RECUPERO E RICICLAGGIO DEI VEICOLI A FINE VITA: IN UE ITALIA FANALINO DI CODA

Mentre nel Rapporto Rifiuti 2008 l’ISPRA attesta la diminuzione degli impianti di autodemolizione

Come noto, la Direttiva 2000/53/CE sui veicoli fuori uso definisce all’art. 7 gli obiettivi di reimpiego dei componenti idonei, il recupero di quelli non reimpiegabili, nonché il riciclaggio come soluzione privilegiata, ove sostenibile, dal punto di vista ambientale. Gli operatori economici dei Paesi membri, entro il 1° gennaio 2006, avrebbero dovuto raggiungere almeno l’85% di reimpiego e recupero del peso medio per veicolo ed anno, nonché ad almeno l’80% di reimpiego e riciclaggio. Per i veicoli prodotti anteriormente al 1° gennaio, gli Stati membri avrebbero potuto definire obiettivi inferiori, ma non al di sotto del 75% per il recupero e del 70% per il riciclaggio. Poi, entro il 1° gennaio 2015, per tutti i veicoli fuori uso la percentuale dovrà essere di almeno il 95% per il recupero e dell’85% per il riciclaggio, salvo riesame del Consiglio e del Parlamento europei sulla base di una Relazione della Commissione UE.

In data 16 gennaio 2007 la Commissione ha ribadito che “sebbene una stima compiuta su un periodo di 9 anni implichi un certo margine di incertezza, la Commissione ritiene che gli obiettivi da raggiungere entro il 2015, dell’85% per il reimpiego e il riciclaggio e del 95% per il reimpiego e recupero siano ottimali in termini di risultati economici ed ambientali [e] dovrebbero rimanere stabili per garantire la sicurezza degli investimenti in tecnologie di trattamento dei rifiuti economicamente più convenienti. La Commissione non propone, quindi di rivedere gli obiettivi”. Ciò premesso nei giorni scorsi è stato presentato il Rapporto Rifiuti 2008 dell’Italia, che per i rifiuti speciali si riferisce all’anno 2006, predisposto dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ex APAT). L’Appendice 3 è dedicata ai dati relativi ai veicoli fuori uso, in cui si legge che “le elaborazioni effettuate dall’ISPRA indicano che, per l’anno 2006, è stata raggiunta una percentuale di reimpiego e riciclaggio, pari al 70% ed una percentuale di reimpiego e recupero, pari al 73%”. La metodologia utilizzata dall’ISPRA per il calcolo degli obiettivi è quella individuata dalla Decisione 2005/293/CE che istituisce “le modalità di controllo dell’osservanza degli obiettivi di reimpiego/recupero e di reimpiego/riciclaggio fissati dalla Direttiva”. Il valore del reimpiego, in particolare, viene calcolato come differenza tra il peso del singolo veicolo e quello del veicolo fuori uso bonificato e demolito (carcassa) e dei materiali bonificati e demoliti, destinati al recupero, riciclaggio o allo smaltimento finale. La quantità di rifiuti avviati ad operazioni di riciclaggio è stata calcolata come differenza tra il peso dei veicoli avviati ad operazioni di messa in sicurezza (calcolato attraverso l’attribuzione del peso medio al numero totale di veicoli radiati per demolizione nell’anno di riferimento) e quelli dei rifiuti avviati a smaltimento, delle quote avviate a recupero di energia e quelli delle parti reimpiegate. A seguito dell’attività di monitoraggio sull’intero ciclo di riciclaggio e recupero, l’ISPRA osserva che c’è ancora la presenza di un numero elevato di impianti di trattamento spesso non specializzati, né adeguati alle nuove prescrizioni tecniche. Molti degli impianti censiti trattano quantitativi molto bassi di veicoli e quote rilevanti di altre tipologie di rifiuti (altri rottami, ma anche carta, vetro, plastica, ecc.). Sono pochi, si può leggere, gli impianti che hanno conseguito la Registrazione EMAS (6, di cui 4 in Lombardia, uno in Piemonte e uno in Emilia Romagna). Il numero complessivo di impianti operativi continua a de- crescere: dal 2002 al 2006, si sono ridotti dell’11%, come è diminuito il quantitativo di veicoli trattati (-16,5%), anche se nel 2006 rispetto al 2005 ci sono state 79 mila tonnellate in più (+7,2%) per un quantitativo trattato di 1,2 milioni di tonnellate di veicoli, dato coerente, afferma l’ISPRA, con il numero di radiazioni per demolizione dal PRA. I dati sopra richiamati non fotografano, però, la situazione del settore in Italia rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea. Ci ha pensato Eurostat che ha pubblicato un istogramma dove è possibile controllare la condizione italiana nel con- testo europeo. Come si può facilmente osservare, l’Italia è il fanalino di coda dell’Europa, con un trend negativo rispetto agli obiettivi fissati dall’Unione Europa, che difficilmente potrà essere colmato, se non si adotteranno soluzioni tecnologicamente efficienti, anche attraverso misure economiche che incentivino gli operatori del settore ad intraprendere ammodernamenti impiantistici e logistici, senza dei quali ci troveremo, inevitabilmente, ad affrontare i deferimenti alla Corte europea di Giustizia, con tutte le conseguenze economiche, ma anche di immagine, che ne derivano.


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