ELV: UNA FILIERA DA COSTRUIRE PER RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI EUROPEI

Riuniti in Convegno, ad ECOMONDO, tutti i soggetti della Filiera ELV per approfondire l’Accordo di Programma Quadro sulla gestione dei veicoli fuori uso

Ogni anno, in Europa, vengono rottamati circa 15 milioni di veicoli (solo in Italia, nel 2007, la cifra ha registrato un picco superiore a 1.500.000 unità). In questo contesto, da sempre, opera una filiera composta da vari soggetti che, con le relative specifiche (Auto- demolitori, Rottamatori, Frantumatori,) tratta tutti questi veicoli ricavandone materiali da avviare al mercato del riciclo e del riutilizzo.

Per ottimizzare questo ciclo, ridurre la quantità di rifiuti speciali e pericolosi, ridurre i consumi energetici derivanti dai processi industriali per la trasformazione della materia prima e, quindi operare strategicamente a livello di imprese e gruppi di imprese per determinare effetti positivi sull’ambiente, nel 2000 è stata promulgata la Direttiva Europea 2000/53/CE che si prefigge di disciplinare ed aumentare l’efficienza ambientale della gestione dei veicoli fuori uso, imponendo tutta una serie di vincoli: bando dei metalli pesanti, marchiatura, target di riciclaggio e recupero energetico, tempi di raggiungimento degli obiettivi, responsabilità economica, impegni verso i cittadini proprietari del mezzo giunto alla fine del suo utilizzo. Orbene, gli obiettivi principali contenuti nella norma europea, sono divenuti impegni nazionali con il recepimento della Direttiva nell’ordinamento italiano tramite il D. Lgs. 209/2003 e successive modificazioni e, si possono sintetizzare con le seguenti scadenze: • dal 1° gennaio 2007 è in vigore il ritiro dell’autoveicolo a fine vita a costo zero per il cliente finale; • da dicembre 2008 entrerà in vigore il vincolo omologativo sulla recuperabilità del veicolo al 95% in peso, di cui 10% max di recupero energetico; • dal 1° gennaio 2015 recupero del veicolo a fine vita al 95% in peso; reimpiego/riciclaggio all _85% in peso. Orbene, l’Italia, per la sua storica e continua carenza di materie prime, soprattutto metalli, da sempre vanta una capacità di riciclo dei materia- li, oltre ad una presenza puntuale di piccole e medie aziende ed artigiani, vocate al trattamento, demolizione/recupero dei veicoli a fine vita. Peccato che questo stesso patrimonio mostri notevoli difficoltà di parecchi operatori, nell’affrontare le fasi procedurali e documentali tipiche delle stratificate e spesso poco interpretabili legislazioni ambientali. Difficoltà che si sommano alla concorrenza interna da parte degli altri soggetti della filiera e di quella estera, da parte di chi gode di legislazioni e procedure burocratiche meno sofisticate. Tuttavia, la normativa comunitaria va- le per tutti e il nostro Paese non può permettersi di rimanere tagliato fuori dalle regole né di rimanere ai margini di un mercato che, già adesso, soffre di pericolose fluttuazioni. Pertanto, onde assicurare il raggiungimento degli obiettivi europei, obiettivi dalla forte e riconosciuta valenza ambiente e, nello stesso tempo, assicurare a tutti una capacità di business tale da fare della filiera ELV un elemento positivo per l’intera economia nazionale, lo scorso 8 maggio, è stato siglato, a Roma, dal ministero dell’Ambiente e della Tutela del Terri- torio e del Mare e dal Ministero dello Sviluppo Economico, un Accordo di Programma Quadro sulla gestione dei veicoli fuori uso, documento che porta le firme di tutte le associazioni che rappresentano la filiera industriale del trattamento dei veicoli a fine vita (ANFIA e UNRAE per i Costruttori di autoveicoli – FEDERAICPA per i Con- cessionari di autoveicoli – FISE-UNIRE, CAR-CNA e ADA per le Aziende di demolizione – ASSOFERMET per demolizione, frantumazione e recupero/ commercio di rottame – AIRA per i Frantumatori di rottame metallico). L’Accordo italiano rappresenta il primo e più avanzato esempio in Europa in cui tutti gli attori coinvolti in una filiera industriale, dalla più grande industria automobilistica nazionale alla più piccola impresa familiare di demolizione, lavorano per trasformare un enorme quantitativo di rifiuti in una miniera di materie da riutilizzare. In questo quadro, la criticità principale è rappresentata dalle 300.000 tonnellate di fluff da demolizione (car fluff) prodotte annualmente e attualmente da smaltire in discarica, (tenendo presenti le forti limitazioni presenti nella Direttiva discariche al conferimento di questo rifiuto) e in assenza di reali alternative sul territorio. Si consideri che il car fluff è il rifiuto derivante dal ciclo (dalla bonifica alla frantumazione) della carcassa del veicolo dismesso, circa il 30% del peso del veicolo stesso ed è costituito da una miscela di materiali (plastica, gomma, vetro, fibre tessili, vernici, oli e lubrificanti, carta e cartone) che ne fanno rifiuto pericoloso, ma altamente appetibile per la valorizzazione energetica, dato il suo alto potere calorifero. Quindi, per centrare gli obiettivi imposti dall’Europa è necessario migliorare la progettazione dei nuovi veicoli tenendo in considerazione il fine vita, ma anche utilizzare materiali e componenti del veicolo che ne incrementino la riciclabilità e recuperabilità durante le fasi di trattamento dei veicoli fuori uso, privilegiando l’impiego di materiali riciclati provenienti da beni fuori uso. Infine, favorire il reimpiego di materiali e componenti, con l’obiettivo qualità nell’attività di demolizione e di riciclo dei materiali. Di tutto questo, delle problematiche della filiera e delle strategia per da- re una prospettiva operativa a quanto contenuto nell’Accordo, si è parlato, a Rimini, durante ECOMONDO, in occasione del Convegno: “I Veicoli fuori uso – La svolta per il risultato”, organizzato dal Gruppo di Lavoro della Filiera ELV, in collaborazione con l’Università di Bologna, Polo di Rimini. Obiettivo dei lavori, dare una risposta industrialmente concreta ed in linea con i più impegnativi target di riciclaggio vei-oli fissati dalla Commissione Europea al problema di 1,5 milioni di veicoli demoliti ogni anno in Italia. “Solo la capacità di lavorare in modo propositivo e integrato fra tutti gli operatori industriali, ciascuno nel proprio ambito – ha dichiarato Luigi Pelaggi, Presidente dell’Accordo Quadro non- ché Capo Segreteria Tecnica del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Terri- torio e del Mare – potrà consentire al comparto di raggiungere gli obiettivi previsti dalla severa normativa europea. Inoltre la valenza innovativa di questo tavolo è la partecipazione, con uguali obiettivi, dei grandi gruppi industriali, delle medie e piccole industrie, sino alla componente artigianale e familiare”. “L’Accordo di Programma Quadro, ovviamente, non è la soluzione al problema della filiera e del raggiungimento degli obiettivi – ha dichiarato, prudentemente Salvatore Di Carlo, rappresentante ANFIA, nonché responsabile Fiat Group Automobiles – E&D-ELV – però è lo strumento che ci avvicinerà alla soluzione, non possiamo permetterci di sprecarlo”. Successivamente, sempre a cura dell’Ing. Di Carlo, è stata effettuata una relazione circa l’Accordo stesso, le problematicità della filiera e le prospettive future. Secondo il rappresentante ANFIA, il raggiungimento del target obiettivo della filiera (reimpiego/riciclaggio ELV all’85% in peso all’1/1/2015), è compro- messo dalle seguenti criticità: • complessità e sofisticazione della normativa autorizzativa e di trattamento e trasporto dei veicoli in demolizione; • interpretazioni legislative-autorizzative differenti a livello regionale/locale; • concorrenza sleale da parte di opera- tori che lavorano ai margini o fuori dai vincoli legislativi; • difficoltà nel trattamento, trasporto e smaltimento fluff (gestione discariche, attuale assenza di alternative sul territorio); • assenza metodologica di calcolo dei target uniforme per tutti i Paesi europei che comporta che le stesse vetture, in impianti di trattamento simili, portano a risultati molto diversi (in questo sen- so la Decisione 2005/293 lascia ampi spazi interpretativi ai Paesi UE. In questo senso, i punti di forza rap- presentati dall’Accordo Quadro sono riassumibili nei seguenti punti: • creazione di un team che comprende tutti i soggetti, dalla grande industria alla singola azienda artigiana; • riconoscimento del ruolo specifico di ogni singolo anello della catena; • consapevolezza e responsabilizzazione del fatto che il miglioramento di ciascun settore coordinato porta risultati elevati in termini di efficienza globale di filiera; • profondo know how dei singoli componenti della filiera messo a disposizione dell’efficacia delle so- luzioni proposte; • grande apertura dell’Autorità Pub- blica nel mettere a disposizione strumenti normativi e organizzativi capaci di guidare all’ottenimento dello scopo finale. Questi, in sintesi, gli Obiettivi dell’Ac- cordo, così come indicati nella relazione del rappresentante ANFIA: Obiettivo 1 Migliorare la progettazione dei nuo- vi veicoli • progettare i componenti tenendo in considerazione il fine vita del mez- zo, con particolare attenzione rivolta alla fase di messa in sicurezza dei veicoli fuori uso; • utilizzare materiali e componenti dei veicolo che ne incrementino la riciclabilità e recuperavilità durante le fasi di trattamento post utilizzo; • favorire l’impiego dei materiali riciclati; • favorire il reimpiego di materiali. Obiettivo 2 Qualità dell’attività di demolizione e di riciclo dei materiali • favorire il corretto trattamento ed utilizzo del materiale separato; • sviluppare mercati di sbocco dei ma- teriali non metallici separati; • svolgere un’attività di controllo periodi- co sulla qualità dei centri di raccolta. Obiettivo 3 Migliorare il flusso di veicoli tra con- cessionari e demolitori di qualità • favorire i flussi di veicoli fuori uso dalle reti commerciali verso i centri di raccolta di qualità ai fini di garantire il conseguimento di elevati livelli di qualità e di tutela ambienta- le, compatibilmente con la normativa vigente in materia e nel rispetto della libera concorrenza. Obiettivo 4 Qualità nel rapporto tra Demolitori e Frantumatori • sviluppare processi e materiali a controlli periodici in contradditorio tra i rappresentanti dei partecipanti all’Accordo, controlli che riguardano in particolare la messa in sicurezza dei veicoli e le attività di promozione del riciclaggio. Obiettivo 5 Realizzazione di impianti post shredding e recupero energetico • promuovere ricerche sulle tecnologie di separazione post shredding e di recupero energetico, atte ad incoraggiare le imprese ad effettuare investimenti per migliorare le operazioni di trattamento; • progettazione e realizzazione di uno o più impianti pilota destinati alla verifica della fattibilità in Italia delle tecnologie di separazione post shred-ding e di recupero energetico. Obiettivo 6 Valutazione dell’efficienza della filiera • realizzazione di campagna di pro- ve statistiche per la verifica della efficienza della filiera, dei pesi dei veicoli e dei materiali originati dal trattamento dei veicoli fuori uso. Dopo aver presentato le risultanze emerse dal Trial Statistico Italia 2006, l’Ing. Di Carlo ha confermato, che la capacità di riuso e riciclo in Italia si avvicina al target europeo. Nello specifico della problematica car fluff , inoltre, è emerso l’obiettivo di Fiat Group Automobiles di realizzare 3 differenti impianti prototipo di scala industriale per il trattamento di rifiuto proveniente da veicoli a fine vita, utilizzando il processo di pirgassificazione, che garantiscano le migliori prestazioni di efficienza energetica, ambientale e di sostenibilità economica, diano autonomia ai partner industriali coinvolti rispetto al problema del conferimento in discarica, portino al raggiungimento del target nazionale di recupero energetico (5% dal 2006 e 10% dal 2015) e aiutino il raggiungimento del target di riuso e recupero (85% dal 2006 e 95% dal 2015). “Condivido pienamente quello che ha dichiarato il rappresentante del gruppo Fiat – ha dichiarato Antonio Cernicchiaro, UNRAE – e confermo, nel contempo, gli impegni delle Case Produttrici straniere a lavorare per il raggiungimento degli obiettivi della Direttiva europea” “L’Accordo Quadro – ha proseguito – getta le basi per una condivisione delle problematiche e per il rilancio di un settore in difficoltà”. “Io rappresento l’80% della rete dei Dea- lers – è intervenuta Monica De Gregorio, FEDERAICPA – e tutti noi abbiamo creduto in questo Accordo per le garanzie di sicurezza e legalità che offriva”. “È grazie alla direttiva europea – ha continuato – che i Concessionari si sono resi conto delle singole responsabilità nella filiera ELV”. “Se non si raggiungeranno gli obiettivi prefissati – ha concluso – ci saranno dei costi da pagare e a pagarli sarebbero sicuramente anche le nostre aziende”. “Il costo del rottame ci spinge a lavorare in prospettiva – è intervenuto, Anselmo Calò di ASSODEM – e, purtroppo, è una variabile che non riusciamo a controllare”. “Ora c’è bisogno della responsabilità di tutti – ha proseguito – e, in questo senso, l’Accordo di Programma e il Gruppo di Lavoro, rappresentano un ulteriore strumento istituzionale dove le decisioni vengono prese insieme e immediata- mente tradotte in provvedimenti”. “Auspico un maggior coraggio e una maggior responsabilità da parte dei Concessionari e delle Case Produttrici – ha concluso – affinché si presti maggior attenzione ai MUD e per garantire, altresì che i veicoli a fine vita pervengano alle aziende di autodemolizione serie che si sono rinnovate e che garantisco- no i migliori processi industriali”. “Come Confederazione di Autodemolitori – ha affermato Alfonso Gifuni, Presidente C.A.R. – abbiamo aderito volentieri a questo Tavolo, soprattutto per le finalità che ha ricordato l’Ing, Di Carlo”. “Tuttavia, debbo ricordare che le complicazioni della filiera non stanno nei numeri, bensì nella diversa interpretazione dei ruoli, che c’è stata nel tempo”. “Se, in passato – ha ricordato il Presi- dente C.A.R. – non tutti i membri di questo Tavolo hanno goduto dello stesso trattamento, con la novità dell’Accordo, abbiamo finalmente tutti la possibilità di portare al Governo problematiche comuni e condivise”. “L’Accordo di Programma è un’ottima proposta operativa – ha sentenziato Anna Perini, ADA – dobbiamo confrontarci sul reale e salutiamo con favore la presenza delle Istituzioni a garanzia del raggiungimento degli obiettivi previsti”. “Purtroppo – ha ricordato – ci sono ancora troppi operatori che non si ri- conoscono nella nostra comunità, ma l’Accordo è lo strumento che offrirà alle Aziende di demolizione la possibilità di crescere in qualità nell’ottica del rispetto dell’ambiente”. ASSOFERMET, per bocca del Presidente Romano Pezzotti, è entrata nel dibattito salutando con favore il documento sottoscritto da tutti: “Siamo seduti a questo Tavolo – ha dichiarato – perché rappresentiamo quelle imprese che offrono 16.000.000 di tonnellate di materia prima alle industrie siderurgiche. Crediamo in questo Accordo perché rappresenta un bel gruppo operativo che lavorerà nell’interesse di tutti”. “L’Accordo di Programma è uno strumento al quale abbiamo lavorato con la stessa convinzione con la quale avevamo precedentemente collaborato per la stesura del D. Lgs. 209/2003”, ha specificato Giorgio Manunta, AIRA, che ha ricordato, poi, come il tentativo di istituire un “bollino blu” che certifichi una filiera di qualità tra demolitori e frantumatori sia: “ulteriore dimostrazione della volontà di lavorare insieme”. In conclusione, le problematiche sul tavolo del confronto sono tante, eppure, per la prima volta si è tentato, mercé la volontà delle Isituzioni, di cercare un terreno comune dove confrontarsi e mettere in campo le rispettive specificità per il raggiungimento di un obiettivo comune. La posta in gioco non è da sottovalutare (il futuro delle imprese e dell’ambiente europeo), né il terreno dove si giocherà la partita sarà dei più semplici, vista la crisi dei mercati attuali. Come cittadini ed utenti finali, ci auguriamo che i vari anelli della filiera riescano a superare i singoli interessi e, nel rispetto della concorrenza e della libertà di impresa, pervengano ad una reale strategia di filiera. Speriamo bene!

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