I VEICOLI FUORI USO NEL RAPPORTO RIFIUTI 2006

Nel Rapporto Rifiuti 2006, presentato il 13 febbraio, l’APAT (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici) ha inserito un’Appendice dove sono presentati i dati relativi alla gestione dei veicoli fuori uso. La principale fonte dei dati è rappresentata dalla dichiarazione MUD, che con il D.P.C.M. 22 dicembre 2004, è stata integrata con una Sezione dedicata ai veicoli fuori uso. Al fine di superare le criticità riscontrate nel monitoraggio del flusso dei rifiuti derivanti dalla demolizione dei veicoli a fine vita, il nuovo modello prevede la compilazione di specifiche schede identificative dell’attività svolta dai soggetti coinvolti nel ciclo di gestione: – Sezione autodemolitore (scheda AUT); – Sezione rottamatore (scheda ROT); – Sezione frantumatore (scheda FRA).

L’APAT ha riscontrato che, essendo stata introdotta per la prima volta nella dichiarazione 2004, la nuova Sezione ha comportato per gli operatori del settore una serie di difficoltà interpretative che si sono tradotte in difficoltà operative per l’APAT stessa, che ha dovuto analizzare e confrontare i dati all’interno del sistema Catasto Rifiuti con alcune Agenzie Regionali. Per fornire utili informazioni agli operatori, vengono riportati gli errori che, secondo l’APAT, vengono commessi più frequentemente. Gli errori più comuni sono riconducibili ad errate interpretazioni del soggetto dichiarante relativamente ad alcune voci inserite nelle schede. In molti casi, sia per i veicoli che per le componenti, sono stati indicati due diversi tipi di operazioni di gestione una delle quali è risultata essere sempre R13. Sotto questa voce, correttamente, andavano dichiarati tutti i rifiuti che sono stati stoccati temporaneamente e poi sottoposti ad operazioni di recupero; frequentemente, invece, è stata assimilata alla giacenza da intendersi, invece, come il quantitativo totale di quel rifiuto che rimane a fine anno, nell’impianto senza essere stato sottoposto ad alcuna operazione di trattamento. In altri casi, invece, pur essendo state correttamente compilate le parti relative alle operazioni di gestione e al deposito temporaneo (R13 o D15), non è stata indicata la giacenza al 31/12; in tal caso non vi è corrispondenza fra il rifiuto dichiarato in entrata all’impianto e quello effettivamente trattato, per cui la bonifica effettuata ha comportato l’inserimento, nel campo relativo alla giacenza, del relativo valore, calcolato per differenza fra il totale gestito dall’impianto e quello trattato. Un numero considerevole di soggetti, inoltre, ha compilato unicamente il modulo relativo ai rifiuti ricevuti da terzi, prodotti nell’unità locale e destinati a terzi senza predisporre il modulo relativo alla gestione. Tale pratica, diffusamente riscontrata anche negli anni precedenti, è stata giustificata dagli operatori stessi come una necessità, dovuta alla non corrispondenza della loro attività con le operazioni di recupero/ smaltimento individuate dagli allegati B e C alla parte IV del D.Lgs. 152/2006. Va in aggiunta rilevato, che una quota consistente di soggetti, rientranti nel campo di applicazione del D.Lgs. 209/2003, hanno continuato a compilare la dichiarazione MUD “generica” ignorando, di fatto, le nuove disposizioni imposte dal D.P.C.M. 22 dicembre 2004. A quanto detto va poi sommato che continuano a valere le considerazioni effettuate nelle precedenti edizioni del Rapporto, in merito alla difformità con la quale vengono concesse le autorizzazioni dai diversi Enti locali, in particolare per quanto riguarda le operazioni di gestione che vengono individuate nei provvedimenti in relazione alle attività di messa in sicurezza e demolizione dei veicoli. Diffusamente, infatti, accade che alla medesima tipologia di trattamento venga associata un’operazione di recupero/ smaltimento diversa a seconda dell’Ente e del luogo in cui viene rilasciata l’autorizzazione. Questo ha comportato la medesima disuniformità anche nelle dichiarazioni MUD che, per ovvi motivi, sono state compilate dai soggetti dichiaranti rispettando le prescrizioni indicate nei provvedimenti autorizzativi. L’analisi dei dati, elaborati e bonificati, permette di rilevare che nel 2004, sono operativi 1.422 impianti autorizzati ad effettuare la messa in sicurezza dei veicoli fuori uso, 140 in meno rispetto a quelli censiti nel 2003. Tale differenza consistente è dovuta, principalmente, al fatto che, negli anni precedenti, non era stato possibile effettuare una suddivisione completamente corretta degli impianti in base alla specifica attività effettuata (demolizione, rottamazione, frantumazione). Del totale degli impianti operativi, 677 sono situati al Nord (pari al 48% del totale), 284 al Centro (20%), 461 al Sud (32%). In totale, negli impianti censiti, sono state trattate oltre 1,1 milioni di tonnellate di veicoli, circa 64 mila tonnellate in meno rispetto al 2003. Il dato risulta coerente con l’andamento registrato nelle radiazioni dal PRA fornite dall’ACI. La ripartizione per macroarea geografica dei quantitativi di veicoli trattati nel biennio 2002-2003 evidenzia che le riduzioni maggiori si sono registrate al Sud (-44 mila tonnellate) ed al nord (-25 mila tonnellate) del Paese, coerentemente con quanto registrato per le cancellazioni dal PRA. Il Nord, con circa 600 mila tonnellate, tratta più della metà (53%) del totale dei veicoli che vengono avviati ad impianti di autodemolizione, mentre la restante quota appare equamente distribuita al Centro (21%) ed al Sud (27%). Riguardo agli impianti di frantumazione, che rappresentano l’ultimo anello della filiera di gestione e che operano la riduzione in frammenti della carcassa in un mulino e il successivo recupero dei metalli ferrosi per via magnetica, il sistema appare non diffuso in maniera capillare sul territorio, ma maggiormente concentrato in alcuni contesti territoriali in vicinanza degli impianti di recupero del rottame ferroso e nelle zone in cui il tessuto industriale è più strutturato. Il rifiuto prodotto da questi impianti, denominato fluff, è costituito dal residuo non metallico contenente plastiche, imbottiture, gomma, vetro, tessuti, vernici ed adesivi, materiali isolanti e guarnizioni e rappresenta uno tra i maggiori problemi dell’intera filiera. Gli impianti di frantumazione operativi in Italia sono 26 sia nel 2002 che nel 2003 per la maggior parte localizzati nel nord del Paese. Il quantitativo di rifiuti in ingresso a tali impianti ammonta a circa 2 milioni di tonnellate di cui circa il 64% è costituito da rottami provenienti dalla messa in sicurezza dei veicoli. Solo 3 impianti di quelli operativi, infatti, non ricevono rottami derivanti dai veicoli fuori uso (Boario Terme, Travagliato e Caivano). Nel 2004 la quantità di residuo di frantumazione in uscita dagli impianti ammonta a circa 571 mila tonnellate; tale rifiuto deriva sia dalla frantumazione di veicoli che da altri rottami, compresi i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. A tal riguardo, va sottolineato che per le caratteristiche tecnologiche di questa particolare tipologia di impianti, non è possibile calcolare in maniera distinta la quota proveniente dai diversi flussi di rifiuti; tale distinzione può essere effettuata esclusivamente attraverso stime basate sulla conoscenza dei rifiuti in input all’impianto.

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