ACQUE DI PRIMA PIOGGIA: UN PROBLEMA FACILMENTE RISOLVIBILE

Dalla trentennale esperienza della Società di S. Biagio di Osimo (AN), le migliori soluzioni per piazzali ed aree attrezzate per la demolizione

Il problema del trattamento e della depurazione delle acque di prima pioggia, così come imposto dalle leggi sulla tutela delle acque dall’inquinamento non riguarda solo la produzione industriale o le grandi aree attrezzate di uso civile. Anche il settore dell’autodemolizione deve fare i conti con questa problematica, nel rispetto delle regole e in vista di un mercato sempre più globale dove anche l’attenzione al miglior servizio e alla tutela dell’ambiente fanno la differenza.

In oltre trent’anni di esperienza nel settore del trattamento delle acque reflue civili e industriali, acque primarie e acque di processo, Gramaglia, Società in S. Biagio di Osimo (AN), si è guadagnata una stima di tutto rispetto grazie alla professionalità, all’efficienza e alla capacità di continua innovazione nello studiare e proporre le migliori soluzioni tecniche ed economiche calibrate sulla specificità di ogni cliente. Per saperne di più ed offrire ai lettori un ulteriore spunto di riflessione, siamo andati a intervistare il dott. Francesco Capoccia, titolare di Gramaglia. Dott. Capoccia quali sono le soluzioni migliori che Gramaglia può offrire al settore dell’autodemolizione? Intanto premetto che nei primi anni di vita, la Società di cui sono titolare si rivolgeva principalmente proprio ad autofficine e autolavaggi di piccole, medie e grandi dimensioni le cui problematiche erano quelle relative al lavaggio e alla fuoriuscita di liquidi all’atto dello smontaggio e della manutenzione dei veicoli. Quello relativo al trattamento e alla depurazione delle acque di prima pioggia è un problema che interessa molto da vicino i piazzali e le grandi aree attrezzate proprie degli esercizi di autodemolizione. Residui di gomme, polvere, residui e fuoriuscita di reflui (carburante, oli e glicole) derivanti dai processi di smontaggio e demolizione (ancorché in presenza di accorgimenti volti alla minor dispersione sul piazzale), possono venire dilavati dall’acqua piovana, infiltrandosi nel terreno ed inquinandolo. Accanto ad una appropriata impermeabilizzazio- ne della superficie esposta occorre un’adeguata canalizzazione delle acque inquinate da coinvogliarsi in un’apposita vasca dove avviene il prelievo per il trattamento. Come si realizza un buon impianto di trattamento delle acque di prima pioggia? Si procede prima con il calcolo della superficie interessata in relazione ai millimetri di pioggia iniziale e quindi alla realizzazione dell’impianto dove avverrà il trattamento successivo. Le acque afferenti all’impianto sono generalmente cariche di inquinanti di tipo chimico, pertanto andranno trattate attraverso processo di “demolizione” chimico-fisica, decantazione e successiva filtrazione finale. Qual è il tipo di impianto che garantisce la prestazione più consona all’esercizio di autodemolizione? Sicuramente l’impianto che utilizza processi chimico-fisici, tra l’altro il tipo di impianti che strategicamente abbiamo realizzato e proposto per anni ai nostri clienti. Questo per- ché sono in grado di dare una risposta immediata: l’acqua appena arrivata viene trattata chimicamente e fatta decantare; successivamente si procede alla filtrazione tramite quarzite e carbone per ottenere, infine, un’acqua tale da essere immessa nella pubblica fognatura o qualora questa non esistesse, con un processo ulteriore di affinamento, si potrebbe scaricare direttamente nei fossi o nei fiumi, nel pieno rispetto delle tabelle più restrittive che impone la legge, o meglio riutilizzata per i lavaggi. Questi impianti hanno il vantaggio di essere a ciclo continuo e possono essere utilizzati nell’intero arco delle 24 ore. Gramaglia è in grado di offrire impianti di portata variabile dai 250 ai 500, 750, 1.500, 3.000 e più m3/h, a seconda delle esigenze dell’azienda. Qual è l’entità di un investimento di questo tipo per un impianto medio di autodemolizione? Penso che ci si dovrebbe indirizzare verso un impianto in grado di trattare dai 750 ai 1.500 m3/h e, pertanto, agli standard attuali la cifra da improntare andrebbe dai 15 ai 18.000.000 Euro, con un costo di manutenzione quasi trascurabile (due, tre ore a settimana per l’operatore, più l’acquisto dei materiali chimici per i quali si parla di quantità in grammi). Si tenga conto, poi che un impianto regolarmente mantenuto ha una vita media di circa vent’anni. Un’ultima cosa. Siete in grado di offrire al Cliente la progettazione mirata alle esigenze specifiche, la messa in opera e la successiva manutenzione nel tempo? Assolutamente sì. Questo e il nostro core business: andare a comprendere quali sono i problemi da risolvere e offrire poi le migliori soluzioni attraverso impianti adeguatamente dimensionati e funzionali tali da rendere fruttuoso l’investi- mento e, perché no, dare una mano all’ambiente!.


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