BRUTTA APERTURA PER IL 2009

Calano i prezzi ed il recupero diventa antieconomico, ma l’ambiente che fine fa?

Già nello scorso numero di dicembre del Notiziario, avevamo riportato alcune notizie circa la pesante congiuntura che sta gravando sul prezzo dei metalli e sul settore manifatturiero in generale. Oggi, ad appena un mese dall’inizio del nuovo anno, i venti di crisi non accennano a diminuire, portando scompiglio nei vari settori dell’economia e ponendo altresì difficoltà all’ambiente per effetto delle “turbative” nel comparto del riciclo. Cerchiamo di analizzare insieme le Note di mercato che l’Assofermet (Associazione Nazionale dei Commercianti in Ferro e Acciai, Metalli non ferrosi, Rottami ferrosi, Ferramenta e affini) ha diramato nelle date: 14 e 28 gennaio, relativamente al mercato dei rottami ferrosi e di quello dei rottami non ferrosi. Rottami ferrosi Brusco risveglio, in gennaio, per il comparto deputato al recupero e alla commercializzazione dei rottami ferrosi; il mese ha evidenziato una riduzione nella raccolta di rottame che ha raggiunto il picco del – 40%.

“Le scorte dei magazzini hanno raggiunto i minimi storici – afferma la Nota Assofermet – e, di conseguenza, tutto il settore si dovrà confrontare con un problema di carenza che, se pur coerente con la crisi del comparto manifatturiero e meccanico, deve comunque soddisfare una domanda della siderurgia nazionale le cui riduzioni di produzione sono inferiori al calo del gettito di rottame”. E, se: “Atene piange… Sparta non ride” sicuramente, dal momento che la situazione contingente è confermata su tutto il territorio europeo. La Nota, che ricordiamo si riferisce alla prima parte del mese di gennaio, prosegue prevedendo una certa prudenza nella domanda di rottame, provocata, evidentemente, dalla pausa di fine anno nelle produzioni siderurgiche. Tuttavia, con la ripresa delle produzioni, si prevedono au- menti nella domanda, e, conseguentemente, evidenze di scarsità nella disponibilità dei magazzini italiani. Rottami non ferrosi Stante la crisi internazionale che continua a far sentire i suoi effetti su tutti i comparti produttivi ed economici, anche il mercato dei rottami non ferrosi si adegua alla parabola discendente, mentre l’impatto negativo del crollo dei prezzi di tutti i metalli di base, ha: “compromesso ulteriormente gli esili margini dei commercianti di rottami”. Da notare che in questa situazione molte tipologie di prodotto non vengono più lavorate, perché è diventato antieconomico il recupero. Con buona pace, viene da dire, di tutti i discorsi e le Direttive comunitarie sulla necessità di diminuire la quantità di rifiuti prodotti, recuperarne la maggior parte ed avviarla al riciclo. La Nota relativa la mercato dei metalli non ferrosi, datata, come citato poc’anzi, 28 gennaio, fa il punto, quindi sullo stato dell’arte del comparto, evidenziando i seguenti punti nodali: • deterioramento di tutti i fondamentali e della richiesta di metallo in particolare (l brusco calo dei prezzi ha peggiorato una situazione di mercato già provata dai risultato impietosi della fine 2008, ingenerando una ulteriore riduzione della domanda); • i produttori principali hanno tentato di sostenere il prezzo tagliando la produzione, ma la misura non è stata sufficiente a compensare la riduzione della domanda (tale dinamica ha ingenerato un aumento degli stock e un crollo dei prezzi); • appare una dicotomia: da un lato si registra una quantità notevole di rottami nei diversi cantieri, dall’altra la disponibilità effettiva a prezzi di mercato appare modesta (in ogni caso, si ricorda sulla Nota, “più che sufficiente a soddisfare le richieste da parte dei principali produttori”); • alcune aziende ricorrono ai cosiddetti ammortizzatori sociali per tagliare la produzione dei materiali; • perdura una situazione di stallo per quanto riguarda l’attesa degli annunciati aiuti al settore automobilistico. E proprio su quest’ultimo punto ci sembra doverosa una riflessione, perché è proprio nei momenti di crisi che si dovrebbero cogliere al volo certe opportunità e bene ha fatto, in questo senso, il neo eletto Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, quando all’indomani della sua nomina ha dato l’avvio ad un “Green New Deal” dove, tra l’altro, gli aiuti economici alle maggiori industrie automobilistiche del Paese (grandi consumatori di metalli e, indirettamente, produttori di rottami) sono dipendenti da strategie produttive che impongono la minor produzione di rifiuti e di emissioni. Invece, in Europa, malgrado l’accettazione a denti stretti di un “pacchetto Clima-Energia” costruito attorno ai desiderata di grossi gruppi industriali, si preferisce aspettare che la crisi passi e che torni economicamente vantaggioso recuperare metalli, con tutto quel che ne consegue in termini di produzione da materia prima, trasporto, energia dispersa… Può anche darsi che sia una strategia conveniente per certe imprese, ma per il sistema-ambiente?


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