi e quello per l’ambiente in generale, in quanto autoveicoli tolti dalla strada per vetustà, vi ritornano, magari come veicoli acquistati all’estero. Si consideri che nel solo 2007, secondo l’ACI, sono usciti dall’Italia circa 700.000 veicoli… Ma una qualche soluzione ci dovrà pure essere… Come imprenditore, chiedo maggiori controlli affinché sia- no tolti dal mercato coloro che operano ai margini o al di fuori della legge. Si pensi che solo nel territorio di Roma, ufficialmente gli autodemolitori sono 103, ma in realtà ne operano 146! Poi, deve essere garantito un accesso alle auto, soprattutto quando si sono firmate apposite convenzioni e contratti con le Case produttrici. Sgravi fiscali per le imprese di autodemolizione in regola; è una delle condizione imprescindibili se si vuole avere una garanzia di adeguata rottamazione, insieme ad un eventuale contributo statale come è gia stato proposto recentemente da CAR, in occasione dell’uscita della Legge Finanziaria. Infine, occorre certezza di uno sbocco di mercato per tutti i materiali derivanti dalla bonifica, smontaggio e messa in sicurezza dell’auto a fine vita Purtroppo la crisi economica ha fatto calare ai minimi storici il prezzo del pacco-rottame, mentre l’alto costo di smaltimento dei rifiuti derivanti dalla bonifica dell’auto incide parecchio sul corretto smaltimento delle stesso, senza contare che la mancanza di effettivi sbocchi di mercato per le tipologie di materiali riciclabili induce a dinamiche poco virtuose che hanno nello smaltimento in discarica lo step finale. Tempi duri per gli autodemolitori, quindi? Tempi duri, si, ma non per tutti. Chi lavora ai margini fa affari in barba alle leggi e alla sicurezza dell’ambiente e dei cittadini. Io e tanti altri come me, vogliamo solo continuare a lavorare onestamente, come abbiamo sempre fatto finora.