MORTI BIANCHE IN ITALIA: UN PRIMATO SCOMODO
L’Italia è il Paese europeo con il numero maggiore di incidenti sul luogo di lavoro
Il triste fenomeno delle “morti bianche” continua inarrestabile il suo percorso di lutti e tragedie senza alcun accenno di diminuzione.
Dall’inizio dell’anno ad oggi (ndr: per chi legge, metà luglio) sono oltre 300 le persone che hanno perso la vita nel luogo di lavoro, mentre gli infortunati, a vario livello di gravità, si contano ad una cifra superiore alle 270.000 unità. Negli ultimi mesi, molti incidenti sul lavoro hanno fatto scalpore e creato tensioni e paure dal Nord al Sud d’Italia: basti pensare a ciò che è accaduto nel dicembre 2007 alla Thyssenkrupp di Torino dove 6 operai sono stati investiti da un incendio provocato dalla fuoriuscita di olio bollente e sono morti.
Altre croci nel cimitero dei morti sul lavoro a Molfetta (BA) dove 4 operai sono stati uccisi dalle esalazioni di acido solforico sprigionate da un’autocisterna che trasportava zolfo.
Alla FIAT di Melfi un uomo è morto schiacciato dal macchinario che stava pulendo mentre a Vignola (MO) un carpentiere è deceduto mentre lavorava alla costruzione di un solaio del nuovo centro polifunzionale in costruzione nel modenese. Poi, ancora morti a Venezia (un operaio è stato travolto nell’arsenale da alcune travi); Valenza (un uomo è stato travolto dai carrelli vuoti spinti da un trattorino elettrico condotto da un fuochista), Roma e Ravenna (un uomo è precipitato da un silos di stoccaggio, dopo un volo di 5 metri).
Sempre nel mese di maggio ancora un infortunio mortale sul lavoro, questa volta alla Marcegaglia di Casalmaggiore (CR) il gruppo di proprietà della famiglia del nuovo presidente di Confindustria . Un uomo è morto sul colpo dopo che è rimasto schiacciato da un pacco di tubi del peso di alcuni quintali che si è sganciato piombandogli addosso.
“Una tragedia che mi rende terribilmente triste”. Cosi il Presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, nel corso della conferenza stampa al termine dell’incontro Governo-parti sociali ha parlato dell’incidente mortale nello stabilimento del suo gruppo. “Alla famiglia va tutta la mia solidarietà – ha aggiunto – e riaffermo come imprenditrice e come presidente di Confindustria che l’impegno sulla sicurezza sarà fortissimo. E’ un gravissimo problema del Paese. Noi vogliamo avere un ruolo fortissimo”. Decisamente polemico Giorgio Cremaschi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile Salute e sicurezza: “la morte di Di Girolamo, è il segnale preciso che non c’è nulla da modificare rispetto alla legge 123/07, come invece chiede la nuova presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia. Semmai – aggiunge – quel che si deve fare è rafforzare la vigilanza e colpire con il massimo di rigore la violazione delle norme sulla sicurezza”.
L’ultima tragedia in ordine temporale, infine, è quella di Mineo (CT). Ancora una volta, come ogni giorno. Corpi senza vita nei cantieri, sopra le impalcature,nelle cisterne e nelle vasche di depurazione. Di lavoro si muore. E stavolta sono morti in sei. Tutti assieme, disperatamente, forse per un’intossicazione da esalazioni venefi che mentre pulivano una vasca di depurazione. I sei operai lavoravano in una struttura consortile a Mineo (CT). Davanti ai soccorritori una scena agghiacciante. “Sicuramente sono morti per esalazioni tossiche; alcuni li abbiamo trovati bocconi,altri pancia in aria. Irriconoscibili,con il volto coperto di melma e fango. Addosso non avevano tute e maschere di protezione – racconta Salvatore Spanò coordinatore delle operazioni di recupero dei cadaveri – I sei hanno tentato di salvarsi. Poi sono rimasti intrappolati dentro quella ‘camera della morte’. È probabile che uno di loro si sia sentito male e che gli altri abbiano cercato di aiutarlo, prima di rimanere a loro volta intossicati dalle esalazioni”.Per il Ministro del Welfare Sacconi è urgente la predisposizione di “un Piano nazionale di intensa collaborazione tra le parti sociali e le istituzioni per diffondere condizioni di sicurezza in tutti i luoghi di lavoro, attraverso i prioritari investimenti in prevenzione, formazione e informazione”.“Un piano straordinario per arginare il fenomeno delle morti bianche” .Lo Stato e le parti sociali devono reagire e ci incontreremo per varare un piano straordinario”, ha detto il ministro, precisando che il progetto conterrà anche un aumento dei controlli. Il Governo, attraverso il Ministro delle Giustizia Angelino Alfano, si appresta a varare un emendamento al pacchetto sicurezza per introdurre una corsia preferenziale ai processi per violazione delle norme per la sicurezza sui luoghi di lavoro.“Dobbiamo realizzare un’impresa tra Stato, Regioni e parti sociali per stabilire azioni concrete che servano a creare un ambiente sicuro. Le regole da sole non bastano”, ha concluso Sacconi.Quali sono le reali cause di tutto questo scempio?Le norme ci sono? Se la risposta è affermativa, allora il problema sta nella loro scarsa o nulla applicazione? Le responsabilità sono dei datori di lavoro che non fanno rispettare le regole o dei lavoratori che non si preoccupano né di esserne a conoscenza né di seguirle pedissequamente?E le strutture? Sono sicure e a norma? Queste sono le domande che tutti si pongono.Certamente le norme ci sono, su questo punto, crediamo che nessuno possa dire il contrario.Soltanto un paio di mesi fa, il 6 marzo 2008 con esattezza, il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di D. Lgs. in materia di Salute e Sicurezza sul lavoro che alla approvazione definitiva dovrebbe attuare la delega di cui alla Legge n. 123 dell’agosto 2007.Il D. Lgs. da lungo atteso dalle varie parti sociali, arriva proprio in un momento in cui la tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro sembra non essere più che uno slogan, almeno a giudicare dalle statistiche nazionali in merito ad incidenti ed infortuni, spesso molto gravi, che contribuiscono fortemente ad una immagine negativa del nostro Paese.Resta, infatti, all’Italia il primato europeo delle “morti bianche” che, seppure in calo rispetto agli anni scorsi, è infatti diminuito meno che nel resto dell’Europa.Secondo un rapporto dell’ANMIL (Associazione nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro), nel periodo che va dal 1995 al 2004 abbiamo registrato un calo pari al 25,4% mentre nella media europea la flessione è stata pari al 29,41%. La riduzione è stata ancora più accentuata in Germania,dove il numero di vittime si è quasi dimezzato (-48,3%) e in Spagna dove si è registrato un decremento del 33,64 per cento. Se si analizzano dati più recenti, si può notare che c’è stato un modesto calo degli infortuni nel 2007. La flessione rispetto al 2006 si attesta intorno all’1,5%. Secondo i dati Eurostat relativi al 2005, invece, nell’UE gli incidenti sul lavoro mortali arrivano ogni anno alla cifra di 5.700 unità, mentre per le stime dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro (OML) altre 159.500 persone perdono la vita a causa di malattie professionali. Combinando queste due cifre si arriva al dato agghiacciante di un morto ogni tre minuti e mezzo, che secondo Bruxelles potrebbe essere evitato con una sistematica valutazione del rischio sul posto di lavoro, soprattutto in settori ad alta incidenza come quello delle costruzioni, della sanità e dell’agricoltura. La bandiera nera va alla Lituania, con 133 vittime all’anno ogni centomila lavoratori, a fronte di una media europea di 86.
Il tasso italiano nel 2005 era di 52 vittime all’anno ogni 100 mila lavoratori, in leggero rialzo rispetto al 2004 (quando i dati davano 50), ma tendenzialmente in calo dal 1998, anno di riferimento della ricerca. Purtoppo, sono invece aumentati gli incidenti gravi.
Tale risultato, quindi, non è soddisfacente in quanto c’è una forte necessità di migliorare una spiacevole tendenza che sembra oggigiorno parte attiva della nostra quotidianità.
Il Testo Unico sulla Sicurezza, che nelle intenzioni del Legislatore, dovrebbe migliorare la tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro, prevede alcune novità, quali:
- ampliamento del campo di applica- zione delle disposizioni in materia di salute e sicurezza, con conseguente innalzamento dei livelli di tutela di tutti i prestatori di lavoro;
- rafforzamento delle prerogative delle rappresentanze in azienda, in par- ticolare di quelle dei rappresentanti dei lavoratori territoriali e la crea- zione di un rappresentante di sito produttivo, presente in realtà particolarmente complesse e pericolose (ad esempio, i Porti);
- rivisitazione e coordinamento delle attività di vigilanza, in un’ottica di ottimizzazione delle risorse, eliminazione delle sovrapposizioni e miglioramento dell’efficienza degli interventi;
- inserimento nei programmi scolastici e universitari della materia della salute e sicurezza sul lavoro;
- revisione del sistema delle sanzioni.
Al di là di tutte queste importanti considerazioni, è giusto essere pazienti ed aspettare che tutto ciò che ora è nero su bianco faccia il suo corso e si insinui con prepotenza e determinazione negli ambienti di lavoro, nei lavoratori, ma anche e soprattutto nei datori di lavoro, i quali, tramite le organizzazioni di categoria, sempre più fanno sentire le loro voci contrarie all’eventuale inasprimento delle pene comminate agli stessi qualora, in caso di incidente, ne venis- sero provate le gravi responsabilità. “L’Italia è una Repubblica democra- tica fondata sul lavoro”, recita l’art. 1 della nostra Costituzione e tutto ruota, o forse dovrebbe farlo, attorno a tale principio.
E da qui occorre ripartire, in modo da poter affermare, magari in un futuro non molto lontano, di possedere un nuovo primato: essere il Paese meno incidentato e con il minor numero di morti bianche in Europa.
Allora, forse, sì che l’Italia avrà raggiun- to un grande traguardo.