LA ROTTAMAZIONE RIDUCE L’INQUINAMENTO?
Uno studio di Legambiente sembra ribaltare ciò che si dà per scontato
La rottamazione in Italia è veramente bipartisan: sia il centrodestra che il centrosinistra hanno sempre previsto nelle loro Finanziarie incentivi per la rottamazione delle auto.
Mai a nessun politico, però, è venuto in mente di verificare, dati alla mano, se la rottamazione effettivamente ha delle ripercussioni positive sull’ambiente.
Il problema, invece, se lo è posto Legambiente la quale ha cercato quelle aziende automobilistiche che, come la Volkwagen, hanno realizzato questo tipo di indagine, mettendo a disposizione per alcuni loro modelli l’inventario delle emissioni del ciclo di vita dell’automobile (Life Cycle Assessment).
Per constatare se la rottamazione porta dei vantaggi all’ambiente, si può partire dall’analisi delle emissioni di CO2 prodotte da un automezzo nell’arco dell’intero ciclo di vita (produzione, uso, approvvigionamento petrolifero, smaltimento). Lo studio di Legambiente esamina due potenziali opzioni di un automobilista medio che percorrendo 15.000 km in un anno sceglie di sostituire l’auto ogni 10 o 15 anni, in un arco di tempo di 30 anni.
Nel primo caso l’automobilista tipo avrà acquistato 3 auto, di volta in volta sempre più efficienti e meno inquinanti rispetto alla precedente, percorrendo la distanza di 450.000 km.
Nel secondo caso, cambia auto una sola volta, ma i km percorsi rimangono gli stessi. I calcoli finali risultano totalmente in contro tendenza rispetto a quanto sostenuto dai vari Governi e dalle case automobilistiche, entrambi convinti che l’uso diffuso della rottamazione determini complessivamente un minor rilascio di CO2 da parte delle automobili. Infatti, pur essendo i nuovi modelli più ecosostenibili rispetto ai vecchi, però, nel breve-medio periodo la minore produzione di emissioni per km percorso non compensa la quantità di energia e quindi di ulteriori emissioni necessarie a fabbricare la vettura, nonostante questa valutazione sia stata fatta su una berlina a diesel, tra le più ecologiche del suo tipo, mentre l’auto di partenza non presentava particolari doti ecologiche.
Dai calcoli risulta che, nell’arco di 30 anni, il primo proprietario avrà emesso 88,31 tonnellate di gas serra, mentre il secondo proprietario, che ha sostituito una sola volta l’auto, avrà emesso 86,66 tonnellate di CO2.
Legambiente promuove, invece, la rottamazione senza ricambio che prevede un bonus per chi rottama il proprio mezzo senza sostituirlo e aderisce al servizio di car-sharing, prevista dal Decreto Milleproroghe del passato Governo Prodi.
Lo stesso ex Ministro Bersani ha sostenuto “che questa rottamazione rafforza gli obiettivi ambientali se il provvedimento non avesse incluso anche il contributo di 700 Euro per l’acquisto di una nuova vettura”. Senza peraltro fare analisi dettagliate, il fatto che la rottamazione non abbia influito sulla qualità dell’ambiente lo dimostrano i dati annuali sull’inquinamento atmosferico delle città italiane che hanno avuto un andamento simile sia dove il ricambio auto è stato copioso, sia dove questo non è avvenuto.
All’inizio gli incentivi alla rottamazione hanno dato risultati positivi, ma solo per alcuni inquinanti: gli ossidi di azoto e il monossido di carbonio. Mentre per le polveri sottili non sono stati riscontrati risultati considerevoli.
La soluzione sarebbe quella di ridurre il parco auto e di conseguenza la densità automobilistica sulle strade, obiettivo che in Italia sarà molto difficile da raggiungere, dal momento che è il terzo Paese al mondo, dopo USA e Lussemburgo, per numero di mezzi privati per abitante (60 auto ogni 100 abitanti).