PNEUMATICI: L’UE LI VUOLE ECOLOGICI, MA GLI ITALIANI VIAGGIANO FUORILEGGE
Da un’indagine di Assogomma e Federpneus emerge un dato inquietante su un malcostume tutto italiano
Nella Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo e al Consiglio n. 433 dell’ 8 luglio 2008, al punto 1 “introduzione”, si legge: “la mobilità è un elemento fondamentale per la qualità della vita e riveste capitale importanza per la competitività dell’UE. Rappresenta l’ossatura dell’economia perché crea un collegamento tra le varie fasi delle catene produttive e permette al terziario di arrivare alla clientela; infine, è un settore che, di per sé, offre molte opportunità di lavoro. Per tutti questi motivi è strumentale al conseguimento degli obiettivi della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione propugnata dall’UE. A ciò si aggiunge il fatto che si tratta di un settore in rapida crescita: tra il 1995 e il 2005, infatti, il trasporto merci e passeggeri dell’UE è salito del 31,3% e del 17,7% rispettivamente, e tale crescita dovrebbe continuare.
Ma gli effetti della mobilità si traducono anche in costi per la collettività: le emissioni dei tra- sporti sono una minaccia per la nostra salute, incidono negativamente sulla qualità dell’ambente a livello locale e contribuiscono sempre più decisamente ai cambiamenti climatici. Le emissio- ni di CO2 del trasporto su strada sono aumentate del 30% rispetto al 1990 e i trasporti sono l’unico settore economi- co dove, secondo le stime, le emissioni dovrebbero continuare a crescere. Il rumore e gli ingorghi sono un problema quotidiano per molti cittadini, mentre gli incidenti mietono molte vittime ogni anno. La mobilità sostenibile, cioè il fatto di scindere la mobilità dagli effetti dannosi che produce, è l’elemento attorno al quale si impernia da anni la politica dei trasporti dell’UE”. La Comunicazione prosegue, quindi con una “rassegna” delle iniziative tuttora in itinere per focalizzare il Greening Transport Inventory tendendo alla realizzazione, in Europa, di un dif- fuso sistema di trasporti compatibili. Tali iniziative (alcune delle quali sono solo proposte in discussione), sono classificate in base ai principali impatti negativi del traffico: – cambiamenti climatici; – inquinamento localizzato; – inquinamento acustico; – congestione; – incidenti. Relativamente alla problematica incidenti, già in maggio, la stessa Com- missione aveva proposto l’introduzione dei seguenti requisiti di sicurezza: • a partire dal 2012, il montaggio obbligatorio, ma graduale (fino al 2014) di sistemi di controllo elettronico della stabilità (Electronic Stabiliy Control – ESC) per le nuove autovetture e veicoli commericiali. Gli ESC agiscono sui sistemi di frenata e di trazione per aiutare il conducente a mantenere il controllo del veicolo in situazioni critiche (causate, ad esempio, da cattive condizioni della strada o da eccessiva velocità in curva). Ol- tre a ridurre il numero di vittime degli incidenti, un’ampia diffusione degli ESC sui veicoli potrà ridurre efficacemente la congestione del traffico causata dagli infortuni che coinvolgo veicoli di grandi dimensioni. • A partire dal 2013, il montaggio dei Dispositivi Avanzati di Frenata d’emergenza (Advance Emergency Braking Systems – AEBS) sui veicoli di grandi dimensioni che usano sen- sori per allarmare il conducente se il veicolo è troppo vicino a quello che precede e, in certe situazioni, aziona il freno d’emergenza per impedire o ridurre le conseguenze di una collisione. • A partire dal 2013, il montaggio di Sistemi di avviso di deviazione dalla corsia (Lane Departure Warning – LDW) sui veicoli di grandi dimensioni che avvisano i conducenti quando il veicolo minaccia di uscire dalla corsia in modo involontario, soprattutto a causa di una disattenzione da parte del conducente. Inoltre, già nell’ottobre 2007, la Com- missione aveva proposto che, a partire dal 2009, le autovetture fossero dotate di Sistemi di frenata assistita (Brake Assist Systems – BAS). Qualora l’intero parco circolante europeo fosse dotato di BAS, ogni anno si potrebbe risparmiare la vita a circa 1100 pedoni. L’uso dei BAS può ridurre notevolmente lo spazio di frenata del veicolo in una situazione d’emergenza e far sì che la collisione con un pedone sia del tutto evitata oppure avvenga almeno a una velocità molto inferiore Sempre nella comunicazione di maggio la Commissione aveva proposto l’adozione di nuovi requisisti riguardanti specificatamente i pneumatici, per rispondere, contemporaneamente alle problematiche della minimizzazione dei consumi, delle emissioni e della maggior sicurezza delle persone: • obbligo, dal 2012 del montaggio di Pneumatici a bassa resistenza al rotolamento (Low Rolling Resistance Tyres – LRRT) in grado di diminuire il consumo di carburante; • obbligo, dal 2012, dell’adozione di Sistemi di controllo della pressione dei pneumatici (Tyre Pressure Monitoring Systems – TPMS), che av- vertono il conducente se la pressione del pneumatico è significativamente inferiore a quella ottimale. Il tutto rientra nelle azioni virtuose da intraprendere quotidianamente per limitare i consumi energetici puntando sull’efficacia e l’efficienza dei sistemi (favorendo l’ambiente) e garantire la massima sicurezza degli utenti (favo- rendo la salute ed il contenimento delle spese mediche). Infatti, nell’economia generale del sistema-auto il pneumatico gioca un ruolo fondamentale e ridurne la resistenza al rotolamento e gli effetti di rumorosità è possibile, adottando mescole innovative. Non solo, mantenere una pressione ottimale nei pneumatici giova sia agli effetti dei consumi che di una miglior prestazione dei pneumatici stessi. Pneumatici sgonfi possono far aumentare il consumo di carburante anche del 4% e ridurre la vita media degli stessi del 45%. I pneumatici possono perdere tra il 3 e il 6% di pressione al mese, senza che questo possa essere avvertito dal conducente e, oltre a diminuire le prestazioni dell’auto in termini di consumo, sono un fattore rilevante di eventi incidentali. Una ricerca effettuata il Olanda ha evidenziato che il risparmio potenziale di carburante derivante dall’adozione di sistemi LRRT e TPMS sulle autovetture, è, rispettivamente, del 3% e del 2,5%. Questo significa che tali sistemi, qualora fossero adottati su autovetture di nuova concezione, con “rendimento” di 130g di CO2/Km, porterebbero ad una riduzione ulteriore di anidride carbonica stimata in 7g CO2/km. Un ottimo risultato se si pensa in termini globali all’oltre mezzo miliardo di autoveicoli che circolano sulla superficie del pianeta e che abbisognano di circa 1,1 miliardi di pneumatici nuovi all’anno! E mentre in Europa si fa attenzione – evidentemente – a tutti gli accorgi- menti per risparmiare e migliorare le prestazioni del proprio automezzo, che succede nella Penisola? Circa a metà luglio, alcuni autorevoli Quotidiani hanno dato spazio ai risulta- ti di un’indagine (la prima in Europa, in questo senso), parte di una più ampia campagna di sensibilizzazione all’uso responsabile del pneumatico, promossa dall’Automobil Club Italiano, Assogomma e Federpneus con la collaborazione della Polizia Stradale. Ebbene, dal censimento effettuato dalla Polizia su un campione di 10.000 veicoli, risulta che il 10% circola con gomme non idonee ai seguenti parametri: • conformità alla carta di circolazione; • omogeneità sugli assi; • grado e tipo di usura del battistrada; • eventuali danneggiamenti visibili ad occhio nudo. Se si rapporta il campione all’attuale parco circolante italiano, si evince che oltre 3 milioni di veicoli circolano con pneumatici fuori legge! Le maggiori problematiche riscontrate nel corso dei rilevamenti hanno riguardato una sottovalutata usura del battistrada (50%) che nel 18% dei casi è risultata essere causata da un prolungato stress da sotto gonfiaggio e/o da assetto/convergenza non ottimali. L’indagine non ha rivelato una rilevanza statistica del problema rispetto al sesso e all’età dei conducenti: purtroppo tutti i guidatori sembrano sistematicamente trascurare le proprie gomme. E a farne le spese non sono soltanto gli stessi proprietari dei mezzi, che evidentemente consumano di più, ma tutta la collettività che “paga” in termini di maggiori emissioni, maggiori consumi e minor sicurezza sulle strade.