A ECOMONDO un allarme dagli Autodemolitori
Intervista ad Alfonso Gifuni, Vicepresidente ADA
Dott. Gifuni, quali sono state le motivazioni che hanno indotto l’ADA a partecipare ad ECOMONDO 2005, la Fiera del Riciclo e del Riutilizzo? ECOMONDO è l’appuntamento più importante nel settore della gestione e dei rifiuti sia dal punto di vista delle nuove tecnologie che vengono promosse all’interno della Fiera, sia per quanto attiene la voglia di chiunque opera nel settore a manifestare il suo punto di vista e la sua esperienza. Noi dell’ADA avevamo quest’anno una ragione in più per partecipare, anche se eravamo stati già presenti nelle edizioni precedenti, vivendo una fase delicata dal punto di vista associativo, come altrettanto incerto è la condizione dell’intero settore per via del Protocollo di intesa, presentato ufficialmente alla manifestazione, che i Produttori di auto vorrebbero imporci e che tentiamo di bloccare per inserire clausole meno vessatorie. Proprio a Rimini, infatti, abbiamo organizzato ed esposto il nostro punto di vista relativamente al Protocollo di intesa proposto dai produttori di auto. Tra l’altro ECOMONDO è stata occasione per presentare agli operatori del settore il nuovo strumento di comuni- cazione: il “Notiziario Autodemolitori”.
Come è stata accolta questa iniziativa? In effetti all’edizione 2005 ci siamo organizzati meglio in me- rito alla capacità di comunicare sia col nostro mondo sia con l’opinione pubblica in generale. Il momento che ci ha offerto l’opportunità di far conoscere l’importante ruolo che gli autodemolitori assolvono è stato quando, durante la Conferenza stampa, abbiamo potuto contrapporre le nostre problematiche rispetto alle istanze dei produttori. Aver presentato poi la rivista ha costituito motivo di soddisfazione perché l’ADA ha dato di sé un’immagine di grande vivacità e professionalità. Fra i tanti convegni e momenti istituzionali previsti nel programma ufficiale, l’ADA è stata protagonista di un movimentato “fuori programma”. Può raccontarci che cosa è successo? Intanto non parlerei proprio di “fuori programma”, dal mo- mento che, come Associazione, ci eravamo premuniti di organizzarlo ed annunciarlo già da qualche giorno. In sostanza, mentre lo scorso anno avevamo organizzato un bellissimo e assai partecipato Convegno che vantava la presenza dell’ex Ministro dell’Ambiente, Edo Ronchi, dell’On. Paolo Russo, Presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, di tutti i produttori ed operatori interessati alla filiera del sistema di fine vita del veicolo; quest’anno abbiamo avuto la necessità di pubblicizzare il nostro disaccordo per la stesura e la firma del protocollo d’intesa fra i produttori e un “gruppo” di autodemolitori. A nostro avviso il Protocollo è stato siglato a condizioni tali che presuppongono un sistema che non potrà funzionare. Il costo zero del fine vita del veicolo, previsto da quel protocollo di intesa, senza nessuna opportunità di fare riferimento a quanto dettato dalla specifica normativa europea, la 2000/53, da cui discende il D. Lgs. 209/2003 che ne ha trasposto i contenuti in Italia, in modo imperfetto, come evidenziato dalla stessa Commissione Europea con il provvedimento del 14 dicembre 2004, ha di fatto reso impossibile che anche noi dell’ADA fossimo attori di quel protocollo. Da una no- stra analisi, risulta che l’assunzione dell’intera responsabilità del veicolo a fine vita a costo zero rispetto a condizioni di mercato e di gestione ben più gravose che di qui a poco saremo obbligati ad assumere, è impossibile, tecnicamente ed economicamente. Da circa due anni stiamo tentando di farlo intendere anche ai produttori, i quali, paradossalmente, ci danno ragione come risulta per iscritto in risposta a nostri rilievi, ma poi questa condivisione non viene recepita nel protocollo che è stato predisposto. Questo è il motivo per cui, pur con grande dispiacere dal momento che abbiamo tutto l’interesse a raggiungere un’intesa con i produttori, siamo stati costretti ad enfatizzare la nostra divergente posizione. Accettare le condizioni previste dal protocollo avrebbe determinato una situazione insostenibile per i soci perché sappiamo bene che le condizioni di mercato non consentono di assumere per intero la responsabilità economica del fine vita del veicolo, peraltro non prevista dalla legge. Dott. Gifuni, non teme che questa ingerenza di meri interessi economici e speculativi possa compromettere il faticoso cammino che l’Associazione ha compiuto negli anni per cambiare i comportamenti dei propri Soci ed adeguarli alle esigenze di rispetto delle regole sopranazionali? Io spero che non sia così, perché se dal carteggio che abbiamo inviato alle autorità competenti dovesse emergere uno scenario di questo tipo, gli effetti sarebbero disastrosi. Mi auguro che si tratti di un’imperfetta interpretazione della vicenda e che i Produttori nazionali ed esteri siano più ragionevoli di fronte alle nostre legittime richieste, affinché si firmi al più presto un Protocollo a condizioni eque e realmente applicabili. Credo che la Commissione Europea e i Tribunali italiani renderanno vano, perché illegittimo, il provvedimento; se così non fosse, le condizioni previste dall’attuale Protocollo porteranno alla chiusura di alcune aziende, le cui attività di- venteranno economicamente insostenibili, oppure a spingere gli autodemolitori a trattare i rifiuti del veicolo a fine vita in maniera illecita.