IL CICLO VIRTUOSO DEL PLATINO
Per l’industria del riciclo il 2008 è stato un anno per certi versi straordinariamente positivo: basti pensare al prezzo dei rottami, che ha raggiunto livelli eccezionali, e per molti altri drammatico, a causa della successiva, rapida caduta di quegli stessi prezzi. All’alba del primo semestre del 2009 gli operatori di questo settore – ma non solo – rischiano di soffrire del tipico mal di testa da “dopo sbornia”, usando un’immagine un po’ colorita, ma che sicuramente rende bene l’idea. Il disagio non è tanto nell’emicrania in sé, quanto nel rischiare, ottusi dal fastidio, di non comprendere bene cos’è successo, perché e se c’è ancora un senso, in termini di sostenibilità economica, sociale e ambientale, nella professione del riciclatore. Accogliendo l’invito di Autodemolitori, tentiamo, dalla prospettiva di un operatore del settore, limitatamente ai platinoidi e quindi al riciclo dei catalizzatori, di avanzare qualche risposta a queste domande.
Partiamo da alcuni numeri: nel 2008 la produzione mondiale di platino è calata di circa 630.000 once Troy rispetto all’anno precedente, assestandosi intorno ai 5,97 milioni. I motivi sono da ricercarsi soprattutto nei black out che nei primi mesi dello scorso anno paralizzarono le miniere del Sud Africa (il primo produttore al mondo del celebre metallo grigio), e la cui produzione non è tuttora a regime per il parziale perdura- re di tali problematiche. Quest’ultime sono in larga parte strutturali e una loro minuziosa disamina esula dall’obiettivo di questo articolo, ma non è eccessivo affermare che rappresentano una vera e propria spada di Damocle per l’industria dei platinoidi. Queste criticità all’interno del settore produttivo rischiano di influenzare negativamente l’intero comparto industriale, tanto più se gli sviluppi dell’industria automobilistica – come c’è da sperare – saranno positivi e andranno nella direzione di una produzione improntata a un’attenzione per l’ambiente sempre più puntuale – quindi con auto ancora più efficienti da un punto di vista dei consumi e delle basse emissioni di inquinanti. Non possiamo infatti dimenticare che l’industria dell’auto rappresenta la fonte principale di domanda per il mercato dei platinoidi, con un totale di 3,81 milioni di once lorde nel 2008. Ci si potrebbe quindi confrontare, malgrado tutto, nel corso del tempo, con una situazione di deficit produttivo, senza contare che l’estrazione del platino, così come molte altre attività antropiche, ha di per sé un impatto ambientale che non può essere ignorato. Ecco quindi che l’industria del riciclo può fornire una risposta ancora più adeguata alla necessità, mai attuale come in questi giorni, di coniugare il nostro stile di vita, in larghissima parte dipendente dalle nuove tecnologie e dalla libertà che il movimento di persone e cose garantisce, alla necessità, sempre più stringente e non meno importante, di contenere l’estrazione di materie prime – ovvero risorse non rinnovabili – promuovendo piuttosto il riutilizzo dei materiali. Il recupero del platino contenuto negli auto catalizzatori riciclati contribuisce a tutti gli effetti al nobile (è davvero il caso di dirlo!) obiettivo di riduzione dell’impatto ambientale provocato dalle attività estrattive, unendolo a una sostenibilità sociale ed economica. Nel 2008 1.010.000 once di platino sono state recuperate dalle operazioni di riciclo dei catalizzatori esausti: oltre il 25% della domanda lorda di questo metallo per lo stesso anno (fabbisogno dell’industria auto- mobilistica). Rispetto all’anno precedente il recupero del platino da catalizzatori esausti ha registrato addirittura un incremento del 7,5%, confermando quindi l’efficienza dell’industria del recupero. L’intera catena che costituisce questo comparto, a torto spesso sottovalutato, contribuisce con il proprio operato alla sostenibilità delle attività di riciclo: si inizia dagli autodemolitori, che stoccano i catalizzatori esausti smontandoli dalle auto a fine uso, per proseguire con quei raccoglitori che, nel rispetto delle norme ambientali e fiscali li ritirano, fino agli operatori del riciclo, che, in ottemperanza alle norme vigenti trasformano il materiale così recuperato, per terminare con i fonditori e i raffinatori, ultimo anello di questa lunga catena. All’interno di questo circuito, che si auspicherebbe completa- mente virtuoso, esistono purtroppo alcune zona d’ombra. La più macroscopica è che la quantità di platinoidi disponibile per il riciclo è stimata dagli analisti essere superiore a quella totalizzata nel 2008. Ciò è imputabile principalmente al fatto che, sebbene si tratti di una percentuale sempre più marginale, alcuni operatori, anche a causa dell’attuale flessione dei prezzi, non riciclano i catalizzatori, come invece impone la normativa europea, con la conseguente dispersione dei metalli nobili nell’ambiente. Esiste inoltre il diffuso timore da parte di più operatori che, grazie al boom dei prezzi dei platinoidi registrato lo scorso anno, alcuni personaggi abbiano colto la palla al balzo per effettuare operazioni di lavaggio di denaro sporco: questo potrebbe forse contribuire a spiegare alcuni eccessi nelle quotazioni dei catalizzatori negli ultimi tempi. Proprio di questi argomenti, e di molti altri ancora, si discuterà alla conferenza annuale dell’IPMI (International Institute for Precious Metals) che si terrà a Orlando, in Florida, dal 13 al 16 giugno. Lì, i principali attori del mondo del riciclo di metalli preziosi, della finanza e dell’industria dei sistemi di depurazione dei gas di scarico si incontreranno per confrontarsi sull’attuale situazione di crisi e cogliere le sfide del presente e del futuro. (I dati statistici sono tratti da Platinum 2009, a cura di Johnson Matthey, si ringrazia per il materiale fotografico Invemet S.r.l. e Johnson Matthey).